A casa (umile) di Ângelo

Scritto il 13/01/2023
da Claudio Sottile


Ângelo Mariano de Almeida, noto come Ângelo, è nato a Salvador de Bahia (Brasile) il 12 giugno 1981. Ex difensore (ma anche centrocampista) di grande qualità, ha vestito le maglie di Lecce, Crotone, Parma, Siena, Latina, Foggia e Matera chiudendo la carriera tra i dilettanti con Gravina e Montescaglioso. Dal 2019 ha aperto e gestisce una Churrascaria a Matera.

 

Churrascaria
"Tutto a un tratto appesi le scarpe al chiodo. Avevo trovato squadra al nord, ma non mi andava più di prendere moglie e bambini e andare su e giù, per un calcio che ormai non mi dava sicurezza. Avevo già questo desiderio di un locale tutto mio, poi con la scelta di smettere decisi nella scia dell’entusiasmo di aprire a Matera il mio “A Barraca”. Significa “casa umile”. Chiesi a un amico che ne aveva uno simile nel settentrione, mi disse cosa serviva, e sono andato spedito. Mi è servito perché così non ho pensato al fine carriera, non ho fatto fatica nel passaggio. Lo start nel giugno 2019, qualche mese prima del lockdown, e quindi dal marzo 2020 siamo stati chiusi a intermittenza seguendo i vari decreti. È stato brutto".



Sliding doors
"Avrei giocato fino a oggi. Sto e stavo bene fisicamente. La mia idea era di andare avanti finché avrei potuto. Mi sono trovato dal nulla a decidere se trasferirmi con la famiglia lontano da Matera, dove mi ero stabilizzato dopo l’ultima esperienza calcistica del 2017/2018, per un contratto che tutto sommato non era più come quelli di prima. Ho dovuto fare i conti. Quella proposta era ciò che avevo sul vassoio, come se fosse una metafora del lavoro che avrei poi intrapreso. Optai per non salire, restando nei Sassi e dopo poco è partita questa avventura".

Giudizi
"Leggevo le pagelle dei giornali sportivi e leggo le recensioni sulle app dedicate alla ristorazione. L’attenzione è la stessa. Per le pagelle in Italia ci sono tanti quotidiani che trattano il calcio, nella stessa partita potevi prendere un cinque o un sette, non c’è sempre coerenza nella valutazione. Mentre le recensioni sono quelle, è il pensiero della persona singola. Magari quando sono negative recensiscono tutti quelli di un tavolo, ma quando è positiva la pubblica solo una persona. Questa è un po’ la pecca delle valutazioni online. Sarebbe anche più produttivo per l’azienda se ci fossero tante recensioni positive, quando si è mangiato bene, quanti i commensali presenti".



Low profile
"Già quando giocavo ero una persona molto riservata. Non ho mai avuto il protagonismo di essere riconosciuto per la mia professione. All’inizio nel ristorante non ho sfruttato la mia figura di ex calciatore, solo dopo un anno e mezzo dall’inaugurazione ho attaccato le maglie delle squadre per me più significative: Matera, Lecce, Siena, Foggia, oltre a quelle delle nazionali, che mi hanno dato molto. La soddisfazione più grande è quando un italiano arriva magari scettico, ed esce facendoci i complimenti per la cucina brasiliana, perché ha capito com’è la nostra cultura e questo diverso modo di mangiare e di stare assieme. È una vittoria, quando accade. Per me la cucina mediterranea è la più buona del mondo, non è una sfida ai piatti italiani".

Connessioni
"Quando iniziavano a nascere i gruppi WhatsApp, epoca in cui non si potevano mandare gli audio o al massimo erano permessi di pochi secondi, creammo una chat dei brasiliani nati nel biennio 1981-82, tutta gente che aveva giocato assieme nella Nazionale Under-17 e si era ritrovata quasi interamente a militare in Europa. Eravamo una comitiva in patria, amici poi diventati atleti professionisti. Ci sono, tra gli altri, Kakà, Adriano, Julio Baptista, Luisão ex capitano del Benfica, Pinga, Rubinho. C’è chi ha fatto una carriera importante, chi meno. Siamo 30 partecipanti, 28 calciatori, poi ci sono un mister di quando eravamo ragazzi oltre a un direttore sportivo. È una bella soddisfazione essere assieme, anche se virtualmente. Commentiamo di tutto, da Kakà che conquista il Pallone d’Oro a chi ha vinto la Serie B in Brasile".



Dirimpettai
"Ho fatto la vera Serie A, ma c’è un giocatore che mi ha impressionato di più tra i tanti. Lavezzi: era completo. Per me è stato il top. Per dire, la mia terza partita in massima serie fu, nel settembre 2005, Inter-Lecce dove avevo contro Luís Figo, però nessuno a mio avviso è stato come Ezequiel".

Samba partenopea
"Tecnicamente il mio compagno più forte è stato Antonio Vacca, a Foggia in terza serie. Mi ha impressionato. In una categoria inferiore, ho visto in lui un giocatore di Serie A, un brasiliano di Napoli".

Sindacato
"Con l’AIC avevo avuto un rapporto quando ero a Siena, e poi l’ho rincrociata col Matera. L’AIC viene in ritiro, parla e spiega, magari quelle due ore vengono prese un po’ sottogamba dagli spogliatoi; invece, quando le cose vanno male ricorriamo all’Assocalciatori. È un peccato, perché si mette sempre a disposizione, non solo quando ci sono problemi. Fui anche invitato a essere uno dei rappresentanti, ma non me la sentii per via della famiglia di prendere questo impegno, ai tempi ero a Lecce e non potevo fare avanti e indietro. Il vostro lavoro è di sacrificio, vi capita di avere a che fare con persone e società non serie. Ma sbagliamo tanto anche noi, perché pensiamo che non avremo mai bisogno del sindacato. Forse ora c’è più attenzione".



Saudade
"Mi mancano lo spogliatoio e il suo clima, lo stare assieme. Giocare, invece, no, anche se può sembrare una bestemmia. Quando ero in campo ho dato tutto me stesso, letteralmente: un ginocchio, spalle e caviglie. Non ho rimpianti, ora voglio allenare. Ho il patentino UEFA B, tra pochi mesi inizio il corso per quello A".

Insegnamenti
Ho cercato di rubare tutti gli aspetti positivi dai miei mister, penso agli insegnamenti di Zdeněk Zeman, Pasquale Marino, Mario Beretta, Angelo Gregucci. Tutta gente che andava all’attacco maggiormente. Il mio riferimento più grosso, tuttavia, è Roberto De Zerbi, con me a Foggia. Adoro la sua convinzione, il suo modo di preparare le partite, gestire il gruppo, insegnare, far capire il suo concetto e la sua filosofia. È intelligente. Lo hanno criticato perché è andato in un club apparentemente non di primissima fascia, ma secondo me al Brighton gli daranno ciò che vuole: tempo, struttura, soldi da investire nella rosa così da prendere interpreti per lui funzionali".