La divisa dell’ipnotista

Scritto il 06/03/2023
da Stefano Ferrio

Dall'archivio fotografico AIC spunta un Gianpiero Combi che esce di pugno vestito di bianconero come se giocasse all’attacco e non in porta.

 



L’eleganza e l’audacia di “Fusetta”
Non sono traveggole, bensì realtà questo portiere della Juve che esce spavaldo a pugno chiuso per anticipare un malcapitato avversario. Se uno obietta che indossa la maglia a righe bianconere dei dieci giocatori “in campo”, e non la divisa di diverso colore prevista dal regolamento allo scopo di non generare confusione nella terna arbitrale, gli si può solo rispondere che si tratta pur sempre di Gianpiero Combi, nato a Torino nel 1902 e morto di infarto a Imperia, nel 1956. Uno talmente ligio ai canoni dell’eleganza che, nel caso, poteva uscire dallo spogliatoio anche in smoking per fare quanto da lui ci si aspettava: parare tutto il parabile, con qualche incursione nell’imparabile, grazie a un piazzamento esemplare, accompagnato da quella tempestività nei tuffi e nelle uscite per cui seppe meritarsi il nome di battaglia “Fusetta”, che in dialetto piemontese significa lampo.



Proverbiale signorilità
Ora, è riduttivo circoscrivere nome e cognome del personaggio alle generalità di uno dei più grandi portieri di ogni tempo, e non solo in Italia, dove divide un ideale podio con Aldo Olivieri e Dino Zoff. Ci fosse posto per un quinto gentiluomo, oltre a D’Artagnan, nella saga dei “Tre moschettieri” narrata da Alexandre Dumas, Gianpiero Combi sarebbe stato perfetto per ricoprire quel ruolo. Perché, del cavaliere della guardia reale aveva una notoria spavalderia, arrivando a restare fra i pali anche con tre costole incrinate, come accaduto durante una partita con il Modena, ma anche la proverbiale signorilità del portiere che solitamente indossava maglioncini bianchi e braghe di fustagno fornite a lui in esclusiva da un pregiato sarto torinese. Nelle tasche di quei pantaloni infilava spesso le sigarette che era solito fumare fra un tempo e l’altro, spirali di nicotina che amava disegnare anche alla guida delle Fiat 501 o delle Lancia decapottabile rosse - carrozzate Pininfarina - con cui soddisfaceva la sua risaputa passione per le automobili.



Classe e scorza dura
A Gianpiero Combi dirigenti e tifosi della Juventus, l’unica squadra in cui ha militato fra il 1921 e il 1934, perdonavano qualsiasi debolezza, sapendo quanto insostituibili fossero la sua classe e la sua audacia nel presidiare la porta bianconera, concorrendo in modo determinante alla conquista di cinque scudetti. Né gli mancava la scorza dura con cui superare choc come i sette gol beccati al debutto contro la Pro Vercelli, il 5 marzo 1922, secondo lo stesso destino che lo accompagna in Nazionale, dove esordisce il 6 aprile 1924 a Budapest raccogliendo nel sacco i sette gol subiti dal formidabile squadrone magiaro dell’epoca.



Imbattibile
Sapeva sempre come rifarsi, “Fusetta”. Che nel 1926 fissa a 934 minuti di imbattibilità in Serie A un record assoluto superato solo novant’anni dopo da Gigi Buffon. E che nel 1934, chiamato dal CT Vittorio Pozzo a sostituire all’ultimo momento il portiere titolare Carlo Ceresoli, fratturatosi un braccio in allenamento, ripaga tanta fiducia parando tutto il parabile, e qualcosa di più, sulla strada del primo titolo mondiale vinto dall’Italia.
Difficile dire di no a uno come Combi. Autorizzato a fare il portiere anche con la stessa maglia del centravanti, se era il caso.