Da lontano... Riccardo Piscitelli

Scritto il 17/03/2023
da Pino Lazzaro


Mezőkövesd-Zsóry, Nemzeti Bajnokság I, Ungheria

Classe 1993, portiere: dopo le giovanili col Milan ha via via giocato con Carrarese (C1), Benevento (C1-C-B-A), Carpi (B), Dinamo Bucarest (“A” rumena) e Nacional (“A” portoghese, “in mezzo all’oceano”, nell’isola di Madeira); ora nella “A” ungherese col Mezőkövesd-Zsóry.  

“Fin da piccolo e poi anche quando ero al settore giovanile del Milan ricordo che ce l’avevo sempre quest’idea di andare a giocare all’estero ed erano così quelli i portieri a cui sempre guardavo, quelli appunto all’estero, loro che in genere hanno una tecnica più libera della nostra e sono meno “impostati”. Dopo l’anno col Carpi di offerte importanti non ne avevo e così quando mi è capitata l’occasione dalla Dinamo di Bucarest, squadra conosciuta e buono era pure il contratto, ho deciso di andare, di mettermi in gioco”.

Non solo calcio

“È stato in questo modo che mi si è aperto un mercato nuovo, diverso. Sono stato poi in Portogallo, peccato che siamo stati sfortunati, retrocessi, per me portiere le offerte erano quelle che erano e così la chiamata dall’Ungheria ed era comunque di una squadra della prima Lega: non ho fatto fatica a dire sì. Uscire dalla “nostra” comfort zone significa per me la possibilità di aprire gli occhi, conoscendo persone con differenti mentalità, tradizioni, cultura. Un qualcosa che va oltre i soldi e non avendo ancora ricevuto… l’offerta della vita, il calcio ho cercato di sfruttarlo per vivere intanto questo tipo di emozioni, questo tipo di esperienze”.


Nella capitale

“Vivo in un appartamento, a Budapest, un’ora grosso modo di distanza da Mezőkövesd. Per me, nato e cresciuto a Milano, non c’è molta differenza nel vivere in questa loro capitale, tra l’altro ne ho conosciuti diversi di italiani, mi sono ambientato molto bene, con una vita direi di un 20% meno cara che da noi. In Italia? Ci torno ogni 5-6 settimane”.

Settimana tipo

“Grosso modo è la stessa che da noi, qui comunque ci si allena tutti i giorni ma solo la mattina, mai doppio ed è stata una decisione presa dall’allenatore assieme alla squadra. Parto alla mattina verso le 7.30 e torno per le 15.30; non è obbligatorio ma si può mangiare tutti assieme ed è quello che di solito faccio. Devo dire che non è male il cibo, certo il nostro è il migliore al mondo, però se guardo qui quel che mangiamo come squadra ecco che c’è più scelta, più varietà, non il nostro solito riso-pollo-bresaola… No, niente ritiri, anche questa una scelta presa assieme da allenatore e squadra; solo per la trasferta più lunga, sono sei ore, si parte la sera prima”. 

Tappeti verdi

“Il centro sportivo è proprio bello, con tanto di albergo, 4 campi in erba, di cui uno riscaldato, un paio in sintetico (all’interno e all’esterno) e a proposito di erba il nostro stadio è quello che ha l’erba migliore, proprio una magia. I campi qui li curano davvero tanto e c’entra pure il fatto che il loro primo ministro è molto appassionato di calcio, parecchi i contributi di denaro, ci stanno proprio attenti. Stadio che ha la capienza di 6000 spettatori, ne ha in tutto sui 18.000 la città. Il calcio giocato che vedo è un bel mix tra quel che ho visto in Portogallo, con la palla sempre a terra e quello che ho visto invece in Romania, molto fisico”.

 


Comunicare

“Nello spogliatoio per quasi tutti la lingua è l’inglese, ci sono parecchi stranieri, siamo più degli ungheresi (io qui sono il primo italiano nella storia del club) e in più c’è da dire che la loro lingua è proprio impossibile da imparare, non per niente è definita tra le più difficili al mondo”.

Identikit

“Come portiere penso d’essere, come dire, molto bilanciato e mi ritengo abbastanza abile in tutti gli aspetti. Mi è sempre piaciuto giocare con i piedi, così come uscire; quel che in effetti mi è mancato in fondo è stato proprio giocare, un po’ per gli infortuni, un po’ per varie situazioni che si vengono a creare e sto fatto di aver giocato poco me ne ha fatto perdere di treni”.

Nello spogliatoio

“Né un muto, né un casinista e aggiungo che quel che per me è proprio importante a livello di comunicazione è il saper scherzare, un qualcosa davvero fondamentale, che proprio serve. Non sono per fortuna permaloso e dunque mi piace sì scherzare ma pure essere preso magari in giro e sto fatto dello scherzare mi accorgo che è un qualcosa comunque più per noi “mediterranei”, vedo gli spagnoli per esempio, loro qui sono insomma un po’ più seri”.

Buon momento

“Sono nel pieno delle mie prestazioni, due rigori parati, per quattro volte il migliore in campo, è un periodo proprio bello quello che sto vivendo. Di pressione ne abbiamo poca, non di certo nella nostra squadra, città piccola e non è poi che ne venga tanta di gente alle partite, forse è questa l’unica nota dolente. E poi, vivendo a Budapest che problemi puoi avere, penso a uno che gioca per dire nel Feralpisalò e vive a Milano…”.


Futuro

“Per il dopo non so ancora bene. Qualche idea ce l’ho, assieme a miei due amici, uno di Milano e l’altro che ora vive a Miami, c’è questa idea di un qualcosa nel settore immobiliare ma si vedrà, di certo ora sono molto e molto focalizzato sul calcio, con tutto quello che sto vivendo da queste parti”.