Biblioteca AIC
Siamo noi
È una domenica strana: siamo seduti nello spogliatoio e, per una volta, non siamo tranquilli. Il più arrabbiato di tutti è il Mancio: si leva gli scarpini, si strappa i calzettoni, è furioso. L’hanno espulso un minuto fa. Lui e lo Zio, Bergomi. E così giocheremo tutto il secondo tempo dieci contro dieci. È la partita decisiva, dicono tutti. E infatti Mancio si siede, impreca, getta via con rabbia i calzini e dice che non gli è mai piaciuto lo spogliatoio di San Siro. E che non gli piacerà mai. Nessuno degli altri quindici gli dà retta per davvero. Ce ne stiamo zitti, più o meno. Siamo ancora 0-0, ma l’Inter sta giocando al tiro al segno. Quindici tiri in porta loro. Zero noi. Però, Mancio o non Mancio, siamo ancora qui, tutti e sedici. Gli stessi che sono partiti. Così abbiamo iniziato e così vogliamo finire: non uno in più e non uno in meno. È così che funzionano le cose alla Sampdoria: non si lascia indietro nessuno.
Stagione 1990/1991. Sono passati più di trent’anni da quello scudetto della Sampdoria, un traguardo che pareva praticamente impossibile, eppure…
La bella stagione racconta dunque quel campionato, giornata dopo giornata, ma c’è tanto e tanto di più. Un racconto corale e in effetti, in uno dei risvolti del volume, viene ribadito che si tratta in fondo di un libro collettivo, dato che sono stati proprio i calciatori allora protagonisti a scrivere/raccontare la loro parte, ciascuno con i propri ricordi, aneddoti, particolari, sfumature. Poi, a mettere assieme e in ordine la storia e le storie ci ha pensato Pierdomenico Baccalario, scrittore e autore di romanzi d’avventura per ragazzi, che ha messo assieme una sorta di sceneggiatura, la chiamo così (tra l’altro, tratto dal libro, è in arrivo pure un documentario) davvero da applausi. Un libro “vero”, in cui si parla davvero di calcio, di cosa sa essere soprattutto il calcio, che non significa risultati, vittorie e sconfitte, lo stesso scudetto portato a casa. No, calcio inteso soprattutto come gruppo, spogliatoio, l’unione di un gruppo di amici che – assieme – sono riusciti a cogliere un qualcosa di “impossibile”. È un libro, questo, che val davvero la pena di leggere, direi quasi obbligatorio… Sì, è proprio una buona lettura. Complimenti.
(pag. 10) Siamo giovani compagni di squadra, siamo amici. E non abbiamo paura di questa parola. Non credete a chi vi dice che il calcio è una guerra. È uno sport, un gioco, e ai giochi si gioca con gli amici.
(pag. 17) Ah. Che cosa strana, gli istanti. Una serie infinita e trascurabile di momenti a cui per tutta la vita non presti la minima attenzione.
(pag. 19) Quando lo capisci (Boskov), e a volte i ragazzi nuovi ci mettono un po’, non ti sembra neppure più che parli una lingua tutta sua. Il Mister parla direttamente all’anima. E l’anima non ha bandiere.
(pag. 22) È uno dalla loro parte (il presidente Mantovani), non sopra. Ha dato solo un ordine alla sua segretaria: se in ufficio si presenta uno dei ragazzi, annulla tutti gli altri impegni.
(pag. 72) Sono dei bravi ragazzi, profondamente leali, senza invidie. Puliti quanto basta, sognatori quanto ne sono capaci, ingenui al punto che buona parte di loro fa amministrare a casa i conti correnti. Non sono ancora gli anni dei procuratori.
(pag. 88) Un magazziniere non è un genio, ma può esserlo. È uno che lavora tanto, che è preciso, altrimenti sono tutti fottuti. Uno che lavora per gli altri. A servizio della squadra.
(pag. 114) È troppo imprevedibile (il calcio). Non c’è una sola statistica che ti aiuti a capire chi potrebbe vincere, e perché, e di quanto. Verranno i computer, verranno gli algoritmi, ma c’è qualcosa, in questo gioco, che si lascia guardare senza mai farsi afferrare da nessuno.
(pag. 140) I giocatori, guidati dal capitano, portavano i regali e il pranzo di Natale (all’Albergo dei Poveri), e stavano là una mezza giornata, a ricordarsi cos’era la vita di chi era stato lasciato indietro, a cui la fortuna era girata male e per nessuna colpa particolare.
(pag. 197) È come se avessero pinzato la città con i due morsetti di un caricabatterie e dato corrente al massimo (elettricità in città, lo scudetto si avvicina…)
(pag. 217) Sa di avere tra le mani (Boskov) un gruppo unico e probabilmente irripetibile. Qualcosa che il mercato, la naturale avidità delle altre società e la compravendita dei vari campioni prima o poi cercherà di spaccare.
(pag. 237) … quando Lombardo ha raccontato quella dei due cacciatori del Texas. Uno muore, l’altro chiama il 911 per chiedere istruzioni. Gli dicono: per prima cosa si assicuri che il suo amico sia morto. BANG! Fatto. E adesso?
(pag. 242) Domenica 19 maggio la città è avvolta in drappi blucerchiati. Macchine e camion dipinti compaiono a ogni incrocio. In tutte le ferramenta della città è finito il blu.
Vialli-Mancini
e i calciatori della Sampdoria campione d’Italia
LA BELLA STAGIONE
Mondadori
Testi di Pierdomenico Baccalario, Book on a Tree.
Supporto giornalistico e interviste di Massimo Prosperi, Book on a Tree.
I proventi del libro andranno a sostenere la Gaslini Onlus.
Campionato 1990/1991
Classifica: Sampdoria 51 punti, Milan 46, Inter 46, Genoa 40, Torino 38 …
Rosa e presenze della Samp: Pagliuca (32); Mannini M. (26), Katanec (26); Pari (33), Vierchowod (30), Lanna (26); Mikhaijlichenko (24), Lombardo A. (32), Vialli (26), Mancini R. (30), Dossena (34); Invernizzi (31), Bonetti II (25), Branca (20), Pellegrini I (15), Cerezo (12), Nuciari (2), Calcagno (2), Mignani (1).
Allenatore: Narciso Pezzotti. Direttore tecnico: Vujadin Boskov.
Classifica marcatori: Vialli (Sampdoria) 19, Matthäus (Inter) 16, Aguilera, Skuhravy (Genoa) 15, Klinsmann (Inter), Baggio R. (Juventus) 14.