Davide Brivio, la partita che non dimentico

Scritto il 21/09/2022
da Pino Lazzaro


Milanese, classe 1988, dapprima col settore giovanile dell’Atalanta, Davide Ernestino Brivio ha giocato via via con Fiorentina (A), Vicenza (B), Genoa (A), ancora Vicenza (B), Lecce (A), Atalanta (A), Verona (A), nuovamente Atalanta (A) e Genoa (A), Virtus Entella (B), Chiasso (in Svizzera), Chievo (B) e Triestina (C).

“Quella che mi viene subito in mente è Lecce-Siena, io col Lecce, il mio primo gol in serie A, era l’89’, partita che abbiamo vinto noi (siamo andati a vedere, più di dieci anni fa, stagione 2011/2012, era esattamente il 19 febbraio 2012, 4-1 il risultato). Contro il Siena poi, una diretta concorrente ed è stato proprio da quella partita che riuscimmo a fare poi una bella serie di risultati. Quel gol lo segnai su punizione, Cosmi lì a dirmi di batterla io e ripenso al fatto che tutto era cominciato praticamente per scherzo, lì, alla fine degli allenamenti, divertendoci e scherzando tra noi a battere le punizioni, ricordo Cuadrado e Muriel, così si arrivò a quel “vai te, Davide” di Cosmi”.


Sul palo del portiere

“Palla fuori dall’area, sono andato così sul pallone con l’idea di batterla forte sul palo del portiere, proprio me la vedevo la scena e così andò. Sotto la curva dei nostri tifosi, curva speciale quella, l’abbraccio dei compagni: me la sono proprio goduta e ricordo che dopo due giornate ne ho fatto un altro di gol su punizione (contro il Genoa…).

L’annata migliore?

“È stata quella con l’Atalanta, ne feci tre di gol in quel campionato (2013/2014) e quell’anno mi arrivò pure la convocazione in Nazionale, prima del Mondiale in Brasile. Sì, la più bella per me: avevo pure dentro di me una rivincita da prendermi, la voglia di dimostrare quello di cui ero capace”.

Forse di più?

“Mah, forse potevo fare anche di più, forse, ma comunque la mia vita è stata questa, penso che tutto sommato le cose vanno a finire come devono andare. So quel che ho fatto e dato, consapevole di aver potuto vivere dei momenti bellissimi”.

 



Alla sudamericana

“Sono sempre stato uno da spogliatoio, tutto sommato uno molto giocoso, a cui piaceva scherzare e ridere. È chiaro, dipende pure da chi hai attorno, ma di mio lo spogliatoio m’è sempre piaciuto vivo, alla sudamericana insomma”.

Un anno in C

“Sì, di anni in serie C ne ho fatto giusto uno, l’ultimo campionato che ho giocato e quel che posso dire è che il divario tra A e C è incredibile, sono tanti quelli che m’hanno detto che rispetto la C di una volta, ora è proprio un altro campionato, che il livello si è tanto abbassato. E non mi riferisco ai giovani, se un giovane è forte è giusto che giochi, quelle regole che hanno messo sono fatte per le società, non per i giovani”.

Stop

“Ora sto finendo il corso per il patentino Uefa, sento che è un qualcosa che mi potrà piacere ed è un qualcosa che intendo comunque provare, vedere se davvero mi piacerà, non sarà un pezzo di carta da tenere in un cassetto. Dopo un anno che sono stato fermo, che non ho trovato nulla nemmeno in serie C, devi per forza vedere/capire quali siano le motivazioni, se per davvero c’è la voglia, quel fuoco sacro dentro… no, ho finito, non penso di giocare ancora”.