Pagine Azzurre
“Di base la soddisfazione rimane grande, già esserci all’Europeo non è che fosse scontato, basta pensare a chi non si è qualificato, penso alla Germania, alla Spagna, pure il Portogallo e l’Olanda. In ballo c’era poi la qualificazione al Mondiale U20 del prossimo anno, a livello Fifa il più importante dopo quello “dei grandi” e anche questa l’abbiamo portata a casa”.
Però…
“M'è restata comunque dentro la sensazione che potevamo anche vincere, con l’Inghilterra è stata partita pari, vincevamo 1 a 0, i loro due gol su calci d’angolo, il secondo all’83°… e peccato non ci fossero pure Scalvini e Gnonto, loro che il percorso fin là l’avevano fatto tutto e certo venivano utili anche perché si giocava ogni due giorni. Risultato dunque ottimo, ma quella sensazione… non se ne va”.
L’immagine
“Penso al dopo Inghilterra, lì nello spogliatoio, tra tanta tristezza ecco che uno dei ragazzi si rivolge a me testimoniandomi che il suo cruccio più grande non è tanto quello d’aver perso la semifinale, quanto la consapevolezza che il prossimo anno, al Mondiale, non tutti ci potranno essere, chissà. Mi ha colpito questo legame, non lo trovo scontato, in Nazionale si vedono 4-5 volte l’anno, spesso si ritrovano da avversari, eppure sono il cameratismo e l’amicizia a prevalere, m’è piaciuto”.
Il calcio che verrà
“Parlo giusto da appassionato, il calcio l’ho giocato e lo conosco, ma non sono un tecnico. La mia impressione è che si andrà verso un calcio in cui un equilibrato rapporto tra qualità tecniche e fisiche sarà sempre più determinante. Pensando al significato di “atleta”, si pensa subito magari all’atletica leggera, un’etichetta che diventerà propria pure per il calciatore, sì, un grande atleta con qualità fisiche che supporteranno quelle tecniche (e viceversa). Purtroppo la mia sensazione è che all’estero ora come ora siano in genere più atleti di noi e pure migliori tecnicamente… ci sarà tanto da lavorare. Dove invece senz’altro ce la giochiamo è nelle qualità caratteriali, intese come passione, solidarietà e determinazione”.
W i giovani
“Da loro ne ho potute imparare molte di cose. Quando ho iniziato con le giovanili azzurre, ero con ragazzi del 1992, adesso con i 2003. La certezza assoluta che mi porto dentro è che sono loro, i giovani, la parte migliore della nostra società. Penso alla passione, alla voglia, alle motivazioni e così alla responsabilità che abbiamo noi adulti e la vedo bene la differenza tra ragazzi che hanno vicino dei riferimenti ben strutturati e chi no. Loro che, se tu sai dar loro una strada da seguire, sanno darti anche l’anima”.
Gruppo speciale
“Sì, quelli di quest’anno li ho scoperti proprio bravi e penso in particolare alla scuola, in parecchi hanno fatto la maturità, attenzione, nelle scuole pubbliche: lo trovo un messaggio importante. Sono maggiorenni, in Nazionale, eppure hanno deciso di non lasciar perdere lo studio ed è un bel messaggio: sia per noi “grandi”, sia per quelli che stanno sotto, U15-U16 eccetera, quelli che verranno”.