Un “turista” che vincerà lo scudetto

Scritto il 19/12/2022
da Stefano Ferrio

 Una foto, una storia 


Dall’archivio fotografico AIC una curiosa istantanea veneziana di Guly, argentino decisivo nel titolo del 1999 vinto dal Milan

 



Lo sbarco al Penzo del signor Guglielminpietro
L’inappuntabile tipo in borghese non è un ragioniere in gita premio a Venezia, anche se, nella fattispecie, la definizione risulta a suo modo calzante per il calciatore occasionalmente nascosto dietro una posa ordinaria anziché no. Perché si tratta di Andres Guglielminpietro, in arte Guly, argentino di San Nicolas, dove è nato il 10 aprile 1974, professione centrocampista. Non solo. Occorre guardare anche alla data dello scatto, che risale al 4 ottobre 1998, quando allo stadio Penzo, dove Guly sta “sbarcando”, la quarta giornata di andata ripropone un Venezia-Milan in calendario a 31 anni dalla volta precedente.



Da un’anonima panchina…
Il Milan affronta questa trasferta senza nascondere il filo di tensione dovuto alla tripletta con cui un inarrestabile connazionale di Guly, Gabriel Batistuta, all’epoca bomber della Fiorentina, lo ha strapazzato nel 3-1 subito a San Siro la settimana prima. Ciò nonostante, a Venezia Guly non rientra nei piani tattici orditi dall’allenatore rossonero Alberto Zaccheroni, classe 1959, romagnolo di Meldola. E poco importa che la società abbia sganciato dieci miliardi di lire per acquistarlo dalla squadra dove militava in patria, il Ginnasia Laplata, Anzi, al Penzo il Guly finisce anonimamente tra le riserve, né la sua presenza viene da chicchessia invocata durante una partita che il Milan vince agevolmente 2-0, andando a rete con il tedesco Bierhoff e il brasiliano Leonardo.



…a titolare fisso…
Ci vorrà ancora qualche mese perché “Zac” realizzi di avere a disposizione la tempra e l’intelligenza di questo centrocampista che non disdegna né il gioco di costruzione né l’impegno nel distruggere quello altrui. Ci sta che il feeling scoppi gradualmente, ovvero il tempo necessario a mettere a fuoco le forti analogie fra il mister e il giocatore, entrambi approdati al Milan con l’obiettivo non dichiarato di tenere in rotta la barca rossonera durante una stagione sulla carta di transizione dopo il precedente campionato, chiuso a un anonimo decimo posto dicendo addio al tecnico Fabio Capello, sotto la cui guida sono giunti quattro scudetti e una “Champions”.



… fino allo Scudetto…
Zaccheroni, ingaggiato con l’intento di iniettare nella squadra il vitalismo tecnico e offensivo sfoggiato dalla sua Udinese risalita in Serie A dopo lunga latitanza, inizialmente guida la panchina rossonera sperimentando uomini e tattiche. Ma lo fa fino ad accorgersi di poter puntare su un 3-4-3 aggressivo e scanzonato con cui mettere alle corde qualsiasi avversaria, utilizzando nella mediana anche la potenza e il fosforo di un Guly che smette i panni del turista argentino per indossare quelli del centrocampista completo, buone per tutte le zolle del campo. Al punto che a Perugia, nell’ultima giornata del torneo, Guglielminpietro firma una delle reti con cui il Milan vince 2-0. laureandosi campione d’Italia contro buona parte dei pronostici.



… e alla maglia dell’Inter
Dopo essersi cucito quello scudetto sulla maglia rossonera, Guly conoscerà qualche altro momento di gloria con la maglia dell’Inter, ma senza aggiungere nulla al personale albo d’oro. Lo farà, una volta rincasato nella sua Argentina, dove si aggiudica la “Copa” sudamericana nelle fila del Boca Juniors. Poi più nessuno squillo fino al ritiro, ma è quanto basta perché il nome di Guly resti nella memoria di tanti.