Da lontano… Simone Valli (Cambogia)

Scritto il 23/09/2022
da Pino Lazzaro


Classe 1995, bergamasco di Trescore Balneario, è cresciuto nel settore giovanile della Virtus Bergamo. Ha iniziato a 18 anni a girare per il mondo, mettendo via via assieme esperienze in Portogallo, Galles, Spagna, Romania, Tailandia, Hong Kong, Nicaragua ed Emirati Arabi. Gioca attualmente nella B cambogiana, col Banteay Meanchey FC.
 

“Se potessi tornare indietro, sarei partito ancora prima, a 16-17 anni, questa la verità. Lì a casa nessuno della mia famiglia aveva mai giocato a calcio, io a 16 anni a chiedere a mio padre di trovarmi un procuratore, già avevo l’idea dell’estero. “Roba da esaltati” – dice lui – “nel caso saranno i procuratori a venirti a cercare”. Poi sta stupidata del vincolo sino a 25 anni, così o star fermo un anno o andar via. Alla fine mi sono svincolato, mettendoci dei soldi, è così che sono diventato “libero””.



Prima il Portogallo, poi il Galles
“Mi allenavo con una squadra di D, ero a Noto, in Sicilia e c’erano degli osservatori per una squadra portoghese, l’Olhanense, m’hanno chiesto se mi andava di provare: ok, anche se con loro mai giocato in prima, sempre con la Primavera. Poi la proposta di Cardiff, in Galles, per la seconda squadra: m’attirava poco ma si è rivelata poi la mia esperienza calcistica più bella”.

Scarpini puliti e pronti
“Tempo orribile, pioveva sempre e ricordo quell’uomo che ai primi allenamenti, arriva e mi prende gli scarpini, si mette lì a pulirli, poi in una stanzetta con una stufa per asciugarli: “è il mio lavoro”, mi dice. Campi sempre bagnati, ma che velocità di palla”.



Piedi abbastanza buoni
“Di mio sarei un tipo alla Gattuso però col tempo sono un po’ cambiato, ora posso fare anche il trequartista. In Asia ho giocato parecchio, un calcio fatto di molta corsa e tanto caldo: ho piedi abbastanza buoni, destro e sinistro”.

Al confine con la Tailandia
“Sono a Poipet, giusto sul confine con la Tailandia, città piena di hotel e di casinò, pure il gioco d’azzardo qui è legale. Le mattine le abbiamo libere, ci alleniamo tutti i pomeriggi, tranne quando c’è la partita. Un posto questo davvero lontano da tutti, s’arriva pure a 8 ore di pullman per una trasferta, 8 andare e 8 tornare, io ho ottenuto di poter usare l’aereo”.



Tre stranieri
“Nello spogliatoio si parla naturalmente cambogiano, siamo tre gli stranieri: io, un africano del Congo e uno del Nepal. Io uso l’inglese, lo parlano quelli dello staff. In effetti siamo una squadra così così, quasi tutte ci stanno mettendo sotto. Ho giocato comunque sempre e la stagione che inizia a marzo, termina agli inizi di novembre”.

Dirette Facebook
“Di stadi ce ne sono di belli, specie quelli in cui gioca pure la Serie A, altri però non hanno nemmeno la tribuna. Pubblico non tanto, per noi in casa s’arriva massimo a 200 persone; in trasferta, con le più forti, anche 1000-1500. Sono in tanti comunque che preferiscono vedere in tv, ci sono le dirette Facebook, allora possono arrivare anche a 4000 quelli collegati”.



Una chiamata dall’Italia?
“È tanto che non ci torno, è venuta mia madre, due settimane, era tre anni che non ci vedevamo. A una chiamata dall’Italia ora direi no e le uniche due squadre per cui potrei anche dire sì sono Albinoleffe e Pro Patria. Ricordo che a Busto mi sono allenato con loro per qualche mese, dopo che ero stato in Spagna e ho così conosciuto la presidentessa, Patrizia Testa, che gran persona”.

Sembra facile /1
“Dicono ‘eh, all’estero’ ma non è che sia proprio facile, se non sei proprio convinto e forte di carattere, è dura. No famiglia, no lingua, no amici: qualsiasi cosa ti possa succedere, sei solo tu, nessuno a cui rivolgerti e devi per forza adattarti a culture diverse”.



Sembra facile /2
“Ricordo in Tailandia, appena arrivato, quel loro inglese così diverso, tutto così piccante che sono stato una settimana, la prima, quasi senza mangiare. E poi anche in giro per il mondo capita che non paghino, che giochi a volte così così, che ti fai male e capisci che non sanno nemmeno curarti. Ricordo a Dubai, col ramadan, si fermavano lì a pregare… no, non è così semplice, io so i sacrifici che ho fatto e sto facendo, anni senza la mia famiglia, anni che non tornano più indietro”.

L’anno prossimo?
“Ora come ora mi è arrivata una offerta dalla Repubblica Dominicana, qui come detto finiamo a inizio novembre, loro cominciano a metà novembre: a parole ho detto sì ma non ho ancora firmato il contratto. Sì, giro il mondo (lo faccio gratis), imparo le lingue (spagnolo, inglese, francese, portoghese e pure un po’ di thai), conosco tante realtà e il progetto per il mio futuro è fare il procuratore: intanto imparo”.