Archimede Morleo, la partita che non dimentico

Scritto il 05/10/2021
da Pino Lazzaro


“Te ne dico due, entrambe finali playoff, entrambe finite bene, due promozioni. Una dalla C alla B, l’altra dalla B alla A. La prima giocavo col Crotone, stagione 08/09, in casa avevamo pareggiato, dovevamo così andare a Benevento, come si poteva pensare di vincere lì da loro? Specialmente la gente di Crotone pareva senza speranze, noi invece sapevamo che non era ancora del tutto finita. Una partita quella che nemmeno dovevo giocare poi, una caviglia a pezzi, sino al venerdì ero fuori ma poi ce l’ho fatta a recuperare anche se poi in partita dopo appena 10’ già zoppicavo. C’erano ventimila persone quel giorno, un clima incredibile e forse sono stati tutti quei fischi all’inizio che ci hanno ancor più caricato: abbiamo fatto l’impresa, abbiamo vinto. Ricordo l’arrivo di notte a Crotone, la sorpresa di trovare migliaia di persone ad aspettarci… che soddisfazione”.

E la seconda?
Col Bologna, contro il Pescara, due volte 1 a 1, noi così promossi in A. Sino a dicembre avevo giocato sempre, capitano; poi mi sono fatto male, fuori tre mesi e c’è stata lì nel mio ruolo l’esplosione di Masina. Insomma, tre mesi senza toccare praticamente campo, pochi minuti qui e là e invece, nel momento determinante, parto da titolare, sia all’andata che al ritorno”.

 



Una diapositiva? Un sonoro?
“Ricordo lo stadio quella sera lì a Bologna, mai così pieno, saranno stati 35.000 e come si percepiva l’ansia, l’attesa. M’è rimasto dentro il silenzio che all’inizio comunque c’era, come se pure lo stadio fosse concentrato e sospeso e ricordo sempre l’urlo, il boato, quando s’è cominciato”.

1 a 1
“Fatto gol noi, loro che pareggiano e verso la fine sempre loro prendono una traversa, mi pare sia stato Melchiorri, quella traversa d’oro, quella porta benedetta. Pensa che tra le varie preoccupazioni che avevo, dopo essere stato fermo così tanto, c’era pure che dovevo marcare il più forte di loro, Politano, una scheggia”.

E dopo?
“Invasione di campo, tutti felici e contenti anche se per me le vere emozioni le hai e le vivi in quello che fai, passo passo. Vinci, gioisci e stop ma è tutto il resto, come ci sei arrivato, a contare di più”.

 


E adesso?
“Sto seguendo il corso di Coverciano, lezioni online. Sto cercando di imparare e di vedere com’è. Allenare non è solo teoria, bisogna saper trasmettere, ma ancor prima mi deve piacere, devo insomma innamorarmi e davvero non so, da quando ho smesso mi sono un po’ staccato dal calcio, anzi, parecchio. Si vedrà”.



Di Mesagne, provincia di Brindisi, classe 1983, detto Archi o Morle o anche McMorle per quel suo modo di giocare, le sue scivolate, insomma un po’ all’inglese, gran piede mancino, ha giocato via via con Carrarese, Sora, Cisco Roma, Catanzaro, Crotone, Bologna con 107 presenze in A, Bari e Casarano. Ora ha smesso e forse farà l’allenatore, forse.