Pagine Azzurre
Mezzo vuoto
“Se penso giusto al calcio, allora dico che il bicchiere è mezzo vuoto. Un gruppo questo che in effetti si pensava potesse arrivare sino in fondo, alla finale. È anche vero però che ai quarti c’erano pure Germania, Spagna, Francia, Portogallo e Olanda, dunque pur sempre ci siamo tra le big d’Europa”.
Mezzo pieno
“Se vado però al di là del solo calcio, allora quel bicchiere lo vedo comunque mezzo pieno perché è un gruppo questo che ha sempre dimostrato di voler crescere, di voler apprendere, anche sul piano educativo: una delle funzioni questa, forse la più importante, su cui noi tutti come Federazione comunque insistiamo. In ogni caso hanno dato tutto e così nessun rimpianto: si poteva sì andare avanti, ma non chiedere loro di fare di più”.
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“Ne posso qui ricordare due. Una ancora nella fase Élite, lì a Siena, in aprile, partita contro l’Ucraina, già di per sé ovviamente particolare. M’è rimasto impresso, quando abbiamo fatto quel gol che significava in pratica l’andare in Israele per l’Europeo, l’esultanza compatta del gruppo, tutti rivolti a quel 5° piano dell’albergo lì di fronte allo stadio di Siena, là dove c’era un loro compagno che non stava bene, che dunque non poteva esserci. Sì, un gruppo unitissimo”.
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“Al momento dei saluti. La sera prima quei loro occhi erano pieni di lacrime, lì sul campo e nel dopo partita. Quegli stessi occhi che il giorno dopo già mostravano invece la determinazione di riprovarci, di cercare per forza un’altra occasione, magari, chissà, con l’U18 e/o l’U19… un altro Europeo insomma”.
Che tipo di calcio
“Sempre propositivo, mirando al possesso di palla per cercare di far gol, provando sempre e comunque a divertirsi, con ragazzi di talento che si sono così messi al servizio di un’idea di gioco. Ragazzi comunque, guardando alle altre nazioni, che in qualche caso sono comunque meno pronti di quanto ho visto per esempio nella Germania e nella Francia, con giocatori che già hanno delle presenze in Bundesliga e in Ligue 1”.
Comportamento/i
“Gruppo esemplare, letteralmente, sia negli atteggiamenti che come educazione e rispetto delle regole. Se vuoi già parecchio “seri”, però ancora ragazzi, ancora si può incidere, con la voglia da parte nostra (e penso a tutto, proprio tutto lo staff), di farli crescere, come detto non solo per le cose di campo. Sperando pure di dar loro la consapevolezza di quanto possano essere importanti, loro in maglia azzurra, proprio per i compagni di club non convocati, quanto possano essere d’esempio e d’aiuto”.
S’impara sempre
“Certo che ho avuto modo d’imparare qualcosa anch’io, come no. Penso ancora al giorno dopo la sconfitta con l’Olanda, lì a pensare a cosa potevo dire al gruppo, arrivando infine a rendermi conto – per davvero – che quel che conta non sempre è raccogliere quello che si è seminato, quanto continuare a seminare, proprio perché capisci che ci credi a quello che fai. Sì, me l’hanno insegnato loro ed è vero che dai giovani s’impara, non solo dai vecchi: possono insegnare e lo fanno”.