In onda: Alessandro Budel

Scritto il 18/07/2022
da Pino Lazzaro


Classe 1981, milanese, dopo le giovanili del Milan ha via via giocato con Spezia (C1), Triestina (B), Lecce (A), Genoa (B), Parma (A), Cagliari (A), Empoli (A), ancora Parma (B-A), Brescia (B-A), Torino (B), nuovamente Brescia (B) e infine Pro Vercelli (B). Stop col calcio giocato nel luglio del 2017, entrando l’anno dopo nella “squadra” Dazn.


“È la mia quarta stagione questa con Dazn e devo dire che mi piace proprio tanto questa mia esperienza. Ancor più perché quando ho smesso, per me è davvero cambiato tutto, cambiato mondo, l’azienda di famiglia, pelletteria, brand di alta moda, vari reparti e dunque entrando in Dazn ho avuto comunque la possibilità di coltivare quella che per me è stata la grande passione della mia vita, quella che forse ho amato di più. Smettere, allora, non è stato certo un passo semplice, ma posso continuare così a vedere il pallone lì sull’erba, non si è cancellata insomma questa sorta di magia”.

Ancora ”spogliatoio”
“Ho avuto modo di fare spesso il capitano e comunque, al di là della fascia, una certa qual personalità l’ho sempre avuta, sempre il gruppo come riferimento, il dare l’esempio, dare sempre il massimo. Un bagaglio che mi sono reso conto mi sta aiutando anche in azienda, anche qui provando sempre a dare l’esempio e ne dico una, l’essere puntuale con gli orari, una piccola cosa che ha però il suo valore/significato”.



Quanta fortuna
“Certo, lo vedo bene, soprattutto adesso, quanto sono stato fortunato a giocare a calcio. Al di là degli aspetti economici, mi ha dato proprio tanto e me ne rendo conto quando mi capita di star lì, proprio sul campo, avvertendo delle emozioni che sanno essere forti, per questo è ancora bello per me riprovarle. Per me il giocare a calcio è un qualcosa di inarrivabile, c’è chi dice che pure l’allenare può essere speciale, ma per me il massimo è proprio il giocarlo il calcio”.

Rispetto, sempre
“Quel che cerco sempre di fare è dire la verità, cioè quello che penso. Sempre col massimo rispetto, di certo non mi permetterò mai di tirar fuori una frase tipo “ma come si fa a sbagliare un gol così”. So che può capitare, anche da un metro si può sbagliare, ci sono stato anch’io lì dentro. Con i calciatori? Va bene, vedo che adesso chi gioca mi approccia in fondo ancora come un collega”.

Conoscenza
“In Serie A è più facile, magari torna utile qualche statistica in più, qui e là; più difficile è invece la B, giocatori diversi, stranieri in rampa di lancio, però più vai avanti più si conosce e questo aiuta”.



Atmosfere
“Beh, già da calciatore tutto sommato ero uno un po’ freddo e comunque sia, chi ha giocato è un po’ abituato, ci fa meno caso, lo vedo bene come capita che la viva il telecronista, certamente in modo diverso, diciamo che noi ex siamo più temprati. Di partite per me “speciali” ne posso ricordare due. Una Atalanta-Lazio, è stata proprio bella, giocata bene; l’altra Salernitana-Cagliari e lì mi ha colpito il clima che c’era, la cornice del pubblico, l’attesa che si respirava già solo camminando per le strade”.

Poco calcio giocato
“No, non mi alleno più. Gioco un po’ a tennis, di più padel e solo ogni tanto, una volta la settimana, ci ritroviamo a giocare, calcio a sette, ci sono Tiribocchi e Parolo, a volte pure Gobbi. Anche lì, come poi mangiando assieme qualcosa, salta sempre fuori un che di “spogliatoio” e lo stesso devo dire pure con la squadra di Dazn, anche lì c’è modo di ritrovare un po’ di quello spirito”.