Il giocatore invisibile

Scritto il 14/09/2021
da Stefano Ferrio


 Una foto, una storia 


Dagli archivi dell’Associazione Calciatori riaffiora stavolta un primo piano del candidato al Pallone d’Oro Jorginho

 


Il perno della Nazionale
Molti che amano il calcio come disegno architettonico o partitura musicale, avrebbero già assegnato da tempo il Pallone d’Oro a Jorge Luiz Frello Filho, nome d’arte Jorginho, nato a Imbituba – stato brasiliano di Santa Catarina – il 20 dicembre 1991, naturalizzato italiano a causa di trisavoli originari di Lusiana, paesino montano in provincia di Vicenza. Fresco campione d’Europa, centrocampista del Chelsea, club londinese con la cui divisa ha vinto la Champions League, Jorginho ha precedentemente giocato nel Verona e nel Napoli, ed è diventato uno dei pochi titolari inamovibili dell’Italia di Mancini.



Semplicemente “Jorge”
La ragione per cui il Pallone d’Oro dovrebbe campeggiare da un paio d’anni nella bacheca del brasiliano in maglia azzurra si manifesta compiutamente in quest’immagine dove “Jorge”, come lo chiamano molto semplicemente gli intimi, appare non solo nel pieno di un’azione di gioco da lui stesso dettata, ma anche calato in una solitudine che ha del misterioso, considerando il campo aperto dell’inquadratura, dove alle sue spalle appena si intravede, sullo sfondo, l’ombra sbiancata di un compagno, quasi fosse un fantasma.
Non a caso, la maglia indossata è proprio quella della Nazionale, nella quale il ct Roberto Mancini assegna a Jorginho la funzione, unica e insostituibile, del Giocatore Invisibile, del regista che, operando prevalentemente fra la linea della tre quarti difensiva e quella della trequarti offensiva, ha il compito di far “scorrere” il gioco attraverso l’arte della posizione.
 



Come Overath e Ardiles
Perché per calciatori rarissimi e preziosi come Jorge, della stessa schiatta di un Wolfgang Overath e di un Osvaldo Ardiles, perni di centrocampo nella Germania Ovest e nell’Argentina campioni del mondo negli anni ‘70, toccare il pallone ha senso solo in tempi rapidi e funzionali al realizzarsi di un’azione, dettando sia il passaggio da ricevere che quello da effettuare. Con l’attitudine di lasciare volentieri ad altri la ribalta del gol, dell’assist decisivo, della fuga sulla fascia, sapendo che con la visibilità dei compagni cresce la propria, decisiva e inafferrabile, invisibilità.