In onda: Antonio Di Gennaro

Scritto il 09/06/2023
da Pino Lazzaro


“Col calcio giocato ho smesso nel ’92, abitavo a Bari e ho avuto modo di collaborare con la loro Rai Regionale, è stata quella la mia prima esperienza. Avevo poi il progetto di diventare allenatore, sono arrivato anche al Master e ho iniziato nel settore giovanile della Fiorentina. Quando lì a Firenze è arrivato Terim Fatih, ho fatto il secondo e assieme siamo stati poi pure al Milan, soli cinque mesi, c’è stato l’esonero. Per un po’ ho aspettato un’occasione per diventare primo allenatore, non si è concretizzata ed è stato allora che mi arrivò la chiamata di Stream, poi Tele+”.

La scheda
“La mia prima partita è stata Milan-Lens di Champions, era il 2002: m’è piaciuto e da lì sono partito. Ho fatto poi undici anni con Sky, quattro con Mediaset e dal 2018 sono con la Rai. Iniziando quasi per gioco, rendendomi poi conto che poteva diventare un… lavoro. Ora con la Rai seguo specialmente la Nazionale e non posso non riandare alla bella avventura all’Europeo in Inghilterra, peccato per la finale, con Alberto Rimedio (prima voce Rai) col covid in albergo e io così che quella partita ho finito per vedermela da casa”.

Quel che piace di più
“Poter far sì che il mio commento possa aiutare chi è lì a casa a “leggere” un po’ di più quel che succede in campo, le diverse tattiche e situazioni, sempre sforzandomi di utilizzare un linguaggio giusto ed equidistante”.



Vigilie
“In fondo mi preparo un po’ come facevo un tempo da calciatore, mangio poco, cerco di star leggero, giusto magari una barretta e via. Nei giorni precedenti mi do da fare, cerco di vedere un po’ tutto, le tattiche, le caratteristiche di ciascun calciatore, il piede preferito eccetera, insomma di saperne di più”.

Critiche e giudizi
“Se uno lo fa col rispetto dei ruoli, va bene. A volte capita di sentire dei commenti in cui il giudizio viene espresso con aggettivi non belli, lì per esempio a catechizzare che uno è scarso o inguardabile: ecco, un taglio questo che non mi appartiene. Certo, la critica ci sta e ci deve essere, ma so bene che lì sul campo sono tanti gli aspetti da considerare, mentali, motivazionali, fisici…”.

Atmosfere
“Quando mi capita di star lì sui campi, un po’ di nostalgia non posso non averla, dai, calpestando l’erba. Un tempo, quando seguivo la Serie A e la Champions, ci andavo sempre sul terreno di gioco, li incontravo proprio lì i calciatori, era quasi come quando giocavo. Oltre alla Rai lavoro pure per una radio di Bari, giro così per gli stadi e m’è capitato di andare per dire anche sui campi della C, campi caldi certo, ma anche lì è pur sempre calcio, per me uguale”.



Quella partita /1
“Ventuno anni che faccio questo mestiere, quante ne ho viste. Certo se penso alla finale di quest’ultimo Mondiale tra Francia e Argentina… sino al ’75 il dominio assoluto dell’Argentina e poi sino al 120 un qualcosa di stratosferico, non a caso c’è chi l’ha denominata la partita del secolo”.

Quella partita /2
“Ricordo poi un Palermo-Lecce, vinse il Lecce di Zeman per 3 a 2, sulla panca del Palermo c’era Guidolin, siamo stati compagni al Verona. Partita impressionante, noi che commentavamo lì assieme a chiedere che quei due allenatori venissero “clonati”, per poter vedere sempre spettacoli così”.

Pagina chiusa
“Basta, sono ormai dieci anni che non gioco più e certo un po’ mi manca. Dai, qualche problema alla schiena, chissà poi la brutta figura che potrei fare, meglio lasciar stare, giusto un po’ di palestra. Sul campo però continuo a poterci andare con la scuola calcio che lì a Bari ho assieme a Michele Andrisani: vado in panchina, così magari qualche dritta da allenatore mi capita di darla…”. 



Classe 1958, ha vestito via via le maglie di Fiorentina (A), Perugia (A), Verona (sette campionati, il primo in B e gli altri in A, con lo storico – di più – scudetto nella stagione 84/85), Bari (B-A) e Barletta (C1). Sono 15 le sue presenze con la Nazionale maggiore.