La partita che non dimentico... Luca Mora (Pescara)

Scritto il 17/08/2022
da Pino Lazzaro


Classe 1988, di Parma, Luca Mora ha giocato via via con Castellarano (D), Crociati Noceto (C2), Pro Patria (C2), Alessandria (C2 – C), Spal (C – B – A), Spezia (B – A) e nuovamente Spal (B). Da questa estate col Pescara (C).

“Vado sul sicuro e allora ripenso alla mia prima promozione in A, io con la Spal, Ternana-Spal, la data è il 13 maggio 2017, sono andato a vedere per non farti sbagliare, ero sicuro comunque fosse quel 13 maggio. L’abbiamo persa quella partita, sì, ed è dunque una sconfitta quella che mi è rimasta dentro, una sconfitta dolce. Sono uscito a 10’ dalla fine, lì in panchina a sospirare, dipendeva tutto da quel che faceva il Frosinone, loro giocavano a Benevento e hanno poi perso, gol di Ceravolo e ricordo l’inviata di Sky, capelli rossi e ricci, lì vicino a noi e continuavamo a chiederle se era finita, se era finita, se era finita”.


La festa

“Loro hanno finito prima, saranno stati 30 secondi, non di più e così in panchina la festa è cominciata fin che in campo ancora giocavano. Ogni tanto vado a riguardarmela su YouTube, non tutta, col telecronista – era Compagnoni – che sempre parla di quella nostra panchina che stava impazzendo”.

Amarcord

“Serie A raggiunta, in una squadra di amici e ricordo lì sul campo l’abbraccio con Castagnetti e Finotto e poi il viaggio in pullman, da Terni a Ferrara, le fermate a tutti gli autogrill per i “rifornimenti” e infine lì allo stadio Mazza, la curva piena, è stato molto bello. La serie A, quella a cui tutti pensano da bambini, io che quel giorno a Terni ero pure capitano… una stagione fantastica, sempre tra i primi, sempre lì a chiederci se avremmo retto, lì fino agli ultimi metri, fino a quel fischio dell’arbitro: che emozione”.

Il punto sulla carriera

“Anagraficamente sono verso fine carriera, non può essere che così e mi capita di sorprendermi a pensare che sì, sono un po’ vecchio. Non m’era mai capitato di pensarmi a fine carriera, ma il trovarmi svincolato mi ha fatto riflettere, sai com’è, 34 anni sono 34 anni. Diciamo che comincio così a pensarci ed è un qualcosa che viene comunque dall’esterno, fisicamente e mentalmente sto bene, però penso sia comunque meglio iniziare ad “abituarsi” all’idea”.



Di più?

“Se potevo fare di più? Sicuro, tutti possono fare di più, anche chi magari ha fatto la carriera migliore di tutti. Detto questo, dico pure che sono sereno e contento di quello che ho fatto, tutto da solo, senza spinte e raccomandazioni, con l’aggiunta infine che sono uno che sa pure accontentarsi. Spero però di aggiungerne altri di anni positivi: qui a Pescara c’è tutto per fare bene”.

Divertimento solo con i 3 punti?

“Magari non proprio così, però è anche vero che noi lavoriamo soprattutto per vincere le partite e dunque il calcio è sì un divertimento, a cui bisogna aggiungere la volontà di vincere, specie se lo fai come detto per lavoro. È un po’ quel che separa il calcio delle giovanili da quello degli adulti e si sa che gira e rigira, la prima domanda che tutti fanno è comunque ‘cosa hai fatto?’”.

Dopo

“Sono anni che ci penso e non so ancora bene: mi piacerebbe starci in questo ambiente, anche se non so come. Farò il corso allenatori, già ho seguito un master dello sport a Parma proprio tramite l’AIC, vedrò insomma quel che mi piacerà di più. Sin qui, per le esperienze che ho vissuto, potrei pensare a un ruolo tecnico ma, chissà, potrà magari essere diverso, cercherò di capirlo”.