La maglia dell’eroe dormiente

Scritto il 20/02/2023
da Stefano Ferrio


Senza numero la casacca di un giovane Vialli che riposa nel verde

 


Un letto d’erba
A proposito di maglie e calciatori non comuni, chissà se ha un nome il fotografo a cui dobbiamo questo scatto di fanciullesca bellezza. Domanda da cui ne discende immediatamente un’altra: la data a cui risale la fotografia ci riporta davvero alla stagione 1989-90 indicata nella didascalia? Perché in realtà sembra un’istantanea materializzatasi appena adesso, per mostrarci il prato verde dove Gianluca Vialli riposa in quell’angolo della nostra memoria dove c’è posto unicamente per immagini fatate e intoccabili come questa.

Impronte indelebili
Di certo, non sembra un caso trovarla nel favoloso archivio fotografico dell’Associazione Calciatori perché, come abbiamo già avuto modo di capire in queste storie, si tratta di un luogo, più virtuale che fisico, in cui i protagonisti di ormai 125 anni di italico football hanno lasciato non semplici fotografie, bensì impronte indelebili, quanto non riproducibili altrove, dei talenti, e prima ancora dei tratti di umanità, per cui meritano di essere ricordati.



Innata giocosità
È un’inclinazione a cui non poteva sottrarsi Gianluca Vialli, nato a Cremona il 9 luglio 1964 e scomparso a Londra lo scorso 6 gennaio per essere destinato a rimanere fra i “grandi” attaccanti del calcio italiano. Precisando che grande, nel senso di “unico”, Gianluca è stato sul campo di gioco, dove dal 1981 al 1999 ha segnato quasi 200 gol con le maglie di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea, oltre che della Nazionale azzurra, e grande si è confermato anche dopo, ammirato per uno stile dove punti di vista mai superficiali o scontati coesistevano carismaticamente con un’innata attitudine alla giocosità e alla battuta. Lo ha dimostrato via via come allenatore, opinionista televisivo, e infine dirigente accompagnatore dell’Italia campione d’Europa affidata all’amico-fratello Roberto Mancini, lo stesso assieme a cui ha trascinato la Samp della stagione 1990-’91 all’unico scudetto della sua storia.



Mille Vialli
Nell’archivio dell’AIC questa colorita multiformità di pose, abiti ed espressioni si riflette in una serie di foto dove rivediamo quasi tutti i Vialli affacciatisi sulla ribalta di una carriera senza uguali: mentre tira, in fuga palla al piede, esultante, trionfale, goliardico, adolescente, super-atleta, elegante, riflessivo, commosso, istituzionale, davanti ai microfoni, seminudo, al salto di testa, durante l’allenamento, addirittura con sigaretta pendula tra le labbra.



Pezzo unico
Sono immagini spesso folgoranti, ma di cui si trovano altre versioni dentro archivi di giornali, società sportive, semplici tifosi. Nulla che somigli lontanamente a questo eterno ragazzo dai riccioli ribelli, adagiatosi su una coltre d’erba dove provare la libertà di chiudere gli occhi per scoprire chissà quali meraviglie. Nume sognante, felice di sentirsi a casa “dentro il verde” di un campo da calcio.
E, non fosse per la fascetta biancorossa sulla manica, la sua sembrerebbe più una maglia dell’Italia che della Samp.
Una maglia comunque senza numero.
Un “pezzo unico”, come Gianluca.