La casacca del “paso doble”

Scritto il 27/02/2023
da Stefano Ferrio


Di un Bologna d’altri tempi la divisa indossata da un Amedeo Biavati passato alla Storia per il suo irresistibile “passo doppio”

 


Quello non è Maradona, ma l’altro è un Mito
Guardando il ragazzino a sinistra, così scuro e brevilineo, sentiamoci pure liberi di immaginare che sia un giovanissimo Diego Armando Maradona, a cui somiglia non poco. Il che appartiene all’impossibile, puntualizza la ragione, perché qui siamo a Bologna nei primissimi anni ‘70, in un’epoca quindi in cui, dall’altra parte dell’oceano, il futuro “Pibe de Oro” è un ragazzino appena inserito nel vivaio dell’Argentinos Juniors di Buenos Aires.



Medeo
Ma la ragione cos’ha da intromettersi ammirando questa foto? Dove l’attempato signore in maglia bianca con fascia diagonale rossoblù (che all’epoca avremmo definito “da trasferta” perché si usava giocare in casa con la divisa ufficiale) non è un tesserato del Bologna dei Bulgarelli, degli Janich e dei Savoldi allenati in quella stagione da Edmondo Fabbri, detto “Mondino”.
Cosicché, quando si apprende di essere davanti a un “ultracinquantennne” Amedeo Biavati, nato a Bologna il 4 aprile 1915, centrocampista di puro genio, con ubriacante inclinazione alla fascia destra, e Campione del Mondo nel 1938 nelle fila dell’Italia allenata da Vittorio Pozzo, l’immaginazione può prendere simpaticamente a calci ogni residuo di raziocinio perché ha una buona volta di che volare.
Perché magari non sarà Maradona quella giovanissima promessa, impegnata in un’amichevole con in campo le vecchie glorie del Bologna, però rievoca lo stesso la fisiognomica classica del football argentino, a cui “Medeo”, come lo chiamavano in campo i compagni di squadra, apparteneva in senso elettivo.



La “Bicicleta” di Calomino
Da laggiù, dagli stadi che punteggiano come oasi roboanti di tifo la piatta e sconfinata Pampa argentina, a cominciare dai primi anni del ‘900 arrivano le leggende disegnate in area di rigore da cannonieri della stoffa di un Pedro Bleo Fournol, nato a Buenos Aires nel 1892, meglio noto come Pedro Calomino. È questo il nome di battaglia con cui lo invocano idolatranti i tifosi del Boca Juniors, ripagati con ben quattro titoli nazionali, conquistati da Calomino sedendo a terra nugoli di avversari tramite la mossa della “Bicicleta”, ripetuta falsa partenza con il piede messo davanti al pallone, e successivo scatto utilizzando l’altro non appena il malcapitato di turno calcia disperatamente l’aria al posto del cuoio.



Doppio passo
Si tratta di un numero attualmente esibito nel repertorio di Cristiano Ronaldo, ma a suo tempo adottato come “doppio passo” (o “paso doble, per dirla alla spagnola) da campioni nati qualche decennio dopo il bomber del Boca. Se uno è l’olandese Law Adam, comparso come leggiadra meteora negli stadi svizzeri e fiamminghi dei primi anni ‘30, l’altro è senz’ombra di dubbio il nostrano Biavati, educato sin dalla tenera età a ovviare con finte illusionistiche ai limiti atletici dovuti ai propri piedi piatti.
Scivolando inafferrabile lungo la fascia destra, Medeo eroga contributi decisivi prima al “Bologna che tremare il mondo fa” vincitore di quattro scudetti negli anni ‘30, e poi alla Nazionale di Pozzo, dove debutta direttamente ai quarti di finale dei Mondiali parigini del ‘38 per non lasciare più quel posto da titolare fino alla finale vinta 4-2 contro l’Ungheria. Pur seminando grappoli di avversari con il suo “paso doble”, Biavati non segna alcun gol in quelle tre partite, ma solo perché riserva il proprio catalogo di stoccate a successive, lussuose amichevoli. Una su tutte la partita pareggiata 2-2, il 13 maggio 1939 a Milano, con l’imbattibile Inghilterra dell’epoca, sfida passata alle cronache grazie al suo gol, realizzato entrando in porta palla al piede dopo avere tramortito di finte centrale e portiere anglosassoni.



In campo fino a 40 anni
È un “numero” per il quale merita gli applausi degli stessi giocatori inglesi, alimentando così la mitologia che accompagna Medeo per il resto della sua lunga carriera. Gli ultimi bagliori di tanto splendore calcistico suscitano commozione nei tifosi del Fano che, durante la stagione 1955-’56, ammirano Biavati alla guida dei propri beniamini, protagonisti della cavalcata che li porta dal campionato di Promozione alla Quarta Serie. In dodici partite l’allenatore-giocatore Amedeo Biavati entra di nuovo in campo a 40 anni suonati, evento rarissimo per l’epoca.
Ma non lo fa a caso, dato che mette a segno la bellezza di tre gol.