Pallone e dintorni: Sara Gama

Scritto il 26/05/2023
da Pino Lazzaro


“Sì, questo nostro mondo è parecchio cambiato in queste stagioni. L’essere ora delle professioniste significa che sono tanti di più gli impegni, è certo diverso da anni fa, che so, i due-tre allenamenti la settimana, l’oretta e mezzo in campo e via. Ora come detto l’impegno è tanto di più, tutti i giorni, curando i dettagli, però se penso che la spinta di tutto viene ancora e sempre dalla passione, allora – per definirlo – meglio per me continuare a mettere le virgolette, meglio “lavoro”, meglio così”.

Il privilegio della passione mescolata al lavoro
“Per me il privilegio – che c’è, che ho – è dunque poter abbinare lavoro a passione, un qualcosa che vale per tutti gli ambiti. Spesso ai corsi di formazione che organizziamo con l’AIC ci ricordano che in Italia abbiamo circa 9000 magistrati, un lavoro difficilissimo da fare e che richiede enormi competenze e a cui pochi arrivano. Proporzionalmente fare la calciatrice o il calciatore è ancora più complesso se pensiamo che oggi siamo in circa 3000 professionisti nel nostro paese”.

Seguire il talento
“Avere allora il privilegio di avere delle qualità e soprattutto di averle scoperte e di avere scoperto un mio talento, è un qualcosa d’importante. Tutti almeno un talento ce l’hanno, ma non tutti riescono a scoprirlo, ancora meno a trasformare con costanza, disciplina, determinazione e sacrificio, il talento e la passione in un lavoro. Questo è il privilegio. Dicono dunque che fare il magistrato sia un qualcosa di difficile… ce ne sono circa 9000 e se pensi che tra calciatori e calciatrici siamo sui 3000 quelli prof, allora è chiaro quanta conoscenza e capacità siano necessarie, che non è insomma da tutti”.



I rumori del mondo
“Quel che più ci ho messo di mio in tutti questi anni è il crederci, il continuare a farlo. Certo, è più semplice se attorno a te hai magari degli esempi “giusti”, lo è meno quando non ne hai o sono addirittura contrari. Come un sogno che mi ha accompagnato, un sogno non chiaro, continui a coltivare il talento che puoi avere, senza farti distrarre dai rumori del mondo. Allora, quando proprio riesci ad ascoltarti, è difficile sbagliare la scelta e vale per tutti. Continuare a crederci, così poi accetti la fatica, i sacrifici e tutto il resto”.

Sacrificando
“Penso a me che ho seguito questa passione per il calcio, a cui ho dato tutta me stessa e credo che valga per tutti, per chi sente dentro questa spinta che ti viene dal talento che magari ti ritrovi, così si fanno sacrifici, si ha meno tempo da dedicare a famiglia e amici, ma si persegue la propria via. Soprattutto in questi ultimi anni, il mettere assieme il calcio con la politica sportiva non è stato semplice, ho dedicato tanto del mio tempo libero a queste due passioni. Vedere i passi che abbiamo fatto nel nostro sport è un riscontro che ti ripaga, non è certo poco e questo è importante”.

Divertirsi, ancora
“Ora per me il divertimento è cercare di andare al campo con la maggiore leggerezza possibile, un qualcosa che mi è un po’ mancata in questi anni, con addosso la pressione per dei risultati che potevano servire anche fuori, a tutto il movimento. Leggerezza che non vuol dire certo superficialità o poca concentrazione, ma tutto sommato una certa qual spensieratezza, che non potrà certo essere quella che avevo agli inizi, ma siamo comunque da quelle parti, è quella “roba” là, che continui ad avere dentro di te: sono le cose che ti arrivano dall’esterno che più condizionano quello stato”.



Mi piace meno
“Il dare per scontato, a tutti i livelli, quel che siamo riuscite a mettere assieme. Non bisogna adagiarsi, questo non mi piace, anche perché basta guardare al di là dei confini per rendersi conto di quanto ancora dobbiamo crescere”.

Da capitana
“Quando c’è bisogno, parole dure e forti vanno dette e diciamo che negli anni ho cercato di smorzare, adattando anche l’approccio alle situazioni, diventando insomma più versatile. In ogni caso quel che viene prima di tutto è l’esempio, non puoi chiedere quel che tu poi per prima non fai. Diciamo che per la leadership la fascia non conta, di capitane ce ne sono così più di una dentro a uno spogliatoio, specie quando questo è forte e funziona”.

Tra equilibrio e tempo per la crescita
“Un campionato quest’anno in cui s’è confermato il trend, livello che si alza, così come ho visto anno dopo anno e altro segnale sono i risultati che iniziano ad arrivare anche in Champions. Dobbiamo sempre ricordarci che noi, dopo le decisioni della Figc e i primi investimenti delle società professionistiche, siamo partiti in fondo solo sette anni fa e non può non esserci comunque un gap con chi è partito anni e anni prima”.



Entusiasmo
“Certo, in Nazionale sappiamo bene quanta pressione abbiamo su di noi, l’avevamo anche nel 2019, al Mondiale e continuiamo a dircelo di provare a non sentirne fin troppa… Spesso oggigiorno si continua a guardare al singolo risultato, si pensa così all’ultimo Europeo, però la presenza a due Mondiali di seguito è significativa, è senz’altro un dato che dimostra un trend di crescita. Ora conta solo concentrarsi su quello che ci entusiasma, sulla passione, sul fatto che rappresentiamo l’Italia, noi e tutto lo staff, tutti assieme, con la fame e la voglia di fare bene”.

Il presente è ora
“Ora c’è il campionato da finire, la Coppa Italia, traguardi ce ne sono sempre, poi la Nazionale, un Mondiale e così sono molto focalizzata sul presente, cerco di viverlo appieno. Se penso poi al cosiddetto dopo, allora so bene dentro di me che è tutta la vita che mi sto preparando, un qualcosa che mi accompagna da sempre ma è solo l’oggi che conta”.



Occhio alla base /1
“Qui alla Juventus e in tanti altri club, oggi le ragazzine iniziano presto e hanno noi come modelli a cui potersi ispirare, è parecchio più semplice per loro. A livello professionistico i settori giovanili si stanno ben sviluppando, certo che è al livello dilettantistico che bisogna guardare, è lì che ora dobbiamo investire”.

Occhio alla base /2
“Un tema come le infrastrutture per esempio, una ragazzina che vuol giocare a calcio deve poterlo fare lì, vicino a casa, non magari i 100 km a cui prima eravamo costrette per un allenamento. Disponibilità di campi, spogliatoi, staff dedicati: dobbiamo intervenire su questo nel territorio. Primo step con le grandi società professionistiche, ora è però tempo di incentivare la base, proprio per poter avere insomma grandi numeri, come per il mondo maschile, in modo da assicurarci radici solide per la disciplina”.



Triestina, classe 1989, ha iniziato a giocare con lo Zaule Rabuiese in squadra mista (4 stagioni tra pulcini ed esordienti), continuando poi con la Polisportiva San Marco di puro settore femminile (partendo dalle giovanissime e arrivando alla serie B), il Tavagnacco (4 stagioni di A), il Chiasiellis (3 stagioni di A) – con in mezzo l’esperienza nei Pali Blues di Los Angeles – e il Brescia (una stagione di A). Dopo due campionati in Francia, al Paris Saint-Germain, è tornata al Brescia per 2 stagioni, approdando infine alla Juventus nell’estate del 2017. Nel suo palmares ci sono sei scudetti (uno col Brescia e cinque consecutivi con la Juve), tre Coppe Italia (uno col Brescia e due con la Juve) e cinque Supercoppe Italiane (due e tre). Campionessa europea U19 nel 2008, conta al momento 135 presenze con la Nazionale maggiore, con la partecipazione al Mondiale di Francia 2019 e agli Europei del 2009 in Finlandia, del 2013 in Svezia, del 2017 nei Paesi Bassi e del 2022 in Inghilterra. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, è stata Consigliere federale Figc dal 2017 al 2020 e Presidente della Commissione per lo sviluppo del calcio femminile. Tra le prime calciatrici e calciatori ancora in attività ad essere abilitata al ruolo di Direttore Sportivo 2023, è oggi membro della Commissione Nazionale Atleti del Coni dal 2021 e Vicepresidente di AIC in carica dal 2020.