Da lontano... Marco Ezio Fossati (Hajduk Spalato)

Scritto il 12/05/2023
da Pino Lazzaro


Classe 1992, centrocampista: dopo le giovanili con Milan, Inter e ancora Milan, ha via via giocato con Latina (C1), Ascoli (B), Bari (B), Perugia (B), Cagliari (B), Verona (B-A) e Monza (C-B); all’Hajduk di Spalato da febbraio 2021.


“Il venire qui è stata una scelta praticamente dovuta. Ero col Monza, mercato invernale, giusto due giorni prima della chiusura mi viene detto che non faccio più parte della rosa, fuori lista. Assieme al mio procuratore ho cercato così una soluzione, nulla da fare nel mercato italiano, abbiamo guardato all’estero, lì erano ancora aperti. Ecco così la possibilità di venire qui in Croazia ed erano due le opzioni, o l’Hajduk che allora era quinto in classifica o il Gorica che era quarto”.

Che ne dici?
“Ho chiesto così un consiglio/parere a Maric, lui croato, era con me allora al Monza. Lui a dirmi che era una scelta proprio tra bianco e nero, due ambienti molto diversi tra loro, come decidere se andare a Napoli o Sassuolo, proprio così mi disse. Non ci ho pensato molto: un po’ il blasone, un po’ che l’allenatore all’Hajduk allora era Tramezzani, io che parlo sì l’inglese, ma magari per quei pochi mesi di prestito poteva essere un aiuto”.

Vicino al mare
“Li ho fatti bene quei quattro mesi di prestito, siamo anche arrivati in Europa, così è arrivato il contratto, per altri due anni. Vivo qui a Spalato, zona mare, io che vengo da Monza, ho pensato che proprio ci poteva stare. Con me mia moglie, un cane e un gatto, a dieci minuti dal campo, è una città piccola Spalato. Se la vita è cara? Fino allo scorso gennaio era decisamente meno cara, ora invece, con l’ingresso dell’euro, ormai siamo lì con i prezzi”.



Settimana-tipo
“In due anni ne ho cambiati cinque di allenatori ed è un ambiente questo in cui si vuole semplicemente vincere, e farlo subito. La settimana tipo grosso modo è la stessa che da noi, cambiano un po’ le cose per l’allenatore che hai, c’è quello che punta più al possesso palla, tipo De Zerbi o Guardiola; quello invece – vedi Tudor o Juric – che predicano sempre intensità, con corse a secco, ma niente di più. Qui adesso ci alleniamo solo la mattina, mai doppio, con i video sugli avversari un paio di giorni prima della partita e quelli su di noi all’inizio della settimana”.

Inglese, please
“Nello spogliatoio la stragrande maggioranza è di calciatori croati però la lingua che parliamo è l’inglese, lo si parla ovunque anche in città, anche al cinema i film sono in inglese, c’è tanto e tanto turismo. Qualche parola in croato la so, ma non è insomma che abbia dovuto imparare la loro lingua, basta l’inglese”.



Fotografia
“Un campionato questo direi più fisico del nostro, con sicuramente meno tattica, che c’è sì anche qui, si sta attenti, ma non “focalizzati” come siamo noi in Italia. Parecchi i giovani e non mancano certo i talenti. No, mai in ritiro per le partite in casa e ci si allena lì attaccato allo stadio, in un altro campo, solo la rifinitura la facciamo sul campo dove si gioca, sempre gli stessi gli spogliatoi. C’è poi una grandissima palestra e lo stadio, che ha i suoi anni, ha una capienza sui 35.000 spettatori”.

Ancora secondi
“Siamo adesso matematicamente secondi, troppo distanti dalla Dinamo Zagabria che ha già vinto il campionato e troppo davanti dalla terza che ci segue. L’anno scorso, siamo arrivati ancora secondi, il distacco dalla prima, sempre la Dinamo, era invece poco, sempre pieno lo stadio. Di pressione ce n’è proprio tanta, piazza che pretende questa, sono un po’ di anni che lo sognano qui lo scudetto, un po’ come Napoli insomma e quando le cose non vanno bene, allora è meglio starsene a casa, a guardarlo da lontano il mare…”.



Io e loro
“Per quel che riguarda lo spogliatoio, un po’ cambiato lo sono. In Italia ho sempre cercato di essere un riferimento, un leader che pure si esponeva nelle difficoltà. Ora qui è un po’ diverso, la lingua in effetti è un ostacolo, le posso dire sì in inglese le cose, lo faccio anche magari, ma non è la stessa cosa, no. Ora sono insomma più un leader silenzioso, sto un po’ di più sulle mie e più che le parole cerco di “parlare” con l’esempio”.

Identikit
“Sul campo? Ho fatto bene, ci sono stati un po’ di alti e bassi prima della pausa invernale, poi mi sono ripreso alla grande. Negli anni passati ero etichettato come quello “solo” di qualità, bello a vedersi eccetera. A forza di sentirmelo dire, allora mi sono impegnato anche sulla fase difensiva, così sono riuscito ad ampliare il mio bagaglio ed ora sono quasi più questo qui che quello di prima. Dai, in campo credo di essere uno intelligente, sì, che “vede” prima”.

Giorno per giorno…
“Non so se resto qui con loro, non so. Sono a scadenza di contratto, manca ormai un mese, non è che la società abbia fatto qualche passo, un cenno, non so. Non mi dispiacerebbe pure provarne altri di campionati, penso per esempio alla Spagna, ma vedrò le opportunità che ci saranno. Non so ancora se quando smetterò ci resterò poi nell’ambiente. Sarà il tempo a dirmelo, s’accenderà la lampadina… certo che giocare a calcio mi piace ancora tantissimo e a 31 ho la consapevolezza che me lo devo anche godere questo tempo che mi resta, dettaglio su dettaglio”.