Prima di Messi ci fu uno di San Marino

Scritto il 18/01/2023
da Stefano Ferrio

Lo straordinario archivio dell’Associazione Calciatori stavolta ci consente di rivedere la meteora tracciata da Marco Macina, uno dei talenti più misconosciuti del calcio italiano

 



Meteora
“Ma tu hai visto sfrecciare la meteora di Marco Macina?”. È una domanda che in Italia è riecheggiata a lungo alla fine del secolo scorso. E che tuttora si può rivolgere a chi ha a suo tempo provato sbalordimento autentico per cosa mai combinava su un campo da calcio un attaccante di fascia così tremendamente inventivo, ammaliante e imprevedibile. In questa foto tratta dal pregiatissimo archivio dell’Associazione Calciatori lo vediamo saltare il malcapitato difensore avversario di turno indossando la sgargiante divisa biancoceleste della Nazionale del suo piccolo Paese natale, San Marino. Parliamo dunque di Marco Macina, nato nella Repubblica arroccata sul monte Titano il 30 settembre 1964, e ritiratosi sul finire degli anni ‘80 dal mondo del calcio professionistico con il taglio netto che lo ha portato a esercitare l’attuale professione di operatore turistico.



Fenomeno
“Mai visto uno con i suoi numeri, ai suoi tempi era il più forte under 15 del mondo” - di lui racconta il ct della Nazionale italiana, Roberto Mancini, in un seminario organizzato per le squadre giovanili del Bologna. E lo racconta, il commissario tecnico campione d’Europa, proprio agli attuali eredi di un vivaio rossoblù che, sul finire degli anni ‘70, sfoggiava una linea offensiva portentosa, dove lo stesso Mancini, destinato di lì a poco a fare grande la Sampdoria dello scudetto, faceva coppia con questo Macina a dir poco “imprendibile” per come si dimostrava capace di seminare le difese avversarie abbinando due doti da fuoriclasse come il dribbling bruciante e lo scatto “palla al piede” da velocista puro.



Genio
I duetti fra il “Mancio” e Macina durano fino agli inizi degli anni ‘80, costellando di imprese a livello giovanile non solo le stagioni del Bologna, ma anche quelle della Nazionale italiana, vincitrice nel 1982 del titolo europeo Under 16 con i due rossoblù schierati all’attacco. Ma, viste le premesse, come si perde per strada il genio calcistico di un attaccante del genere? Le risposte, secondo una regola non scritta in siffatte vicende, possono essere molteplici, rimandando a infortuni, di cui uno particolarmente grave al ginocchio, cessioni complicate, classico caratteraccio da “otto in condotta”, senza che però nessuna basti da sola a spiegare un’eclissi così irreversibile.



Talento
Gli annali ci dicono che, una volta lasciata Bologna, il talento di Marco Macina rispunta sempre più brevemente indossando le maglie di Arezzo, Parma, Milan, Reggiana, non senza lasciare il segno di un estro paragonabile, sempre secondo l’ex compagno di squadra Mancini, a quello di un Messi nato prima del tempo. Basti pensare che i pochi mesi trascorsi al Milan sono sufficienti a stregare un allenatore come lo svedese Niels Liedholm, famoso per come sapeva insegnare calcio dopo essere stato, sul campo di gioco, uno dei più grandi fantasisti d’attacco del secondo dopoguerra. Ma neppure sotto la guida del leggendario “Liddas” tanto strapotere tecnico dà i frutti concreti che tanti si aspettano.



Stella
Così gli dei del calcio alla fine decretano che la stella di Marco Macina risplenda a lungo solo nella sua San Marino, dove debutta ragazzino con la divisa biancazzurra della Polisportiva Tre Penne, e dove fa in tempo a ritirarsi indossando, assieme al compaesano Massimo Bonini, famoso mediano della Juventus, la maglia della Nazionale, che registra il suo debutto ufficiale contro la Svizzera, il 14 novembre 1990.