Giorgio Figaia... se la cava bene

Scritto il 23/05/2022
da Claudio Sottile

In campo
“Ero un calciatore di quantità, duttile. Giocavo centrocampista o esterno destro basso. Mi sono adattato in più ruoli, anche a sinistra. La mia carriera l’ho svolta sui campi di Serie C1 e C2, con buoni risultati. Qualche campionato l’ho vinto, soprattutto a Carrara, la mia città, è la maglia che ho vestito per maggior tempo. Quando giochi per i tuoi colori dai qualcosa di più, trovi dei valori inaspettati. Passione, determinazione, volontà e professionalità mi hanno portato a mettere in fila 15 anni di terza serie”.

I maestri
“Ho avuto la fortuna di confrontarmi con mister importanti. Uno è diventato campione del mondo: Marcello Lippi. Non dimentico Corrado Orrico, Romeo Benetti, Rino Lavezzini, Beppe Savoldi. Grandi uomini, prima che allenatori. Mi fa piacere ripensare a questa gente che ha fatto la storia del calcio. Ero negli Allievi della Carrarese e Orrico mi portò a 16 anni in prima squadra. Sono stato quattro anni con lui, in vari periodi non consecutivi, salendo in C1. Capitolo a parte per una persona straordinaria, il compianto Gigi Simoni. Ho avuto l’onore di essere citato nel suo libro. Fu emozionante per me. Scriveva che ha guidato l’Inter, dove giocava quello che probabilmente è stato il più grande giocatore della storia del calcio, il brasiliano Ronaldo, ma spiegava che la soddisfazione che ha avuto allenando ‘il Fenomeno’ era la stessa di allenare Figaia, per via della mia professionalità”.



L’ultimo incontro
“Mi ha chiamato per la presentazione del libro a Forte dei Marmi. Ho avuto il piacere di rivederlo e poterlo ringraziare, era impossibile volergli male. Con lui non giocare non ti portava a tenergli il muso. A livello umano Simoni è stata una delle persone più oneste e corrette che abbia mai incontrato”.

In cava
“Mio padre ne aveva una a Carrara. Quando smisi di giocare, decisi di testare questa attività, era tutto a livello familiare, c’erano anche i miei fratelli. L’ho respirata da sempre, quando eravamo fermi col calcio andavo a trovarli lì. Ho cominciato per provare, dall’oggi al domani, è un’attività totalmente diversa dal calcio. Diventi uomo più in fretta. La nostra è una terra dove sacrificio e abnegazione diventano fondamentali se vuoi portare la pelle a casa la sera”.

Definizioni
“Mi reputo un operaio del marmo, un cavatore è nato dentro la cava. Essendomi approcciato in età avanzata, non posso che essere poco più che un mestierante”.



La soddisfazione
“È vedere il marmo, spaccato dal monte, lavorato e reso in blocchi. È la natura che ti dà il pane. Dai monti i massi vengono spostati e portati al piano. Il marmo di Carrara è famoso in tutto il mondo e viene venduto ovunque, lo si trova dalle Basiliche romane alle sfortunate Torri Gemelle, anche Michael Schumacher lo richiese per le sue case. Michelangelo Buonarroti è stato un grande conoscitore del marmo di Carrara, lo voleva per le sue sculture, alcune cave portano il suo nome”.

Sacro e profano
“Vorrei vedere il mio marmo in Vaticano. Lì c’è già, ma mi piacerebbe sapere che è uscito da dove lavoro io. Oppure alla Casa Bianca”.

28 ottobre 2020
“La sicurezza nelle cave è migliorata tantissimo. È un mestiere che per quanto puoi essere attento e fare le cose perfettamente, presenta sempre un fattore di imprevedibilità, impossibile da evitare. L’incidente sarà difficile toglierlo dalle cave. Quando capita è un dolore immenso. A mio fratello Andrea è successo in un modo che poteva sembrare inimmaginabile. Lui aveva il doppio della mia esperienza. È accaduto in una cava non nostra. È scomparso a 59 anni e ha iniziato a lavorare alle cave a 20. Tante volte può essere evitabile, tante altre è frutto del caso. Per quanto puoi stare concentrato e per quanto ci sia la sicurezza, purtroppo gli incidenti, specialmente quelli mortali, non si potranno depennare. Certo, speri sempre che diminuiscano, negli ultimi 15-20 anni fortunatamente si è invertito il trend”.