Lo strano football dei Cosmos

Scritto il 23/04/2022
da Stefano Ferrio


 Una foto, una storia 


Lo straordinario archivio dell’Associazione Calciatori ci regala stavolta un Giorgio Chinaglia con la maglia della squadra di New York che ha portato il calcio negli States

 


Il calcio “indoor”
C’erano una volta i New York Cosmos, che negli anni ‘70 dello scorso secolo dominarono il nascente, e molto vacanziero, calcio americano. Era un “football made in Usa” che, in mancanza di arene all’aperto, si praticava anche “indoor”, dentro palasport spesso animati dal rituale squisitamente yankee degli “shootout”; questi ultimi venivano utilizzati al posto dei rigori in caso di parità, e consistevano in cinque secondi concessi al giocatore per avanzare palla al piede verso il portiere avversario, provando a fargli gol.

Superstar al tramonto
Potentemente irrorati dai dollari dei fratelli Ahmet e Nesuhi Ertegun, gli stessi della blasonata casa discografica Atlantic Records, fra il 1972 e il 1982 i Cosmos vincono cinque campionati di questa avventurosa “Nasl”, antenata dell’attuale Major League Soccer (MLS) e, soprattutto, riversano nello show business americano un corposo stock di superstar europee e sudamericane giunte al tramonto della carriera: i brasiliani Pelè e Carlos Alberto, il tedesco Franz Beckenbauer, l’olandese Johan Neeskens, il belga Frans Van der Elst, il serbo Vladislav Bogicevic.



Ruggini ed eccessi
C’è anche un famoso calciatore italiano, fra quei Cosmos delle origini: Giorgio Chinaglia, toscano di Carrara, nato nel 1947 e scomparso nel 2012. Centravanti gladiatorio, e a volte ingombrante, Chinaglia sprigiona forza e carisma sufficienti per trascinare la Lazio allenata da Tommaso Maestrelli alla conquista del primo scudetto della sua storia, nel 1974, seminando lungo la propria scia ruggini ed eccessi che, appena due anni dopo, lo consigliano a emigrare negli Stati Uniti, con relativo addio anche alla maglia azzurra della Nazionale.

Long John
In questa istantanea, tratta dal dotatissimo archivio fotografico dell’Associazione Calciatori, “Long John”, come l’attaccante viene soprannominato dai tifosi, compare seduto in prima fila, quarto da sinistra con la sua maglia numero 9. Il fatto che lo troviamo accomodato fra un certo Engin Cinar, qualsiasi attaccante turco con trascorsi al Trabonzspor, e un fuoriclasse di sempre come Carlos Alberto Torres, in arte Carlos Alberto, trascinante terzino sinistro del Brasile campione del mondo a Mexico ‘70, a sua volta scomparso nel 2016, dice molto a proposito della filosofia imperante in quel pionieristico calcio americano. Dove, in mancanza di vivai interni, ancora lungi da venire in un Paese storicamente dedito ad altri sport di squadra, come il basket e il baseball, tutto si regge sugli ingaggi di giocatori stranieri, utilizzati per richiamare nelle arene le popolose comunità dei loro connazionali.



L’importante è esagerare
I Cosmos provano a farlo anche nel campionato indoor 1981 – ‘82, a cui si riferisce quest’immagine, pur dovendo affrontare traversie finanziarie che, rispetto al passato, impediscono di reperire nel mercato stagionati talenti con i quali sostituire quelli andati in pensione.
Generoso e travolgente, Giorgio Chinaglia non si risparmia nemmeno in quell’occasione, andando a segno per ben 35 volte nelle 18 partite di regular season disputate. È un rendimento personale che non permette ai Cosmos di qualificarsi ai play off, ma tant’è, vincere o perdere si rivelano verbi puramente accessori nella carriera di Long John, tutta dedicata alla missione di “esagerare”, in campo e fuori.