Pagine Azzurre
“La decisione di allenare per me è maturata nel tempo. Ho sempre cercato di non dimenticare che il calcio è prima di tutto un gioco e quando ho smesso ho voluto intanto riappropriarmi di altro, penso alla mia famiglia e agli amici, vengo da Siena, mi mancava la vita della contrada, viverla”.
Occhio al tempo
“Anche da calciatore non sono mai stato uno passivo, così quando ho smesso ho cercato di mettere assieme altre esperienze: il corso allenatori, quello da direttore sportivo e proprio tramite l’AIC, grazie al Premio alla memoria di Piermario Morosini, il master in management sportivo. Lo dico sempre ai ragazzi: al di là di ogni cosa, occhio al tempo, va sfruttato”.
La proposta della Figc
“Quando faccio una cosa, cerco di farla bene. Al master sono uscito col massimo dei voti, la Federazione su questo ha un occhio attento e così m’hanno proposto di entrare nello staff delle giovanili, per me così sostanzialmente un ulteriore corso di formazione, lì magari qualcosa la puoi ancora sbagliare, arrivando pure a cambiare dei convincimenti che potevi avere”.
L’obiettivo è migliorarli
“Sì, migliorarli, senza dimenticare però che sono giovani, so cosa vuol dire, sono padre anch’io, bisogna cercare di capire i problemi, essere la sua parte psicologi, ma soprattutto ci vuole empatia, se capiscono che quel che provi a fare è appunto migliorarli, loro ti danno il 100%, è ancora facile con loro, non hanno tante sovrastrutture”.
Aneddoti di campo, utili
“Ricordo il primo anno qui con la Figc, sul campo c’erano allora i 2001. Ero il secondo, è capitato di giocare con loro, un gruppo aveva giocato prima e facevano defaticante, gli altri la partita. Dunque quelli a bordo campo che guardano e scoprono, “oh, il mister gioca però” … poi con i portieri, le sfide, 10 palloni a testa, vediamo chi segna di più e dopo 6 palloni ne ho già fatti quattro di gol e allora ci fanno più caso, certo che mi aiuta l’aver giocato”.
Il lei e il tu
“Ho sempre dato del lei ai miei allenatori, ora è diverso, ma di certo non mi formalizzo. Ripeto, quel che conta è che il ragazzo deve percepire che sei lì per lui e capita così d’essere a volte, che so, un fratello maggiore, anche un papà”.
Il gruppo, in gruppo
“In effetti ora sono strainquadrati, precisi, a volte pure fin troppo. Con un senso di responsabilità per la maglia azzurra che indossano che non puoi non avvertire, ce n’è tanto così di senso di appartenenza. Regole scritte non ne abbiamo, d’accordo, evitare i telefonini a tavola, ma questo c’è già dappertutto. Ecco, lo spogliatoio a cui ero abituato da giocatore era, come dire, un po’ più sacro di adesso, ora spesso lì dentro si va con la musica a palla, cosa questa che già comunque avevo conosciuto in Inghilterra”.
Il più
“Il rapporto con i ragazzi, riuscire a dar loro strumenti perché riescano ad autovalutarsi, loro che già hanno continuamente a che fare con genitori, procuratori, società. Autovalutazione che significa arrivare a capire per esempio dove si può migliorare e dove no, così per aver meno delusioni, anche meno crisi esistenziali”.
Il meno
“Non mi piacciono le pressioni che hanno già a questa età, molte di più di quand’ero giovane io. L’aspetto economico è più presente, poco da fare, con ragazzi che già si trovano a guadagnare cifre importanti”.
Puntando l’Europeo
“La squadra è buona, ho grandissima fiducia. Certo, per vincere ci vuole anche un po’ di fortuna, però proprio a vincere che si punta, è quello l’obiettivo da mettersi in testa. Intanto dobbiamo qualificarci poi, se andremo in Israele, lì si vedrà”.
LA GUIDA
La fase finale dell’Europeo Under 17 si svolgerà in Israele dal prossimo 16 maggio al 1° giugno. Oltre a Israele quale paese ospitante, parteciperanno altre quindici rappresentative nazionali: le vincitrici degli otto gironi della seconda fase di qualificazione e le sette migliori seconde. L’Italia è inserita nel gruppo 6 e giocherà la propria seconda fase qualificatoria in casa, in provincia di Siena: il 20 aprile contro la Polonia (a Siena), il 23 contro il Kosovo (a Poggibonsi) e il 26 contro l’Ucraina (a Siena). Un minitorneo che era previsto dal 23 al 29 marzo, poi posposto dall’Uefa – in accordo con le Federazioni interessate – dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina.