Quel neroverde che sa di futuro

Scritto il 31/05/2023
da Stefano Ferrio

Il colore della maglia del Sassuolo, a livello giovanile oggi un esempio per il calcio italiano

 



Tre Tornei di Viareggio vinti in sei anni
Segna il nostro tempo questa foto di festa che ritrae i giovani del Sassuolo attorno alla terza Coppa Carnevale, meglio nota come Torneo di Viareggio, conquistata lo scorso 3 aprile dal club emiliano, dopo avere sconfitto 2-1 in finale il Torino. Lo segna perché emblematica del periodo storico in cui il calcio italiano dà l’impressione di essere entrato in modo non solo stabile, ma anche prospettico.
È un’immagine che di primo acchito ci fa dire “C’era una volta il Chievo”. Parliamo della seconda squadra di Verona, l’unica nella storia del calcio italiano ad avere risalito tutti i gradini delle serie dilettantistiche e professionistiche. È una piramide che il Chievo scala dalla Seconda Categoria alla Serie A, con diciassette partecipazioni al massimo campionato nazionale, compresa quella che nel 2006 porta la squadra al quarto posto finale – complici le sentenze di “Calciopoli” – con successiva partecipazione, durata un turno, alla Champions’ League.



Fenomeno Chievo
Il famoso “fenomeno Chievo”, esploso sul finire degli anni ‘90 in modo così eclatante da avere risonanza anche all’estero, irrompe come una novità rivoluzionaria nel sistema-calcio patrio. Ne discende la certezza che nel XXI secolo blasone, capitali sociali, tradizione e tifo popolare non sono più gli unici elementi a caratterizzare l’approdo di un club alla massima ribalta nazionale. C’entrano in modo più importante di prima gli investimenti di una programmazione finanziaria basata su vivai giovanili, stadio, calciomercato, sponsor-partner, diritti televisivi, strategie di marketing.
Il Chievo della famiglia Campedelli gestisce questi elementi fino a portare una squadra di quartiere, il cui seguito fatica inizialmente a superare il migliaio di tifosi, alle dirette televisive dei grandi network europei, dopodiché implode a causa di disavventure tributarie che ne segnano l’attuale cancellazione dai campionati federali, a cui sono ammesse solo le squadre giovanili.



Cornice europea
Ma intanto il solco è tracciato, e che sia un solco fertile è dimostrato in ambito ancora una volta veneto dai successi del Cittadella, giunto in un paio di stagioni alle soglie della Serie A. Fuori dai confini della regione il modello Chievo si replica in maniera per certi versi ancora più solida e roboante con le fortune del Sassuolo. Da un quartiere si passa a un paesone di 40mila abitanti in provincia di Reggio Emilia, ma il salto che il club neroverde compie a partire dall’inizio di questo secolo, grazie all’illuminata gestione del compianto presidente Giorgio Squinzi, patron del brand ciclistico Mapei, è a dir poco vertiginoso. È un boom che si sviluppa in una manciata di stagioni, quante bastano a innalzare la squadra dalla Serie C2 del vecchio stadio Ricci alle dieci partecipazioni consecutive alla Serie A, compresa l’attuale, destinata a chiudersi con una salvezza nuovamente conquistata con largo anticipo giocando le partite casalinghe nella cornice decisamente europea del magnifico Mapei Stadium di Reggio Emilia.



Gioventù e futuro
Dal 2017, l’anno del primo trionfo ottenuto a Viareggio, il Sassuolo rammenta direttamente sul campo quanto possono fruttare i continui investimenti fatti sui giovani. Guidato da un direttore tecnico come Francesco Palmieri, ex attaccante di Lecce e Sampdoria, oggi paragonabile al Giovanni Sartori a cui il Chievo ha dovuto parte delle sue fortune, il Sassuolo dei Raspadori, degli Scamacca, dei Traorè, dei Frattesi, dei Lopez, ma anche di un Mimmo Berardi diventato giocatore-icona della squadra, ha piantato con salde radici la sua bandierina nel panorama del calcio italiano. Dove quei colori neroverdi significano gioventù e futuro.