Un calcio senza Ibra

Scritto il 05/06/2023
da Tommaso Franco


“Grazie a tutti. Compagni, dirigenti, staff tecnico per essere sempre stati al mio fianco. Grazie soprattutto a voi tifosi, mi avete fatto sentire a casa. Se siete fortunati ci vediamo in giro”. Si è congedato così dal calcio giocato Zlatan Ibrahimovic, in un San Siro commosso, stretto nell’abbraccio con uno dei campioni che ha segnato in modo indelebile la storia del club. 

Irriverente, iconico, dotato di una fisicità statuaria che, nonostante l’altezza, gestiva con una leggiadria non comune. 

E così si spengono i riflettori per un’altra stella che, come tutte le altre, temeva quel momento: la fine del libro, l’addio al campo. Come per Totti, Baggio, Maldini l’addio al calcio rappresenta anche per Ibra la fine di un capitolo glorioso dove, forse, ha raccolto meno trofei di quanti avrebbe dovuto. Ci siamo abituati a gol straordinari, assist geniali, gesti che in pochi al mondo sono riusciti a fare. Come il gol pazzesco segnato con la maglia della Svezia in amichevole contro l’Inghilterra, riguardo cui rappresenterebbe un errore non da poco fermarsi al mero aspetto tecnico, seppur straordinario. La bellezza di quel gesto sta nell’aver compreso in una frazione di secondo cosa sarebbe accaduto nell’immediato futuro, dove sarebbe andata la palla, colpita poi d’istinto, con la giusta forza compiendo una manovra in volo tipica più del gatto che dell’uomo.

Finisce la storia in campo di un mito del calcio moderno perché i grandi campioni, in fondo, sanno quando è il momento giusto. Sanno prima degli altri dove va a finire la palla.