La partita che non dimentico... Federico Moretti (Ancona)

Scritto il 22/02/2023
da Pino Lazzaro


Classe 1994, abruzzese di Teramo, Federico Moretti ha via via giocato con Milazzo (C2), Riccione (D), S.Nicolò (Eccellenza – D), S. Nicolò Notaresco (D), Matelica (D-C) e Ancona-Matelica (C); da questa stagione, la 22/23, con l’Ancona.

 

“Tra tutte, una non posso proprio non ricordarla. Due stagioni fa, io col Matelica, in quello che è stato pure il mio primo anno da professionista, io che di Serie D ne ho fatta tanta, io che ho giocato pure in Eccellenza, io che consideravo la Serie C come una “vittoria”, là dove m’ero prefissato di arrivare. Un anno quello in cui mi ero messo in gioco e volevo vedere insomma se ci potevo stare”.


Tripletta
“Partita del girone di ritorno, Matelica-Padova, loro che erano primi in classifica, uno squadrone, all’andata avevamo perso. Sai com’è, una di quelle giornate che per davvero sono da incorniciare: abbiamo vinto 4 a 1, ho fatto una tripletta e pure in quell’altro gol ho messo del mio, procurando un rigore. Ce l’ho ancora quel pallone, tutto autografato dai compagni e mi capita così, ancora e ancora, di ripensare a quella partita. E quante chiamate sino alla sera, amici e persone che pure non conoscevo e sai cosa ho fatto? La maglietta di quel giorno l’ho messa in un quadretto, vicino c’è il pallone e una foto e per me è un qualcosa che rappresenta un po’ tutto: tra l’altro, quella rimane ancora l’unica tripletta che ho fatto”.

Possibile?
“No, sono stati gol “normali”, non ho fatto chissà che cosa, forse il secondo un po’ di più, spalle alla porta, ho fatto perno sul difensore e l’ho messa dentro di sinistro, che non è poi il mio piede. Di sicuro però è stato importante, loro avevano fatto il 2 a 1 ed è stato quel gol a tagliare loro un po’ le gambe. Un’immagine? Subito qui ricordo l’esultanza dopo il mio terzo gol, m’ero inginocchiato, io stesso incredulo di quel che avevo fatto e poi il mucchio con i miei compagni, loro pure a prendermi un po’ in giro, ma come era possibile, ste cose qui”.



Mettersi alla prova
“È vero, non ho poi cambiato molto: il fatto è che se mi trovo bene in un posto, non sono uno a cui piace cambiare e ho sempre avuto la fortuna di trovarne tante di brave persone. Ho giocato parecchi anni col S. Nicolò, lì vicino casa, stavo bene ma ho capito che per provare ad arrivare al professionismo dovevo cambiare, dovevo “uscire”. È arrivata così la chiamata del Matelica e da lì è partito tutto, con una società che sa come farti star bene e si sa che specie di questi tempi non è che sia così frequente trovare delle società serie. Quel che ora ho dentro è di puntare al meglio. Dalla D sono salito in C, ho 28 anni e una maturità adesso che anni fa non avevo. Esperienze ne ho fatte tante, persone e compagni che via via mi hanno fatto crescere e penso/spero di dare ancora tanto. Mi rendo conto che realisti lo bisogna essere, la A continuerà magari a rimanere giusto un sogno, ma – chissà – la B potrebbe forse arrivare, anche a 30 anni, c’è chi ce l’ha fatta a quell’età…”.



Lì dentro
“Nello spogliatoio sono uno a cui piace scherzare, zitto insomma non riesco a starci, però li so riconoscere i momenti, quando parlo so con chi posso farlo. Però devo ammettere che se c’è da incitare e dire qualche parola in più, ecco, non sono il tipo”.

Dopo
“Ci penso spesso, lo so bene che lo sport non potrà durare per sempre, per questo ora come ora cerco comunque di godermi il presente e sarà magari più avanti, che so, tra un paio d’anni che ci penserò di più. Non so, può darsi il rimanere in qualche modo dentro l’ambiente del calcio, non però come allenatore, vedo e rifletto su quelli che ho conosciuto e in quel ruolo proprio non mi ci vedo. Un’idea, m’è sempre piaciuta, è quella di aprire magari un negozio di abbigliamento giovanile, ma è giusto un pensiero… l’importante sarà intanto concludere questa mia “carriera” di calciatore nel miglior modo possibile”.