La partita che non dimentico... Matteo Mancosu (Muravera)

Scritto il 07/09/2022
da Pino Lazzaro


Classe 1984, di Cagliari, Matteo Mancosu ha giocato via via con Atletico Elmas (D), Nuorese Calcio (Eccellenza – D), Villacidrese (D – C2), Latina (C2), Vigor Lamezia (C2), Trapani (C1 – B), Bologna (B – A), Carpi (A), Montreal Impact (MLS), Virtus Entella (C – B) e Muravera (D).

“Di partite che certamente non mi scorderò ne ho più di una. Negli anni infatti ho avuto la fortuna di vincere dei campionati e sono proprio quelle partite che mi hanno portato a vincere a essere indelebili. Penso ai due gol che ho segnato, uno col Trapani, l’altro con l’Entella, gol fatti entrambi all’ultimo minuto, gol che ci hanno fatto vincere il campionato di C, come faccio a dimenticarli?”.



La serie A…
“Però, se ne devo dire una di partita, allora vado all’esordio in Serie A, il sogno credo di un po’ tutti i bambini. Lazio-Bologna, io col Bologna, Delio Rossi allenatore, prima giornata del campionato, il nostro era pure l’anticipo, come dire che ce n’era chissà quanta di attesa. No, non sapevo che avrei giocato, è stato giusto nell’ultimo allenamento, quando ha dato pure a me quella casacca, che qualche pensiero m’è venuto. Poi nel prepartita è diventato ufficiale, a 30 anni, all’Olimpico…”.

Esordio e gol
“L’abbiamo persa quella partita e ho fatto pure gol. Eravamo sotto per 2 a 0, palla a Brienza, sapevo che con lui dovevo correre, sapeva bene come metterti la palla: m’è arrivata perfetta, c’era Radu lì con me a difendere, sono riuscito ad arrivare prima e di sinistro l’ho messa dentro sotto la traversa, Berisha in porta. Se ho esultato? Non tanto, sai com’è, stavamo comunque perdendo”.


Un’isola lontana
“È vero, c’è voluto del tempo per me per arrivare al professionismo. Erano però altri anni, giocare allora in D significava crescere e stare con loro e pensa che quando ho lasciato la Sardegna per andare a Latina era pur sempre Serie D, solo dopo è arrivato il ripescaggio e mi sono ritrovato in C. Aggiungo poi che la realtà della Sardegna di 20 anni fa era comunque un po’ a parte, direi “separata” dal resto d’Italia: meno visibilità e non con tutti i video che ci sono adesso”.

Col Montreal Impact
“In Canada la mia è stata un’esperienza incredibile. Allora la MLS non era ancora magari quella di adesso, però ci giocavano pure Pirlo, Lampard, Gerrard, Kaka. La proposta mi venne proprio da Saputo, presidente sia del Bologna che lì a Montreal. Di Vaio, che c’era stato, lì a dirmi di andare, che non me ne sarei pentito: aveva ragione”.

Una scoperta
“Posto meraviglioso, tutto che funziona, niente criminalità, si vive bene. L’idea era pure quella magari di restare, mia moglie però era incinta di due gemelle, ci serviva così aiuto, meglio l’Italia. Certo che consiglierei a un giovane di andare. Altre lingue, altre culture, tante nazionalità diverse, si cresce e s’impara: più cultura hai, meglio è”.



500 e più partite, quasi 200 gol…
“Sì, più o meno le cifre sono quelle. Dai, puoi fare la vita più sana che vuoi, ma oltre al fisico ci vuole pure tanta fortuna nel non farsi male. Per me è stato così, a 38 anni mi ritrovo un fisico direi ancora integro e certo che le cose devi comunque farle per bene. Non mi pare d’averne mai fatti di gol proprio spettacolari, io veloce in profondità, quasi sempre a tu per tu col portiere. Ecco, uno te lo posso dire, contro i Red Bull di New York: lancio di Donadel – sì, lui – e sul rimbalzo, al volo, l’ho incrociata. Gol pure importante, l’abbiamo vinta quella partita”.



Adesso?
“Le categorie le ho fatte quasi tutte, anche la Seconda che avevo 16 anni e mi mancano così giusto la Promozione e la Prima categoria: come dire che di voglia di giocare ne ho ancora tanta, magari ce la faccio a farle proprio tutte. Quest’estate ho fatto il corso lì a Coverciano, ora c’è la parte online e avrò così il patentino Uefa B. Vedrò poi se e quanto mi piacerà, ne ho già tanti di ex compagni che stanno smettendo e che ora le partite le guardano con occhi diversi, da allenatore…”.