La partita che non dimentico, Ciro De Franco (AZ Picerno)

Scritto il 04/05/2022
da Pino Lazzaro


Classe ’88, napoletano, ha giocato via via con Catanzaro (B), Scafatese (D), ancora Catanzaro (C2), Nocerina (C1-B-C1), Cuneo (C1), Matera (D-C), Monopoli (C) e Cavese (C).

 


“Quella che non posso dimenticare è la partita che abbiamo giocato con la Nocerina a Foggia, l’anno della promozione. Lì c’era Zeman allenatore e mi ricordo ancora che era giusto il 23 aprile (del 2011; ndr), loro davanti avevano Sau, Farias, Insigne, si vedeva subito che avevano le qualità per arrivare in alto. A noi bastava il pari per vincere il campionato, per loro valeva per i playoff e ricordo l’aggressione che subimmo fuori dello stadio, chissà perché, forse perché venivamo dalla Campania, mah”.

Un sasso decisivo
“A pochi metri dall’ingresso allo stadio, arrivò sto sasso che frantumò il vetro posteriore del pullman, nessuno si fece male ma credo sia stato proprio quel sasso a darci come una scossa, il tenerci pronti quel giorno a giocare in sostanza contro una città intera. Vincemmo noi, 1 a 0: calcio d’angolo, pallone lì in mezzo e Pomante che la mette dentro. Stadio stracolmo, non so quanti quel giorno arrivarono da Nocera e poi la festa al ritorno, vedere degli anziani lì con le lacrime agli occhi, più di trent’anni che la Nocerina non saliva in B”.


Diapositiva
“In quel gruppo ero tra i più giovani, nemmeno mi aspettavo di poter giocare così tanto, l’allenatore era Auteri, lui mi fece sentire invece praticamente inamovibile ed è soprattutto quell’abbraccio tra tutti noi compagni a fine partita, l’immagine indimenticabile”.

Sempre al sud
“Sì, tranne giusto 5 mesi a Cuneo, ho sempre giocato al sud, senza che ci sia stata alcuna scelta da parte mia. Venivo da un infortunio al ginocchio, la Nocerina m’aveva fatto capire che avrei cambiato aria, io ci sarei anche rimasto e la proposta del Cuneo è arrivata proprio nelle ultime ore del mercato. Mi sono trovato bene ed è stato un bel salto quello, campionato più tranquillo e con meno pressioni, io abituato a migliaia e migliaia di spettatori, lì saranno stati un centinaio o due. Non avrei avuto insomma problemi a muovermi, così è andata, forse dipende da dove uno gioca, è normale che il tuo nome gira di più nel girone dove giochi”.



Fare di più?
“Sì, credo di sì. Qualche scelta sbagliata all’epoca e devo pure dire che da giovane, quando mi lasciavano fuori, tendevo a chiudermi. Ora lo capisco di più che la risposta deve/dovrebbe essere di metterci uno sprint in più, proprio per dimostrare che si vale di più”.

E dopo?
“Di voglia ne ho ancora tanta, mi sento bene e per chi, come me, è cresciuto in mezzo alla strada, giocare a calcio sa ancora di libertà e vedendolo comunque ancora come un “gioco”, ecco che ancora più facile diventa il continuare. Non ci penso, ancora: l’unico limite sarà quando sparirà quell’adrenalina del pre-gara, allora sì sarà tempo di dire stop. So che mi mancherà, per questo cerco di godermela ancor più, il massimo che posso”.