Biagio Maccariello… tra laurea e pallone

Scritto il 02/12/2022
da Pino Lazzaro


“Con l’università ho iniziato una decina d’anni fa, Giurisprudenza. Ero allora tra i dilettanti, in Serie D, a scuola mi piaceva il diritto e così all’inizio ho fatto riferimento all’università Federico II di Napoli, giocavo poco lontano. È stato poi ad Andria, al mio primo anno tra i professionisti, che ho iniziato ad avere come riferimento un’università telematica, la Giustino Fortunato, sede a Benevento e con sedi d’esame in altre città. Poi sono arrivato in B, gli esami che riuscivo a preparare me li concentravo in estate e così è andata avanti”.

Bravo studente
“La tesi l’ho fatta su La rettifica del contratto, quella della contrattazione è stato un aspetto che mi ha sempre interessato e ne sono uscite un centinaio di pagine. Il voto? Ho preso 100. Devo dire che ho cominciato proprio presto col calcio, pur senza passare da un settore giovanile importante, presto come detto in Eccellenza e così, dopo le medie, ho voluto intanto puntare a un diploma e ho fatto ragioneria. No, mai nessun problema a scuola, anzi più di un insegnante mi aveva consigliato qualcosa di più di ragioneria, lo scientifico o magari pure il classico”.



Coincidenza
“Sì, è stata anche dura, dai. I primi anni c’era l’abitudine dell’allenamento al pomeriggio, voleva dire mattina libera e qualcosa pure dopo il campo. Ora le cose sono cambiate, la scelta va al mattino e così hai giusto qualche ora prima della cena e certo ci vogliono impegno e volontà. No, nessuna festa nello spogliatoio: è capitato giusto il giorno dell’arrivo di De Rossi quale nuovo allenatore, qualche congratulazione e via”.

Orgoglioso
“Sì, sono orgoglioso di questo traguardo, sono partito da lontano, sacrifici ne ho fatti e dopo questi miei anni, certo importanti, dedicati al calcio, penso d’aver intanto messo un po’ di mattoni per il futuro, una base solida. I miei non hanno mai dovuto insistere più di tanto, era un qualcosa che comunque doveva essere fatta per il futuro e un po’ d’influenza l’ha avuta in effetti mio zio, ha giocato pure lui, è arrivato sino alla C, si è laureato e fa ora il segretario comunale”.



Serie A, però…
“Di anni ne ho 31, di stagioni tra i prof ne ho fatte abbastanza, le mie soddisfazioni le ho avute, sono arrivato sino alla A, avevo 28 anni, come detto senza uscire da un settore giovanile. Quel che mi porto dentro è comunque un po’ di rammarico e per via degli infortuni che mi sono capitati e ci si è messo pure il Covid. Di presenze ne ho fatte 13-14 in A, pure un gol al Parma e mi manca un po’ quella controprova di essermela potuta giocare al meglio: sono arrivato in A, ma senza poi potermela davvero gustare”.

Io e loro
“Nello spogliatoio sono uno tranquillo, mi piace osservare, tutto sommato un taciturno, sì, uno che si impegna e che non è poi di grandi feste. Beh, con i giovani facile non è, penso d’essere uno di quell’ultima generazione che aveva grande e grande rispetto verso gli anziani. Ora si dà molto valore e importanza ai giovani ed è una bella cosa, certo per “noi” è un adattamento non sempre facile da affrontare”.



Meglio giocare
“Per il dopo non so, dopo tutta questa enorme passione per il calcio non è che abbia già proprio pensato a quel che farò dopo. Di interessi ne ho pure altri, lo vedrò più avanti, senza fretta, ora non c’è dubbio che la cosa migliore è giocare, è meglio”.



Classe 1991, dopo le esperienze in serie D con Viribus Unitis e Pomigliano, Biagio Meccariello ha esordito ventenne in Serie C (allora Prima divisione) con l’Andria BAT, vestendo poi via via le maglie di Ternana (cinque stagioni filate in B), Brescia (B), Lecce (una in B, una in A e altre due in B); è alla Spal (B) da gennaio ‘22. Da “studente”, ha partecipato all’Universiade tenutasi in Corea del Sud, a Gwangju, nel 2015, con l’Italia che in quell’edizione si portò a casa l’oro.