Da lontano... Claudio Bonanni (Bulgaria)

Scritto il 21/10/2022
da Pino Lazzaro


Classe 1997, varesino, dopo il settore giovanile del Milan ha via via giocato con Pavia (C), Varese (D), Folgore Caratese (D), Kamza (in Albania), Castellanzese (D), Birkirkara (a Malta) e dall’estate di quest’anno è con l’Hebar Pazardžik in Parva Liga, la massima serie bulgara.

PREMESSA
Una telefonata/racconto. La passione e le esperienze, cose che vanno dritte e altre un po’ meno. Promesse non mantenute e regole come quella “dei giovani” che anche “da giovane” non piacciono: se gioco, è giusto perché lo merito, non per l’età che ho. Una storia per un verso simile a chissà quante; dall’altra unica e molto e molto personale: quella qui di Claudio Bonanni.



“Dopo il secondo anno col Birkirkara lì a Malta, me ne volevo andare via e guarda che da loro il livello è buono, tanti stranieri, la regola dice che minimo devono essercene quattro di maltesi. Ero così a casa e tramite il mio procuratore mi arriva la chiamata di Fulvio Pea, l’allenatore dell’Hebar in Bulgaria, che mi dice e mi spiega: mi ha convinto. Staff italiano, progetti e per come la vedo io, un passo in avanti, il livello del calcio bulgaro è più alto di quello maltese”.

Crescere
“Un anno di contratto: nuove esperienze, me la cavo bene con l’inglese e lo spagnolo, posti nuovi e nuove tipologie di calcio. Agli inizi ero timidino, ora ne ho di più di carattere, avverto che mi sto formando come persona. Meglio qui insomma che in serie D… certo la lontananza da casa, qui poi in una cittadina di campagna, dopo il campo quasi niente da fare, però da cosa nasce cosa, dai”.



La settimana
“Vivo in un appartamento, da solo. La mia ragazza viene ogni tanto, lei studia e lavora. Come detto di svaghi quasi zero, ma è per il calcio che sono qui. Ci si allena sempre al mattino, un bel centro sportivo: tre campi in erba, la palestra, la sauna, lo stadio vicino, non credo che in Italia ce ne siano poi tanti così. Ci si allena anche il giorno dopo la partita, il successivo è libero, facciamo doppio il mercoledì e si lavora praticamente sempre con la palla, anche perché, dopo che hanno mandato via Pea, è subentrato il secondo, Vladimir Manchev, lui è bulgaro, ha giocato anni in Spagna”.

Bivio
“Sì, dopo che hanno cambiato il mister, per me le cose sono un po’ cambiate. Gioco meno, più spazio ai bulgari e devo capire per bene, magari posso cominciare a pensare al mercato di gennaio… l’ultima partita prima del Mondiale la faremo il 18 novembre: campionato che comunque si fermava, sino a febbraio, fa proprio tanto freddo qui”.



Neo promossi
“Le partite in casa non le giochiamo nello stadio del club, stanno sistemando la tribuna e manca ancora la postazione per il Var. Così andiamo a Sofia: se si gioca di sera, partiamo la mattina; se invece la partita è nel primo pomeriggio, allora si va il giorno prima e in genere siamo sempre in ritiro per le trasferte più lontane. Per andare a Sofia è un’ora di macchina, uno stadio da 40.000 posti, di tifosi ne verranno cento… L’obiettivo per ora è salvarsi, squadra neo promossa; è gestita dal sindaco che intende rilanciare il calcio lì in città, già l’ha fatto con la pallavolo, hanno vinto lo scudetto e l’obiettivo col calcio è di crescere, arrivare magari a un posto in Europa”.

Identikit
“Difficile per me fare paragoni, il livello lo vedo medio-alto, con quattro-cinque squadre che fanno un torneo a sé, tutte le altre lì a giocarsela. Tanta intensità e fisicità, qualità così così. Sono un mediano, destro, posso giocare anche da mezzala. Uno di sostanza, però tecnicamente buono, mi piace giocarla a terra la palla. Nello spogliatoio tutto sommato uno silenzioso, che dà sempre il massimo, sia se gioco o meno, per rispetto verso di me e la squadra. In campo né urla né sceneggiate, è il positivo che cerco”.



La porta giusta
“Momenti bassi non mancano. Da solo, nessuno che ti dia una mano e per chi vuole provarci, attenti ai contratti che si firmano: consiglio di mettere tutto bene per iscritto, altrimenti fanno presto poi a cambiarti le cose. Di mio c’è sempre sta passione e continuo a dirmi che ce la devo/posso fare. So che a 25 anni quasi ti considerano “vecchio” ma sono convinto ed è questo che mi motiva: riuscirò ad aprirla quella porta, quella giusta”.

Italiano
“Quando torno in Italia, quel che mi gusto, che proprio godo, è il cibo. Io so cucinare ma devo dire che lì in Italia anche giusto un piatto di pasta col pomodoro è proprio un’altra cosa. Al dopo? Sì, comunque ci penso. Sono giovane ma gli anni passano e con quello che sto prendendo per forza dovrò fare altro. So comunque che ci sono le università online e quell’idea ce l’ho. Certo, ora sono e voglio essere focalizzato sul calcio, ma a un percorso di studi ci penso: farò in modo di scegliere quello giusto per me”.