Pallone e dintorni... Nicola Sansone

Scritto il 30/01/2023
da Pino Lazzaro

“Dal Cilento, su a Monaco c’era andato prima mio zio, suo fratello maggiore, così poi mio padre l’ha raggiunto, tanti lavori, pizzaiolo, in ristorante, cuoco, poi pure fruttivendolo, dapprima all’interno del mercato generale, poi da indipendente. Mio padre, grande appassionato di calcio, a Monaco giocava nell’Us Gigi Meroni, tutti italiani, come campo avevano in affitto quello della Mtv Monaco, quella che è stata poi la mia prima squadra. Ricordo una foto, sono lì in casa, avrò avuto due-tre anni, quel pallone di stoffa che lui mi regalò, era giallo e blu. Quando andava a giocare mi portava con lui, credo sia stato proprio lì, guardandolo sul campo, che anche per me è diventata proprio una passione”.




Nel Bayern
“Avevo 4-5 anni quando ho iniziato con la Mtv Monaco, sempre mio padre a fare il tassista, era dall’altra parte della città da dove abitavamo, minimo mezzora. Non è che pensassi all’inizio di diventare un calciatore: è stato poi crescendo che ho cominciato a capire di più, a 11 anni sono entrato nel settore giovanile del Bayern Monaco ed è stato così poi che un po’ alla volta il calcio è diventato un obiettivo, un traguardo”.

I miei
“A 15 anni ne facevo proprio tanti di gol, forse il sogno potevo insomma arrivare a realizzarlo, senza sapere però se arrivavo a farcela. Se guardo indietro, vedo quanto mi ha dato ciascun allenatore, certo coloro che più mi hanno insegnato e aiutato sono stati però i miei genitori, io li so i sacrifici che hanno fatto per me. E se mi chiedi i miei di sacrifici – e non so se chiamarli proprio così – allora ti dico anch’io le “solite” cose, io a casa che facevo magari degli esercizi e i miei amici che uscivano, ma non è che mi pesasse, è così”.

Uno su mille
“L’ho sentita spesso quella frase e devo dirti che ogni volta pensavo che potevo anche essere giusto io quell’uno… ricordo che a 14 anni lo capivo che ero bravo, senza però mai essere arrogante e presuntuoso, è stato quello che mi hanno insegnato i miei genitori a farmi arrivare, ecco quello che ho messo soprattutto di mio: umiltà e volontà. Mai buttarsi giù e continuare a crederci”.



Guardando Roby
“Chi ho sempre seguito, quello a cui ho sempre guardato è lo stesso di mio padre: Roberto Baggio. Persino le partite del Brescia, quelle guardavo, giusto per vederlo, le cose che faceva. Con la scuola sono arrivato alla maturità, sempre a Monaco di Baviera. Difficile sono state le ultime annate, il calcio richiedeva più tempo e come lingue oltre all’italiano e al tedesco, me la cavo con lo spagnolo e l’inglese.

Lavoro o “lavoro”?
“Lavoro per me lo è diventato quando sono diventato un professionista, un lavoro che definisco comunque, come dire, metà e metà: certo non si tratta delle otto ore fisse al giorno, però oltre alla pressione che abbiamo, ce ne sono tante e tante altre cose attorno e dentro al giocare a calcio, specie ora, con i social media, quanto è cambiato. Ricordo comunque lo choc che ho provato quando sono venuto per la prima volta a giocare in Italia, col Crotone. Venivo dal Bayern, abituato fin troppo bene e capitato in una realtà parecchio diversa, poco da fare. Però poi il tutto si è trasformato in una grande esperienza: ho imparato tanto e sono molto felice di averla fatta”.


Quella Liga
“Ero al Sassuolo e in Spagna ho voluto andarci soprattutto perché volevo capire chi ero, misurandomi con un campionato che a quel tempo era il top, erano tutti lì i più forti, da Messi a Ronaldo, Neymar, Suarez eccetera. Sì, diciamo che poi mi sono “promosso”, abbastanza bravo lo ero anch’io”.

Quei 53 metri…
Villareal-Real Sociedad: quel gol da più di 50 metri? Già avevo segnato in quella partita, ero libero di testa ed è stato istinto, un attimo di “follia”: stop orientato in avanti, l’ho visto che era un po’ fuori, ma nemmeno poi tanto, forse vicino al rigore e ho calciato forte… come immagine ricordo il salto d’esultanza che ho fatto, un salto di felicità”.

Più e meno
“Il divertimento adesso è quello che provo ogni giorno all’allenamento, specie quando sei lì che tocchi la palla, che si gioca, il dribbling, i tiri in porta. Poi, si sa, c’è la corsa, le ripetute, tutte cose che certo servono, ma per me non sono così divertenti. Quel che non mi piace di questo nostro mondo è quello che è diventato oggi l’aspetto mediatico, con una mancanza di equilibrio che non so, oggi giù e il giorno dopo su, bisogna essere bravi a non perderlo sto equilibrio e il mio modo è quello in pratica di “assentarmi”, meglio lasciar stare. Le pagelle? Ormai lo so da me come ho giocato, se bene o no: le leggo se mi capita magari di aver sottomano un giornale, ma non le vado a cercare”.



W l’adrenalina
“No, non sono uno ansioso, non è che prima le senta più di tanto le partite, per dire nessun problema a dormire la vigilia. È poi, quando finalmente si entra in campo, che c’è sta roba qui dentro, l’adrenalina, una sensazione bella, che mi piace. Ammetto, quando le cose andavano male, anche in casa l’aria diventava brutta e pesante… ora però va meglio, specie da quando è nato il secondo figlio, riesco a essere più tranquillo”.

Io e loro
“Nello spogliatoio sono uno che parla molto, non certo un “muto”, direi allegro, che ride e cerca pure di far ridere. Per quel che riguarda i giovani, dipende da loro, da come sono fatti. Qui con noi c’è per esempio Antonio Raimondo, è giovane, gli sto un po’ attento, forse anche perché viene dal Cilento, come i miei. Qualche consiglio glielo do, vedo che ascolta ma ce ne sono tanti che non lo fanno. Da giovane posso dire che ero uno silenzioso, che cercava di vedere e imparare dagli altri, da alcuni almeno. Quel che conta è il rispetto, che non ha età e quando capitava che non ne avessero con me, anche se giovane mi facevo sentire”.

Dopo
“Al dopo capita che ci penso, a volte ne parliamo anche tra noi compagni e proprio non so cosa dire, è difficile. A volte mi vedo come allenatore di bambini, altre come procuratore e insomma si capisce che non ho certo le idee chiare…”.



Classe 1991, nato a Monaco di Baviera – là dove s’erano trasferiti i genitori – dopo la trafila nel settore giovanile del Bayern Monaco, ha via via vestito le maglie di Crotone (B), Parma (A), Sassuolo (A), Villareal (Liga) e Bologna (A, da gennaio 2019). In maglia azzurra dall’Under 17 all’Under 21, sono tre le sue presenze con la Nazionale maggiore.