Quando Pelè incantò il Salento

Scritto il 27/05/2023
da Claudio Sottile

Il Santos di “O Rey” disputò un’amichevole contro il Lecce nel lontano 1967. Nicola Taiano, allora attaccante giallorosso, ricorda: “Era un giaguaro dalle le movenze straordinarie… e alla fine mi fece i complimenti”

 



Nastro della memoria
“Dopo quasi 60 anni, mi sembra strano che qualcuno si ricordi ancora di quella famosa partita del 24 giugno 1967. Famosa per me, perché non lo è certamente”. A parlare, con un sorriso che gli illumina il viso, è Nicola Taiano, barese (del 2 marzo 1941), attaccante tra le altre – oltre che della squadra della sua città – di Parma, Biellese e Lecce. Quel giorno, contro la “perla nera” c’era anche lui…

Il Santos in Salento
“Era la fine di giugno, l’avvocato Marcello Indraccolo, il presidente del Lecce, organizzò questa amichevole per reinaugurare il nuovo stadio ‘Via del Mare’, dopo l’esibizione contro lo Spartak Mosca giocata l’anno prima e passata un po’ in sordina. I brasiliani stettero tre giorni in città, noi eravamo in Serie C, per loro furono momenti di allenamento”.

Con la maglia numero 10: Edson Arantes do Nascimento
“Ho ammirato da vicino le movenze di Pelè, mi entusiasmò, si districava come un giaguaro. È stato bello vederlo all’opera per quasi tutta la gara, io sono uscito a circa venti minuti dalla fine, lui dieci giri di lancette dopo. Fece un gol di testa straordinario, quello che aprì il match, poi pareggiato dal nostro Angelo Mammì, un centravanti calabrese sposatosi a Napoli, abile nel deviare, anche lui di testa, un cross del milanese Rino Mellina, un’ala sinistra velocissima. Tutti stavamo pensando a dove sarebbe arrivata la palla, ‘O Rey’ invece lo sapeva e stava già per aria, rimase sospeso e la schiacciò in porta”.



Giocolieri vestiti di bianco
“Erano giocatori formidabili: Lima, Orlando, Carlos Alberto, Clodoaldo, Joel, Abel che era imprendibile e che quel giorno mi meravigliò. Sull’1-1, tirai in porta e Orlando respinse sulla linea la mia conclusione, stavamo per andare in vantaggio. A quel punto Lima si incavolò da morire e Pelè ne insaccò altri due. Ad averlo saputo prima, non lo avrei fatto incazzare (sorride, ndr). Da quel momento in poi non ci fu più storia, perdemmo 1-5”.

Obrigado
“Recuperai una loro respinta arrivata al limite dell’area, avevo una bella botta di destro, calciai e Orlando la mise fuori, con il portiere Claudio ormai battuto. A cena poi festeggiammo, tutti assieme, nella villa sul mare del patron giallorosso. Pelè mi fece i complimenti, disse ‘bravino il numero 7’. Non parlava l’italiano, ma si faceva capire. Raccontare ‘la Perla Nera’ diventa difficile, all’epoca col Brasile già aveva vinto due Mondiali”.



Compagni di spogliatoio
“Avevo legato particolarmente proprio con i protagonisti della nostra marcatura, Mellina e Mammì, e con Eugenio Bersellini, centrocampista che poi sarebbe diventato allenatore dell’Inter. Anni dopo Bersellini era in ritiro dalle mie parti con i nerazzurri, c’era anche Mario Corso con cui avevo fatto il servizio militare. Andai a trovarli in hotel, mi fecero delle grandi feste e mi presentarono tutta la squadra”.

Cimeli in bianco e nero
“Avevo un gagliardetto del Santos firmato da tutti i giocatori, ma non lo trovo più. Non c’era l’usanza di scambiare le divise da gioco, però ho una foto con Pelè, mi fa piacere riguardarla. In compenso, conservo come una reliquia il pallone di un Lecce-Ternana, in terza serie, del febbraio 1968, vincemmo 1-0 e realizzai un gol eccezionale. Ebbi la palla a metà campo, mi involai sulla fascia destra, dribblai mezza difesa e arrivai al limite dell’area di rigore, stanco morto, ma lasciai comunque partire una bordata dal vertice, che si infilò nell’incrocio opposto, nel sette a sinistra”.



Segni particolari
“Vestivo la maglia del Corato in Prima Categoria, sconfiggemmo l’Audax Barletta e portai a casa, in un fazzoletto, i soldi del premio partita. Presi delle cinghiate da mio padre Emanuele, il quale disse che li avevo rubati e che non avrebbe voluto un figlio ladro. Mia madre Antonietta, canosina e parente di Lino Banfi, per fortuna arrivò a difendermi”.

Sogni particolari
“Sono arrivato in Serie B col Bari, mi fece esordire il mister Federico Allasio, padre di Marisa, la famosa attrice. In carriera forse avrei potuto raccogliere qualcosina di più, però posso dire di aver segnato in tutte le categorie nelle quali ho militato, dalla Prima alla cadetteria”.