Io e il calcio... Beatrice Rigoni (rugby)

Scritto il 16/07/2022
da Pino Lazzaro


“Io nel Dream Team 2021 di World Rugby? Non me l’aspettavo, certo che no. Ricordo la telefonata, numero sconosciuto, io che rispondo pure un po’ spazientita, pensavo fosse magari una vendita di qualcosa e invece era il presidente Marzio Innocenti che mi dice che m’avevano inserito tra le migliori 15 giocatrici della stagione… possibile? Io a chiedere se ce n’erano altre di mie compagne, l’abbiamo fatta assieme la stagione: hanno premiato me, ma per forza è un qualcosa da condividere con loro, club e Nazionale”.

Il mio posto
“Ho cominciato presto, avevo 6 anni, i miei fratelli, più grandi di me, andavano al rugby, così ho fatto anch’io. Ricordo che s’andava pure a nuoto, giusto per imparare a nuotare ed è stata mia madre, lei che voleva facessimo pure uno sport di squadra, a orientarci. Naturalmente non sapevo nulla del rugby ma da subito, proprio subito, mi sono sentita a mio agio, l’ho sentito come il mio di posto, un qualcosa che poi nel tempo ho scoperto essere introvabile altrove. Con gli occhi di adesso penso in fondo che sia stato il rugby a scegliere me; c’è mia sorella che fa danza, lei che assieme voleva che provassimo dei balletti lì in casa… per fortuna la mia è una famiglia di larghe vedute, nessuno mi ha mai fatto delle difficoltà, mi hanno sempre incoraggiato”.

Giocando s’impara
“Grazie al rugby mi sono formata il carattere, direi la necessità di essere diligente e ordinata, può magari sembrare un gioco caotico il rugby, ma dentro ha le sue dinamiche, devi saperti organizzare e credo sia stato proprio lui a insegnarmi la pazienza: è uno sport fatto di tante piccole cose che poi, sommate assieme, ti fanno pure arrivare a grandi risultati”.



Il rugby non basta
“Come detto è un legame questo col rugby che è stato sempre naturale, parte di me, come un’abitudine e una passione, proprio viscerale. Poi cresci, adesso l’università, sarò una farmacista, per forza devi decidere di cosa vuoi vivere e so bene che il rugby non mi può dare da vivere. Dal 2021, 15 giocatrici della Nazionale ricevono una borsa di studio dalla Federazione, ci sono dentro anch’io: un primo passo, un aiuto e un riconoscimento e certo la strada per il professionismo sarà lunga e tortuosa, spero che le ragazzine che cominciano ora col rugby possano arrivarci, un po’ come sono riuscite a fare le ragazze del calcio”.

Settimana tipo
“Due allenamenti al giorno, palestra al mattino e dipende dal periodo: più lontani dalla competizione, maggiori i carichi; sul campo al pomeriggio: tre volte la settimana a giocare di squadra, le altre ancora preparazione atletica. Le partite le riprendono lo staff e ci pensa poi l’allenatore a mandarci delle clip, questa o quella situazione, con determinate avversarie cercare così dei movimenti più efficaci. No, col club nessun ritiro, tutte le ragazze sono impegnate, lavoro o studio, sarebbe ancor più complicato”.

Priorità
“Andare all’estero? Beh, mi piacerebbe, il mio bagaglio da ampliare, confrontandosi con le migliori, vuol dire Francia e Inghilterra, però l’urgenza di laurearmi ora comincia a venir prima, potendo così finalmente a dare una mano a mia madre (farmacista pure lei), mi sembra giusto così”.

Privilegi
“Sicuro che sono una privilegiata, vedo le mie compagne che devono lavorare per mantenersi, io invece che sono ancora a casa con i miei. E l’altro privilegio è di essere in un club come il Valsugana, le strutture che ci sono, la palestra, un club che è un po’ una punta di diamante nel panorama nazionale”.



Lucida di testa
“Di carattere dico che so gestire la tensione, non sono ansiosa e so che le compagne un po’ mi invidiano questo, ma ho imparato che devi avere la testa lucida per fare le scelte migliori. Sono una dilettante, lo so, ma per come mi approccio sono del tutto professionista e tanto ha voluto dire per me l’esperienza del Mondiale del 2017, il potermi confrontare con atlete di quel livello”.

Sport completo
“Perché bambini e bambine dovrebbero provare il rugby? Ma perché è uno sport completo, lo fai all’aria aperta, ti puoi sfogare e ti dà una base fatta di rispetto, sia per l’avversario che puoi avere davanti che per il compagno che hai a fianco. Compagno che subito capisci che va aiutato, cosa fondamentale questa, c’è quella linea che va difesa e facendolo assieme, si sta assieme ed è così che persone diverse si fondono, fanno davvero gruppo, s’impara”.

Io e il calcio
“No, non è che la mia famiglia sia proprio calciofila, comunque un po’ si dividono tra juventini e interisti. Io invece non ho una squadra del cuore, a calcio giocavo da ragazzina, lì in giardino con i miei fratelli e ne abbiamo fatti pure di danni. Mi ricordo, chissà perché, che mi aveva colpito Van Nistelrooy, quando giocava nel Manchester United, così quando si giocava io ero sempre lui”.



Classe 1995, padovana, iscritta alla facoltà di Farmacia a Ferrara, Beatrice Rigoni ha iniziato col rugby col Petrarca Padova, passando poi al Valsugana (ancora Padova), squadra con cui ha vinto quattro scudetti (14/15, 15/16, 16/17 e 21/22). Mediano di apertura o trequarti centro sia nel suo club che in Nazionale e inserita nel Top Team del rugby femminile mondiale per il 2021 (prima italiana), ha ora davanti come principale obiettivo l’attesissimo Mondiale in Nuova Zelanda il prossimo autunno. Esordiente giusto a 18 anni in Nazionale, sottolinea: “Sono arrivata a 54 presenze e un altro mio obiettivo è di arrivare a 100, sì, proprio un bel numero”.