Io e il calcio... Giorgia Piccolin (tennis tavolo)

Scritto il 11/06/2022
da Pino Lazzaro


“Come ogni estate s’andava sulla riviera romagnola, mio papà aveva giocato a calcio ed era comunque uno sportivo: ci faceva provare più cose, lo sci d’inverno, il nuoto, la pallavolo. Negli stabilimenti lì al mare c’erano sempre dei giochi, spesso dei tavoli da ping-pong. Ho provato, m’è piaciuto e quando a casa m’hanno chiesto cosa volessi fare, ho detto ping-pong. Li ricordo, i miei genitori, lì con l’elenco telefonico, sì, come una volta, a cercare e trovare proprio a Bolzano una società. Avevo 9 anni e da allora non ho più smesso”.

Divertimento e risultati
“Lì al mare mi divertivo, era più semplice per esempio che col racchettone, era pesante e poi quando ho cominciato ad andare in palestra, lì a Bolzano, mi sono accorta che imparavo velocemente, più imparavo e più ce la facevo a giocare con i più grandi, la pallina sempre più in campo. A ripensarci, credo che quel che più mi ha preso sia stato intanto che proprio mi divertivo e poi i risultati che via via arrivavano, prima a livello regionale, poi più su, sino ad arrivare alla prima convocazione con la Nazionale giovanile”.



Mamma tassista
“L’allenatrice che avevo lì a Bolzano, lei che s’era resa conto che avevo delle qualità, dovette andarsene via e consigliò ai miei di continuare a Termeno, ce n’era un altro lì di allenatore, era bravo. Più di mezzora di strada, due allenamenti la settimana, mia madre su e giù a portarmi, poi gli allenamenti sono diventati tre, vincevo i tornei giovanili, quattro o cinque gli allenamenti e tanto ha voluto dire che ci fosse poi pure mio fratello, un anno meno di me, Jordy, mia madre portava anche lui, poi bravo anche lui col ping-pong, si tornava a casa e continuavamo a giocare tra noi due”.

Chiamiamolo… “lavoro”
“Sì, ora lo posso anche magari chiamare lavoro, certo metterei però le virgolette. Soprattutto rimane comunque la passione e grazie al Gruppo Sportivo Esercito posso contare su uno stipendio, sapendo che dipende comunque tutto da me. Il privilegio è dunque quello di poter fare, per “lavoro”, qualcosa che proprio mi piace e non posso non pensare a chissà quanti sono quelli che lavorano senza amare quello che fanno”.



Di mio
“Se mi chiedi quel che io ho messo di mio, allora ripenso al tempo della scuola, il non poter fare quello che facevano i miei compagni di classe, io che non andavo alle gite, io che non andavo in discoteca. Non so, magari ora come ora non li vedo poi come dei sacrifici così grandi, ricordo però che mi dispiaceva, questo sì. E poi penso alla mia famiglia, mio padre impegnato col calcio e ci si vedeva giusto 10 minuti al giorno, con gli anni lo star via anche dei mesi, la mancanza dei nonni”.

Tra Francia e Germania
“Sì, vivo in Francia, a Parigi, loro qui hanno il centro federale più grande d’Europa, la loro Nazionale è più forte della nostra, un andare che ho voluto io, mi accorgevo che in Italia qualcosa mancava. Nel ping-pong, solo per i campionati a squadre, puoi tesserarti con un’altra società e così gioco per una squadra tedesca, nella Bundesliga, campionato con andata e ritorno, playoff finali e si va insomma da settembre ad aprile. Un mondo il nostro che sta ora cercando di imitare quello che fanno col tennis, tornei più o meno importanti, punteggi e ranking”.



Un’agonista
“Due allenamenti al giorno, in genere al mattino più esercizi fisici per gambe e cardio, maggiormente tattica al pomeriggio e più ci si avvicina al giorno delle gare, più ci si prepara anche mentalmente, se so chi vado ad affrontare, studio i video e sono un’agonista, rendo meglio in gara che in allenamento, lì magari mi spiace meno perdere. Per migliorare i riflessi ci si può ora allenare anche fuori dal campo, ad esempio col Fit Light, luci colorate che spegni col tocco o pure gli occhiali stroboscopici che limitano la vista in diversi modi, per essere poi più performanti una volta che li togli”.

In ascesa
“Da un anno e mezzo sono accompagnata pure da un mental coach e sto crescendo, me ne accorgo. Per poco non sono riuscita ad andare alle Olimpiadi di Tokyo, da una parte mi ha fatto male, dall’altra mi ha dato ancora più determinazione per le prossime. Penso insomma a Parigi e un altro obiettivo è intanto quello di entrare nelle prime 50 al mondo, ora sono 73, ero 120 l’anno scorso… Poi gli Europei che saranno in agosto a Monaco di Baviera, niente da fare invece per i Mondiali a squadre, dovrebbero essere in Cina, non so poi se li faranno vista la situazione, anche lì fuori per poco, entravano solo le prime otto qualificate”.



Interisti
“Come detto mio padre giocava a calcio, ora ha le ginocchia messe così così e ricordo che da bambina mi portava con lui, giocavo con i bambini. Lui allena ancora, una scuola calcio, il Sud Tirol quest’anno ha pure vinto il campionato, allo stadio ci sono andata e certo mi piacerebbe andare anche in uno stadio grande, sono curiosa. A casa si tifa tutti Inter, papà ci ha trasmesso la passione e le regole le so tutte, per bene, anche il fuorigioco, sì”.

Il calcio e il resto
“Calcio e calcio, tanto meno spazio per tutti gli altri, non solo per il ping-pong. Ma è così, anche quando c’è per dire l’Olimpiade, il calcio continua a contare più di una medaglia, ma devo dire che siamo proprio noi tutti a pensare dapprima sempre e solo al calcio: ci lamentiamo però lo mettiamo sempre davanti a tutto e non solo in Italia, lo vedo anche qui, proprio a Parigi, solo e sempre Saint Germain. Però dispiace, perché so quanto e quanto ci si impegna tutti, in tutti gli sport, quanto ci si dedica”.



Classe 1996, di Bolzano, atleta del Centro Sportivo Esercito, Giorgia Piccolin ha conquistato lo scorso fine marzo (a Biella) il suo quarto titolo italiano consecutivo nel singolo femminile. Sempre a Biella ha confermato pure il precedente titolo nel doppio misto (assieme a Niagol Stoyanov), mentre (da detentrici, con Debora Vivarelli) ha perso la finale del doppio femminile. Tesserata per le competizioni a squadre con una società tedesca, il Bingen Münster-Sarmsheim, è attualmente n. 73 nel ranking mondiale.