La prima panchina di Totò

Scritto il 30/04/2022
da Stefano Ferrio


 Una foto, una storia 


Dall'arcivio fotografico AIC, l'immagine del debutto da allenatore del goleador dell’Udinese

 


Mister Di Natale
Non è una partita come un’altra quella che, il 18 aprile 2021, segna il debutto da allenatore di Antonio Di Natale, in arte Totò, nato a Napoli il 13 ottobre 1977. Anzi, nell’occasione, all’ex bomber e uomo-bandiera dell’Udinese, tocca la missione di guidare la Carrarese in un insidioso derby casalingo contro la Lucchese, valido per il campionato italiano di Serie C, girone B.
Le premesse sono tutt’altro che esaltanti, perché quella Carrarese scende in campo reduce da cinque sconfitte consecutive. L’ultimo di questi ko è stato seguito dalle dimissioni di mister Silvio Baldini, non certo clamorose considerando come un crollo così brutale abbia portato la squadra a cabotare attorno al quartultimo posto della classifica.

Bomber di razza
Perdere contro la Lucchese, che annaspa ancora più in basso, significherebbe quindi una condanna quasi certa a dover disputare i play out per non retrocedere fra i dilettanti della Serie D. Da qui la grande curiosità suscitata dal vedere quanto si travasa in panchina del talento di un attaccante-fantasista come Totò Di Natale, sesto bomber di ogni tempo in Serie A, dove firma 209 gol, 191 dei quali con la maglia dell’Udinese. A ciò si aggiungano le due affermazioni ottenute come capocannoniere della massima serie italiana, oltre al titolo di vicecampione d’Europa conquistato giocando nella Nazionale che nel 2012 cede in finale solo alla Spagna. In bianconero come in azzurro, il talento è sempre quello di un attaccante completo, capace di colpire in mischia ma anche in contropiede, predisposto al tiro da fuori e mai insensibile all’opportunità di firmare una partita con una rovesciata, un colpo di tacco, o magari un assist bruciante al compagno più smarcato.



Sapienza e umanità
In realtà, le attese di quella domenica non vengono deluse, in quanto la Carrarese di mister Di Natale si impone con un netto 3-1 sulla Lucchese, conquistando sul campo una salvezza anticipata grazie a cui scansare l’incubo di un play out da dentro o fuori. È un epilogo che trova preparati i tifosi, ma anche gli addetti ai lavori, tutti empaticamente ispirati dalle qualità per cui Totò è noto: sapienza tecnica di alta scuola, sì, ma anche corpose dosi di umanità e senso pratico, oltre a quel distacco naturale che, durante la carriera da giocatore, a suo tempo sbocciato nell’Empoli, lo porta a rifiutare un’offerta di ingaggio da parte della Juventus.

Senza fretta
Succede così che nel successivo campionato di C, quello in corso, il nostro Antonio sia confermato alla guida della Carrarese, che a tre quarti di campionato riesce a portare ai confini della zona play off puntando sui giovani, adattando gli schemi agli spiacevoli imprevisti dettati dal Covid, sfoggiando un senso della misura mai disgiunto dalle migliori ambizioni. A chi gli chiede se sogna i grandi palcoscenici frequentati da calciatore, quando trascinava la sua Udinese perfino in Champions League, Totò risponde che non ha fretta, sapendo quanto importante è per il momento essere il miglior mister possibile di una Carrarese candidata ai miracoli. Gli stessi che sapeva fare da bomber dello stadio Friuli.