Chiedimi chi era Gianluca

Scritto il 27/01/2023
da Nicola Bosio

Vialli nel ricordo di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare al suo fianco nei 14 anni da Consigliere AIC.

 



Gianluca Vialli è stato Consigliere dell’Associazione Italiana Calciatori dal 1985 al 1998, quattordici lunghi anni di battaglie sindacali che lo hanno sempre visto in prima linea, sin da quando, giovanissima promessa della Sampdoria, entrò a far parte del Consiglio Direttivo AIC alla sua prima vera stagione in Serie A. Il suo impegno e il suo apporto non sono mai mancati, nemmeno quando, dopo vittorie e trofei conquistati in maglia blucerchiata, con la Juventus e in azzurro, chiuse la carriera al Chelsea e dall’Inghilterra continuò a lottare e “metterci la faccia” per migliorare e salvaguardare i diritti dei colleghi delle categorie inferiori.



“Gianluca è stato un caro amico e un uomo di grande personalità, sempre gioioso e divertente” – lo ricorda Demetrio Albertini, Consigliere AIC dal 1994 a 2014. “Il primo ricordo è legato al mio esordio in Nazionale, quando nella prima partita in maglia azzurra mi sono trovato a lanciare e servire due campioni come lui e Roby Baggio. Un’emozione che non ho mai dimenticato”.



“Gianluca è poi sempre stato un leader, in campo e fuori. E un leader per natura si dona agli altri” – prosegue l’ex centrocampista del Milan. “Ha combattuto molte battaglie in prima fila e a tutela dei tanti calciatori delle serie inferiori che non avevano a quei tempi le nostre fortune. Me li ricordo quegli anni Novanta: sono stati anni di sindacato. Entrambi Consiglieri AIC, ma io giovane e alle prime armi, lui già un veterano. Gianluca non si è mai tirato indietro quando c’era da dare una mano ed è stato un vero e proprio frontman a difesa della categoria, come nella lotta per il Fondo di Garanzia a tutela delle centinaia di calciatori di Serie C appartenenti alle società estromesse dai campionati nei primi anni Novanta. Ci mise la faccia e l’impegno” – conclude Albertini – “da leader quale era".



Fu senza dubbio tra i “protagonisti” del primo sciopero “totale” del calcio italiano che l’AIC proclamò e mise in atto il 16 ed il 17 marzo 1996, sicuramente una tra le tappe fondamentali che hanno segnato la storia dell'Associazione. Uno sciopero voluto dai calciatori che, riuniti in Assemblea l’11 marzo ’96 guidati dal Presidente Campana e da Consiglieri come Vialli, Albertini, Zenga, Pecchia, Minotti, Marchegiani, Eranio e Ferrara, diedero prova di grande maturità, andando oltre ogni intimidazione, dimostrando grande senso di responsabilità su vertenze aperte quali il Fondo di Garanzia, la modifica della Legge 91, il rinnovo dell’Accordo Collettivo, la previdenza, i parametri dopo l’entrata in vigore della Legge Bosman, la ristrutturazione dei campionati, le persistenti situazioni di morosità, le continue aggressioni ai calciatori, oltre, su tutte, la richiesta del diritto di elettorato attivo e passivo.



“Ero anch’io tra le centinaia di calciatori che, grazie all’AIC, presero i soldi dal Fondo di Garanzia in quegli anni” – ricorda Umberto Calcagno, Presidente AIC e compagno di Vialli alla Sampdoria -  “e ho memoria degli interventi di Luca al fianco di Sergio Campana nell’assemblea dell’11 marzo 1996 a Milano; il loro esempio di quel giorno fece maturare in me il desiderio di entrare a far parte del nostro Direttivo”.



“Ricordo anche i tanti consigli ricevuti nell’indimenticabile annata dello scudetto” – prosegue Calcagno“soprattutto durante gli allenamenti pomeridiani svolti insieme nel periodo durante il quale aveva bisogno di qualche cross in più per recuperare da un infortunio”.
“Dentro e fuori dal campo”
– conclude il Presidente AIC – “il carisma di Luca è sempre stato fonte di ispirazione per chi ha avuto la fortuna di stargli accanto e ammirare la grande dedizione e il rispetto che aveva verso gli altri”.



Una persona speciale, un uomo coraggioso e leale, un compagno generoso e sincero. Doti riconosciutegli da tutti, qualità che non sono mai mancate nemmeno in quel suo ultimo incarico all’interno dello staff azzurro di Roberto Mancini, da sempre il suo “gemello” di sport e di vita: due amici, due fratelli, uniti per sempre in quell’indimenticabile abbraccio dopo la vittoria del Campionato Europeo a Wembley.



“Luca era una persona disponibile e deliziosa” – sottolinea il Direttore Generale AIC Gianni Grazioli “pronta ad aprirti le porte di casa sua a Londra (a pochi passi dal suo Stamford Bridge) con sincera amicizia anche se non eri una celebrità mondiale come lui. O a venirti a prendere in hotel e poi portarti a cena in uno dei ristoranti italiani che lui frequentava spesso con la famiglia e gli amici più cari. E, in uno di questi assai noto, trovarti addirittura inserito nel menù le Pennette alla Vialli”.



“A Londra, come in Italia, lo amavano tutti” – continua – “In AIC, come consigliere, ha avuto un ruolo trainante fondamentale (con la supervisione dell’avv. Sergio Campana) all’epoca del primo storico sciopero dei calciatori: sì è battuto mettendo sempre la faccia per assicurare dignità e diritti a tantissimi colleghi delle categorie minori, meno talentuosi e fortunati di lui”.
“Conserverò per sempre come suo prezioso ricordo l’ultimo messaggio vocale che mi ha inviato alla vigilia dell’ultima edizione del Gala del Calcio (lo scorso ottobre), alla quale purtroppo non potè partecipare per una nuova terapia che doveva iniziare proprio quel giorno:
‘Mi mancherete, vi seguirò in tv. Buon divertimento a tutti. Evviva l’AIC’ – le sue affettuose parole pronunciate con un tono carico di emozione”.



“Per tanti di noi che hanno avuto la fortuna di ammirarlo prima come calciatore e poi conoscerlo e frequentarlo” – conclude Grazioli “resta il dolore per la perdita di un amico. Per il calcio italiano l’esempio di un grande campione, un professionista con uno sguardo sempre aperto all’evoluzione futura che spero possa ispirare chi verrà dopo di lui”.