Gianfranco Bellotto - Vi do un Bellotto

Scritto il 16/01/2023
da Pino Lazzaro

 Biblioteca AIC 


Carlo Cruccu
VI DO UN BELLOTTO
L’Ascoli di Rozzi, gli anni doriani, il pulmino e Amantino
EDIZIONI inCONTROPIEDE




L’incipit
Anche il calcio – come la musica, la letteratura, l’arte – può conferire l’immortalità. Non occorre scomodare Maradona, ma basta fare un salto a Napoli per capire come il campione argentino sia sempre presente nella quotidianità della vita di un intero popolo. Fatte le proporzioni, succede anche ad Ascoli: Costantino Rozzi, la più grande figura storica del calcio ascolano, il “presidentissimo”, come veniva chiamato, scomparso nel dicembre del 1994, in realtà è più che mai vivo nel cuore dei tifosi e di una intera città. L’Ascoli di Rozzi è qualcosa che va oltre un elenco di risultati, ma rappresenta la massima espressione di un calcio amministrato con passione ma anche tanta saggezza, portato avanti da un presidente illuminato, in grado di conquistarsi la stima, oltre la simpatia, di tutti gli sportivi italiani. Di quell’Ascoli, per quattro campionati, ha fatto parte anche Gianfranco Bellotto, all’arrivo subito protagonista della stagione dei record, la 1977-78…



Ecco Bellotto
“Con Carlo Cruccu siamo amici ed è stato lui a propormi questa idea del libro, che si poteva insomma mettere assieme qualcosa: gli ho detto sì, d’accordo. Ci siamo così visti due-tre volte, non di più, occasioni in cui potevo magari riempire, in quel che aveva buttato giù, degli spazi che risultavano un po’ vuoti, vedi per esempio quando ero allenatore del Venezia o quando ero giocatore alla Sampdoria. Poi siamo arrivati alla bozza, ancora qualche aggiunta e stop, pure sul titolo abbiamo convenuto ed è stata insomma una cosa veloce, il tutto è iniziato giusto poco più di un paio di mesi fa”.

Il calcio adesso
“Beh, per me il calcio è stato tutto e sempre per me lo è tuttora. Certo che è un calcio molto cambiato quello di adesso (vedi Sfogliando…) e non posso non dirti che per come sono fatto, mi trovo certamente in disaccordo con l’attuale sistema, diciamo che lo trovo “particolare” e preferisco fermarmi qui. Quel che mi manca di più è proprio il campo, il gioco e il giocare. Ho fatto il calciatore, poi l’allenatore, mi mancano insomma “quelle” cose e certo non posso non vedere questa mia realtà di adesso, il fatto che sono proprio in disparte, è così”.



Sfogliando
(pag. 15) Chiedere a Bellotto di raccontare gli anni vissuti in bianconero, alla corte del presidente Rozzi, è come lasciar libero un bambino tra le giostre del luna park…

(pag. 19) “Sappiate (è il presidente Rozzi che parla) che se non prendiamo i due punti in questa gara per voi ci può essere un futuro, anziché in Serie A, nei miei cantieri. In questo periodo stiamo costruendo strade e stadi, gli operai non sono mai troppi”

(pag. 25) Per me (Bellotto) Ascoli rappresenterà sempre l’espressione di un calcio genuino, puro nonostante i limiti e difetti di un’epoca superata ormai da oltre quarant’anni. Il mondo del calcio ora è cambiato, ma è cambiato in peggio…



(pag. 28) … solo chi è stato a Genova e ha giocato in una delle due squadre cittadine può capire il significato di una rivalità sportiva che raramente si ritrova da altre parti…

(pag. 47) … proprio il fatto di aver ricevuto tanto, in termini di conoscenza, professionalità e anche educazione di fronte a determinati valori, mi convinceva a trasmettere agli altri, a chi, magari con vent’anni meno di me, si accostava al calcio giocato con quei sentimenti, quel sacro fuoco, che avevo provato anch’io…

(pag. 50) … ho fatto la mezzala di punta, a volte il difensore, il laterale, eccetera. L’entusiasmo, la voglia di fare, di correre, mi facevano dire sì a qualsiasi ruolo, pur di andare in campo la domenica…

(pag. 59) No, proprio non mi ci vedo protagonista davanti a una telecamera, il mio posto è la panchina, il mio studio è lo spogliatoio. Ecco, in questo caso forse non sono stato moderno: oggi l’allenatore deve avere il procuratore, un agente, o addirittura uno sponsor, tre figure che non ho mai avuto, mai voluto…



(pag. 60) … anche Pistoia mi è rimasta nel cuore, quel campionato mi ha regalato una ulteriore carica di entusiasmo, di voglia di stare in campo dalla mattina alla sera e anche di più…

(pag. 72) … e qui possono essere testimoni tutti coloro che hanno lavorato per il Venezia, che Zamparini dal punto di vista economico è sempre stato ineccepibile, puntualissimo, a differenza di qualche altro suo collega…

(pag. 81) Forse non me la sono goduta in pieno (Cagliari città), no, non ero un frequentatore della spiaggia del Poetto, l’itinerario per me più frequente è stato, come del resto anche nelle altre città che mi hanno dato la possibilità di allenare, quello che univa la casa e il campo dall’allenamento…

(pag. 110) Non ho sponsor, non ho agenti che mi tutelano, e mi sta bene così, anche se alla fine il conto lo pago io. Se sto andando verso la conclusione della mia carriera voglio farlo senza cambiare il modo di comportarmi, e dunque a testa alta e schiena dritta…

(pag. 130) Se ho un po’ di tempo libero punto su riviste, giornali e libri di calcio, gira e rigira si torna sempre là, ecco perché non mi considererò mai un ex. Non sono fatto per essere un uomo di casa.



LA SCHEDA
Da Camposampiero (Padova), classe 1949, Gianfranco Bellotto da calciatore ha vestito via via le maglie di Giorgione (D), Solbiatese (C), Reggina (B), Brescia (B), Modena (C-B), Ascoli (B-A), Sampdoria (B-A), Mestre (C2) e infine Bassano (Interregionale). Come “mister”, dopo l’esperienza da secondo col Pisa (con Materazzi in panca) e nelle giovanili del Mestre, ha allenato Giorgione (Interregionale), Pistoiese (C2), Mantova (C1), Fidelis Andria (B), Venezia (B), Treviso (B), Cagliari (B), Sampdoria (B), ancora il Venezia (B), Modena (A), Vicenza (B), Salernitana (C1) e Novara (C1).
▪ Di Chioggia, una laurea in giurisprudenza, a suo tempo responsabile delle pagine sportive de La Nuova Venezia, ora in pensione, Carlo Cruccu ci tiene a sottolineare che negli anni (come redattore sin dal 1988) ha avuto modo di assistere e raccontare sul giornale “esattamente 1060 partite” della squadra arancioneroverde.