La partita che non dimentico... "Jimmy" Allegrini

Scritto il 03/05/2023
da Pino Lazzaro


Classe 1989, Giacinto “Jimmy” Allegrini ha via via giocato con Bari (B), Noicattaro (C1), Gubbio (C2), Valenzana (C2), Monopoli (D), Bisceglie (D), Fidelis Andria (D), Nardò (D), ancora Fidelis Andria (C), Audace Cerignola (D) e Taranto (D). Dal 20/21 nuovamente all’Audace Cerignola in D, con la promozione ottenuta lo scorso campionato è tornato così a giocare in questa stagione in serie C.


“Quella che per me sarà proprio difficile da dimenticare è “l’esordio” al San Nicola di Bari, in serie B. Già la settimana prima avevo debuttato in B a Treviso, non avevo ancora 18 anni, io barese, cresciuto nel Bari, con loro che avevo 8 anni, tutta la trafila sino alla prima squadra e ancora un loro tifoso, ovvio. Però quel giorno il San Nicola era proprio pieno, saranno stati 40.000, non so, c’era la Juventus, in quel loro anno in B, io poi sin da piccolo juventino… emozioni incredibili”.

Occhio a Giovinco
“Lo ricordo ancora passo passo tutto quello che ho vissuto quel giorno, io che certo non pensavo di entrare, però lì a scaldarmi dopo un quarto d’ora del secondo tempo, chissà. E me le ricordo ancora le parole di Materazzi, era lui il mister, per la Juve era appena entrato Giovinco, anche lui molto giovane e Materazzi che mi dice e ridice che lo devo marcare a uomo”.


Obbedisco
“Così ho fatto. Rigore per noi ed io ero lì, a metà campo, bene attaccato a lui. Ricordo poi un’azione, io che recupero palla, poteva essere proprio un contropiede, s’andava a creare superiorità numerica e l’ho invece subito scaricato quel pallone, guardando dov’era lui e andandogli vicino… l’abbiamo vinta per 1 a 0 e ci salvammo quell’anno, giusto a una giornata dalla fine”.

L’immagine
“Quella che ho dentro è quando sono proprio entrato in campo, c’era una rimessa del portiere e allora mi sono messo a guardarmi attorno, tutta quella gente, non ne ho più vista di così tanta: la Juventus a Bari, un evento”.



Il bivio
“È vero, quasi tutta la mia carriera l’ho fatta in Puglia, ho scelto così. Penso ai tanti problemi fisici che ho avuto, penso al tempo quand’ero alla Valenzana, mille chilometri da casa, guadagnavo anche poco, lì a domandarmi se poi ne valesse la pena. È stato lì che ho deciso di fare un passo indietro, mi chiedevo se non mi stavo pure sacrificando sin troppo e volevo pure provare a vivere in un modo un po’ più sereno. Più vicino a casa insomma, tra l’altro con opportunità economiche che erano migliori e anche questo è un dato che ha continuato a fare la differenza”.

Con loro
“Sono il capitano e penso d’essere tutto sommato un leader – lo sono – silenzioso, che cerca di parlare al momento giusto, così faccio sempre. E senza farmi troppo notare, se c’è per dire da riprendere un ragazzino lo prendo in disparte, dicendogli per bene quel che gli devo dire. Quando proprio non se ne può fare a meno, allora arrivo magari pure ad alzare la voce, di mio però preferisco e preferirei non farlo”.



Un dubbio c’è
“Sì, credo che avrei potuto fare anche di più, specie potendo avere maggiore continuità. Ma a livello fisico ne ho avute davvero tante, non so nemmeno quanti siano stati negli anni gli strappi e avrei dovuto insomma imparare per tempo a gestirmi meglio, che non voleva dire mollare o ste cose qui, ma non certo insistere con quel mio andare sempre e comunque al massimo, anche oltre”.

Dopo
“Faccio fatica a pensare che tra qualche anno non potrà non arrivare il momento di smettere, specie per la voglia che ancora ho dentro, anche quella di far fatica, di lottare. Così non ci voglio pensare, no ed è quello che faccio. Poi, chissà, l’idea è di non lasciarlo questo nostro ambiente, vorrei continuare a starci dentro, penso adesso alla figura da direttore sportivo, penso d’esserci portato, io che mio sono uno precisino, che cerca sempre di far bene le cose che fa, è così”.