Di Livorno, ha iniziato a interessarsi di calcio giocato dalle donne sin dal 1998, mettendo via via assieme una lunghissima esperienza tra Tuttosport, Eurosport, La7 e Sky.
“Sì, mi piace molto quello che faccio, mi ritengo fortunata. E ne ho viste tante di belle cose dal vivo, una finale dell’Europeo, una del Mondiale, gli 80.000 di Wembley, le emozioni che ho provato. Io che ho cominciato nel ’98, in campetti dove c’erano giusto parenti e amici, con la soddisfazione, annata dopo annata, di vederlo crescere questo nostro calcio, sia in campo che fuori. Sia a La7 che a Sky, le “mie” partite le so circa due settimane prima e posso proprio dire che non si finisce mai d’imparare. Sì, cerco di prepararmi sempre, magari meno con le ragazze… storiche, le conosco bene, quanto con le giovani, andandomi così a leggere magari qualche intervista, da dove vengono, dove hanno cominciato, ci sto attenta”.
Critica costruttiva
“Trovo in effetti difficile criticare… di mio sono una molto appassionata verso questo nostro calcio e ora come ora potrei essere “la zia” di queste ragazzine che giocano, così mi verrebbe da parlarne sempre bene. Quando ci sono degli errori, cerco e spero che la mia sia una critica costruttiva, sempre sottolineando – specie con quelle che sono veramente forti – che loro sono più brave di quel che magari lì hanno mostrato”.
Una bella tensione
“Le partite le sento ancora, se non fosse così vorrebbe dire che di stimoli non ne ho più. Dopo la finale dell’Europeo, lì a Wembley, ero curiosa come mi sarei posta con una partita della Serie A e mi accorgo che c’è sempre tensione, un qualcosa che mi piace. Magari anni fa era diverso, mi capitava di essere tesa anche durante la partita ma ora non più, quando iniziano mi sciolgo, un po’ come penso capita a chi è lì sul campo a giocare”.
Amarcord
“A raccontarti una partita che non dimentico, vado indietro al 2014, la finale di Champions, dal vivo, a Lisbona, allo stadio dove gioca la Belenense. Ero lì per Eurosport, finita 4 a 3, tra Wolfsburg e Tyresö, una squadra svedese che ora non c’è più, ci giocava anche Marta. Con me c’era Federico Zanon, bravissimo lui, abbiamo fatto anni di partite assieme, pure lui molto emozionato, noi che proprio come tifosi, cercando gadgets, ce ne siamo pure andati in giro al villaggio-Champions”.
Equilibrio e qualità
“Quello che sto vedendo quest’anno, per me è il campionato più bello di sempre, mai così tanto equilibrio e con squadre molto forti. Sto vedendo pure strutture bellissime e assieme al contorno che è forse quello che intanto più è progredito, sta aumentando anche il livello tecnico”.
Il rischio
“Con l’aumento del pubblico ci sarà il rischio che si avvicini chi non conosce qual è la cultura di questo nostro calcio, penso al tifo per esempio, quell’essere comunque a favore, mai contro, anche se devo dire che anche qui da noi ho cominciato a sentire quella brutta abitudine di fischiare (e altro ancora) il portiere che va a calciare la sua rimessa. Spero così che siano sempre le ragazze lì sul campo, col loro atteggiamento, a “educare” quelli che guardano e guarderanno”.
Ottimista
“Sì, sono sempre di più le ragazzine, anzi le bambine che iniziano a giocare. Meno i pregiudizi dei genitori e importante la presenza delle società professionistiche maschili, suona bene per dire poter entrare ora nel settore giovanile di Milan, Inter, Juventus eccetera. Prima cominciavano a 12-13 anni, ora invece a 6, come fanno nelle altre nazioni e potendo contare su strutture e insegnanti all’altezza, ecco che “crescono” meglio e di più. Non so se e quando arriveremo al livello di Francia e Inghilterra, ma sono ottimista”.