Pagine Azzurre
“D’accordo, c’è rammarico di non essere all’Europeo ma bisogna pur ricordare quanto sia stato penalizzato questo gruppo delle 2005. Col Covid che ha bloccato completamente l’attività, senza così poter fare esperienze come Under 16. Un gruppo comunque molto unito, che ci ha creduto, si sapeva che l’Olanda era una squadra top, ma ce la siamo giocata e penso pure alla prima partita col Portogallo, davvero sfortunate, i pali presi, il rigore all’ultimo minuto per loro, fatto pure ripetere dopo che l’aveva parato… Lo dico sempre: a giugno avevamo preso un gruppo, a marzo abbiamo lasciato una squadra, grazie al lavoro di tutti”.
Squadra generosa
“L’abbiamo subito definita così, sì, generosa. In cui tutti (calciatrici e staff) hanno spinto assieme e non solo in campo. Era in effetti un gruppo disomogeneo, senza blocchi di una singola squadra, ragazze da tutta Italia che hanno avuto modo di vivere esperienze ed emozioni. Penso lì in Nazionale, il trovarsi per dire le maglie già appese nello spogliatoio, l’inno prima di cominciare, tutte cose da “apprendere” e gestire. Col compito da parte dello staff di offrire tutte le competenze che possiamo perché sono sempre loro, le ragazze-calciatrici il progetto centrale: dar loro conoscenze e strumenti che le aiutino a crescere”.
Giovani, grandi potenzialità
“Anche le ragazze ti insegnano sempre qualcosa. Credo che i giovani abbiano grandi potenzialità, quel di cui hanno bisogno sono giusto dei punti di riferimento, da cui apprendere e con cui condividere esperienze. Penso, che so, a chi è titolare fisso nel club e in Nazionale sperimenta la panchina: noi dobbiamo aiutarle, accompagnandole nel loro percorso, la prossima U19 è anche su loro che conterà”.
Sulla panca
“La panchina la vivo con tutta la passione che ho. Mi agito, non sono mai ferma, sempre incitando, quasi sentendomi ancora calciatrice. Quelli che stanno zitti e tranquilli, per me si fanno delle flebo di camomilla, non so proprio come si possano gestire sino in fondo le emozioni quando sei lì, in quel vortice”.
Ottimismo
“Le società stanno lavorando bene e non solo le professionistiche, anche più giù c’è tanta passione, con tanto più spazio ai settori giovanili. Ricordo i numeri della classe 2002, all’Europeo dovemmo inserire anche delle 2003… ora nell’Under 16 sono davvero tante, ben due stages per sceglierne comunque 24. Si continua a parlare di gap fisico, ma è un aspetto sempre meno dominante, da noi ora ci si allena di più e sempre meglio”.
Il rapporto con i club
“È continuo, prima e dopo le convocazioni, sguardi diversi che permettono di soffermarsi su particolari diversi e rimane sempre quello l’obiettivo: la crescita delle ragazze”.
Sul professionismo
“Arrivarci la considero una grande vittoria, soprattutto sul piano dei diritti, penso meno ai soldi. Abbiamo lottato tanto, per generazioni, ora c’è finalmente questo risultato. Certo, bisognerà stare attenti, dosare il cambiamento, verificare quanto e se le altre società soffriranno. Vedremo come va la prima stagione, se potrà in futuro essere esteso pure alla B, come gestire insomma il tutto. Sì, si parla di soldi, di procuratori eccetera, però mi auguro che il nostro calcio non perda le sue caratteristiche: la passione, i sacrifici, la voglia di lottare, tutti quei valori che sono sempre stati una nostra peculiarità”.