Con Massimiliano Favo, allenatore Italia U15

Scritto il 11/02/2023
da Pino Lazzaro

 Pagine Azzurre 



“Ero nel settore giovanile del Napoli e ricordo che gli allenatori cercavano di “costruire” anche dei capitani: un po’ i loro insegnamenti, un po’ un qualcosa che devi avere già dentro. Nella mia carriera poi di calciatore, il capitano l’ho fatto spesso, anche là dove magari c’ero giusto da un anno, sempre molto curioso e attento al lavoro degli allenatori che ho avuto, anche di quelli che magari mi facevano giocare poco, con sempre quel mio cercare di capirne il perché. Ho giocato sin oltre 37 anni e per il mio futuro l’unica idea è sempre stata quella di fare l’allenatore, mai pensato ad altro”.

Calma e gesso
“Quel che più mi piace è vedere la squadra che cerca proprio di giocare, il costruire qualcosa, passando per il miglioramento dei singoli calciatori. In panca mi aiuta l’esperienza, l’idea è sempre quella che loro, i ragazzi, si divertano: dimostrando l’ansia che magari ho, posso togliere tranquillità… diciamo che cerco di non fare trasparire alcunché, sono riflessivo, ecco”.



Esperienza
“Dopo tanti e tanti anni in cui ho allenato prime squadre, posso contare direi su una certa tranquillità di fondo e anche serenità rispetto magari a un giovane, ambizioso di suo e si sa che tutti pensano di poter fare meglio: ora come ora sto sì vivendo una situazione di crescita, ma più per i ragazzi che per me. Aggiungo che lavorare nel Club Italia è molto gratificante, sia per le strutture a disposizione, sia perché puoi interagire con figure di grande competenza e professionalità, in tutti i settori, pure quelli che si vedono poco, che so, dallo staff medico al match analyst e tutto il resto”.

Il tempo è poco
“Quel che mi manca non è tanto l’andare quotidianamente al campo, quanto la poca possibilità che si ha, visti i nostri tempi, di migliorare i ragazzi, di incidere su determinati difetti e meglio va quando come assistente di Corradi con l’U17 ci sono manifestazioni in cui c’è più tempo, si sta più giorni assieme e così si può “entrare” un po’ di più. No, non mi danno del tu, mi chiamano giusto mister”.



In Italia e nel mondo
“Quello su cui possiamo confidare è una area scouting della Federazione diffusa in tutta Italia e sempre più pure all’estero. Ormai di italiani in giro per il mondo ce ne sono dappertutto, figli di immigrati o con doppia nazionalità per via di matrimoni con stranieri e tra l’altro spesso sono proprio i genitori, molto legati alla maglia azzurra, a contattarci via mail. Per quel che riguarda l’U15, dopo tutto il lavoro di scouting che viene portato avanti, s’organizzano sempre quattro raduni territoriali tra nord, centro-nord, centro-sud e sud, arrivando poi nel periodo natalizio, con le scelte fatte nei vari raduni, a un vero e proprio torneo interno: in pratica 88 ragazzi, 22 per squadra, io con la “mia” Nazionale contro le altre tre formazioni”.

Vedere e rivedere
“Un lavoro insomma di scrematura portato avanti tutti assieme, dovendo sempre tener conto dei tempi della crescita, di chi matura più tardi o di chi magari era assente per malattia eccetera. Decisioni insomma mai definitive: vale sempre la pena vederli e rivederli. E poi l’andare in giro, proprio come fanno gli osservatori, verificando qualcuno già scelto… si arriva insomma a un tempo praticamente pieno, considerando pure il lavoro “da ufficio”, con relazioni su relazioni”.



Ragazzi d’oggi
“Sono ragazzi che vediamo aver già avuto la loro “scuola” dai club, sanno come comportarsi, c’è educazione e pure noi come Club Italia mettiamo i nostri punti e virgola e aggiungo che se un ragazzo viene per qualche motivo “punito” dal suo club, che so, per una squalifica, è uno stop che sconta anche con noi. Certo ora sono ragazzi che vivono dinamiche chissà quanto lontane da quelle di un tempo, ci sono i social, famiglie che ora per davvero spingono, club che per non perderli fanno contratti anche a ragazzi di 16 anni e già questo può incidere sulla loro “fame”; comunque sia, vedo che ci tengono proprio tanto alla maglia azzurra”.

Ancora gli scarpini?
“No, no, non gioco più, meglio lasciar stare a questa età, fin troppo facile farsi male: già vederlo rotolare lì il pallone è un bel vedere, basta così”.



▪ Classe 1966, a suo tempo centrocampista in A col Napoli, poi via via – tra Ci e B – con Salernitana, Lucchese, Torres, Palermo, Ascoli, Atletico Catania, ancora Lucchese, Ancona e Viterbese. Dopo le tante esperienze in panchina con Giulianova, Viterbese, Atletico Trivento, Ancona, Maceratese, Taranto, Campobasso, Vastese e Paganese, Massimiliano Favo ha iniziato a collaborare con la Figc dal 2019,