Il Tullio Volante

Scritto il 17/05/2023
da Stefano Ferrio


Nome di battaglia con cui, alla fine del ‘900, bomber Gritti si è fatto amare ad Arezzo e Brescia

 


Nel cuore di Fabio Volo
Ad Arezzo e dintorni chi una vita fa ha visto la locale squadra amaranto arrampicarsi quasi alle soglie della Serie A, centrando il quinto posto nella Serie B del 1984, riconosce senza esitazioni l’attaccante disteso ventre a terra e garretti al vento nella fanghiglia dell’area piccola.
Anche se forse aiuta una maglia, quella granata del Torino, poco diversa dalla divisa aretina, la ragione principale sta proprio nella posa assunta dal giocatore, che “atterra” plasticamente a pochi passi dalla porta avversaria, palesando un’acrobatica grazia e un talento così innato per giravolte e spaccate aeree, da non ammettere incertezze. È proprio il “Tullio Volante” capace di meritarsi questo picaresco nome di battaglia grazie a incornate e stacchi di testa che costituiscono il pezzo forte dei 95 gol segnati in Serie B, prima con la maglia dell’Arezzo, dal 1980 all’82, e nei successivi cinque anni con quella del Brescia, città dove conquista il cuore di un tifoso destinato a grande notorietà come lo scrittore e conduttore radiofonico Fabio Volo.



Tullio Volante
Sono i preamboli che spiegano come mai, nella stagione 1987 -’88, il ventinovenne Tullio Gritti da Basiano, profondo hinterland milanese, approdi finalmente in Serie A, chiamato al Torino da un allenatore, Gigi Radice, perfettamente consapevole dell’identikit guerriero richiesto dalla passionale ed esigente tifoseria granata agli attaccanti della propria squadra. Il “Tullio Volante” forse non la ripaga del tutto con i sette gol realizzati in ventotto partite, ma riesce comunque a farsi apprezzare per la costante combattività e le occasionali audacie. Una la tenta anche nella partita a cui si riferisce quest’immagine “fiorita” dallo straordinario archivio fotografico dell’Associazione Calciatori. La sera è quella del 19 maggio 1988, mentre lo stadio è il glorioso “Comunale” di Torino, dove il “Toro” affronta la Sampdoria nella finale di ritorno della quarantunesima Coppa Italia.



Attimo fuggente
Occorre rimontare lo 0-2 patito due settimane prima a Genova, e tutto fa pensare che il traguardo sia alla portata quando, dopo appena cinque minuti di gioco, l’attaccante di casa Toni Polster, austriaco di Vienna con vocazione da cantante pop nella band Achtung Liebe, si invola sulla prediletta fascia mancina per far partire un teso traversone verso l’area di rigore. Qui Gritti coglie puntualmente l’attimo fuggente, lanciandosi in tuffo per colpire il pallone di testa, ed è un gesto inquietante quanto basta perché il difensore doriano Pietro Vierchowod, detto Il Russo, (alle spalle dell’attaccante, nella foto), azzardi il più maldestro degli anticipi, deviando imparabilmente il pallone alle spalle del proprio portiere, Gianluca Pagliuca. La smorfia di quest’ultimo, lo sconcerto del Russo e il morbido atterraggio del centravanti granata conferiscono all’immagine la drammatica caratura di una scena di battaglia, resa ancora più icastica dal convergere degli sguardi verso quanto qui non si vede: il pallone inesorabilmente adagiatosi in fondo alla rete.



Eroi di provincia
Mezz’ora dopo, una seconda autorete, stavolta del difensore doriano Antonio Paganin, pareggia il conto delle reti nella partita doppia, che si risolverà a otto minuti dalla fine dei tempi supplementari con una strepitosa staffilata da fuori area, scoccata sotto la traversa dal mancino di Fausto Salsano da Cava dei Tirreni, nobile attaccante di riserva della Sampdoria. Altro eroe di provincia sconosciuto ai più, come il qui presente “Tullio Volante”.