“Da piccolino facevo nuoto e tennis, poi ho finito per continuare con il nuoto, sono stati i miei genitori a decidere e a me andava bene, mi piaceva l’acqua. Un qualcosa che me la porto ancora con me, continua a piacermi, se così non fosse credo proprio che smetterei. Magari ci sono mattine che devo sforzarmi di più, ma mi pare una cosa normale questa. A 10-11 anni già ci andavo 6 volte la settimana in piscina, gli amici uscivano e io no, giornate organizzate, nuoto e scuola e col fatto di allenarsi tutti i giorni una certa mentalità per forza te la fai e più di qualcuno che ci è passato, mi sta indicando come questo tipo di mentalità ora la trovano utile pure nei loro lavori”.
Consapevolezza
“No, non c’è stato un momento in cui ho capito che poteva diventare qualcosa di più ‘serio’. In effetti è un qualcosa che ho sempre fatto, in me e con me la passione e devo dire che m’è pure venuto bene in tutto questo tempo, vuol dire che ci sono insomma portato. Posso dire che lo sapevo dentro e sono andato avanti così, ancora e ancora, a scuola non un cervellone, ma pure per il poco tempo che sempre ho avuto”.
Voglia e impegno
“È un lavoro per modo di dire, per me è lavoro perché è solo quello che faccio, diciamo che lavoro nuotando, ma nello stesso tempo non lo considero proprio un lavoro, continua a piacermi e non è che sia una cosa scontata questa. Di mio posso dire d’averci sempre messo la voglia di fare tutto quello che faccio. Ripeto: da ragazzino i miei amici uscivano e io no e non sono tanti che lo fanno. Un qualcosa che finisce per fare la differenza, acquisisci una mentalità che ti porti dietro. Voglia e impegno e certo tanto hanno voluto dire i miei genitori, loro a farsi quei 45’ all’andata e quei 45’ al ritorno per portarmi, di certo senza di loro non ce l’avrei fatta, cambiando poi pure città, scuola eccetera”.
Privilegio
“Sì, mi sento proprio un privilegiato. Giro il mondo e lo faccio gratis: non importa se non è che si veda poi tanto tra aeroporto, albergo e piscina. Da poco ho 22 anni, la maggior parte alla mia età magari ancora studiano, i genitori a “mantenerli”, io invece ora posso aiutarli, famiglia super tranquilla la mia, un negozio per mia mamma e papà infermiere, sono cresciuto con umiltà e – ripeto – sto facendo qualcosa che proprio mi piace. Il sacrificio più grande? Forse quello di aver cambiato casa, soprattutto per la distanza con mio fratello, introverso come me, l’avrei potuto aiutare magari un po’ di più, a me il fatto di nuotare e girare il mondo ha aiutato ad essere un po’ meno chiuso, meno sempre per conto mio”.
Settimana tipo
“Una settimana piena la mia, 9 volte in piscina e 3 volte in palestra. Allenamenti doppi lunedì, martedì, giovedì e venerdì e ho libera la domenica e il mercoledì pomeriggio. Nello specifico, al lunedì e al venerdì, sia al mattino che al pomeriggio sono sempre in acqua, centinaia di vasche; al martedì e al giovedì in acqua la mattina e al pomeriggio palestra; mercoledì mattina “solo” in acqua la mattina, idem al sabato, con l’aggiunta, subito dopo la piscina, di un paio d’ore in palestra”.
Agonista
“Vado meglio in gara che in allenamento, lì in effetti capita più volte che mi “bastonino”. In certe gare, pensa poi all’Olimpiade, lì è stato complicato, un po’ di ansia me la porto dentro, ma tutto sommato ci riesco a gestirla. Di allenamenti credo di non averne mai saltato uno: sai che devi farlo e a me ancora viene tutto molto naturale”.
L’obiettivo n.1
“Vedendo gli stili, è a dorso che tutto sommato vado più forte, anche se trovo più divertente lo stile libero, è quello che mi piace di più. Quest’anno l’appuntamento più importante sono i Mondiali, a luglio, a Fukuoka in Giappone e se mi chiedi poi quale possa essere il ‘famoso sogno nel cassetto’, allora penso all’Olimpiade, sicuro. Dopo? In effetti qualche volta mi capita anche di pensarci, chissà, certo che ora come ora non so proprio quel che vorrei fare, si vedrà più avanti”.