“A gioco fermo” si entra nel sogno

Scritto il 30/03/2023
da Stefano Ferrio


Quando una maglia da calcio nasconde eroi mitici: le pose assunte da Ronaldo e Palumbo durante la recente finale della Coppa Italia di Serie C

 


Miti dell’antichità
Ma è l’azione di una partita di calcio, oppure la fotografia ispirata a una qualche immagine classica, magari intravista su un’anfora sbucata fuori da uno scavo archeologico, o sulla tela che un pittore manierista del ‘500 ha dedicato a un qualche mito dell’antichità? Come se si alludesse a un gioco della palla praticato da olimpici numi e semidei silvani seguaci del carro di Bacco. Dove il calciatore girato di spalle, più terragno e corrusco, potrebbe essere lo scaltro satiro che mostra all’efebico messaggero degli dei l’oggetto di un desiderio prima eccitato, e poi immancabilmente deluso. Perché c’è da giurare, anche a giudicare da uno scatto immediatamente successivo, che il primo, dopo avere finto di passare di mano l’ambito giocattolo, lo lancerà nel vuoto con dispettosa irriverenza.



A gioco fermo
La capacità delle attuali macchine fotografare di elaborare sequenze di centinaia di scatti in un brevissimo lasso di tempo, produce la possibilità di attingere anche a immagini come questa, rubata a un tipico momento di “gioco fermo” imposto dal fischio arbitrale. In particolare, la foto rimanda alla finale di andata della Coppa Italia di Serie C, giocata il 2 marzo scorso allo Juventus Stadium di Torino fra la Juventus Next Gen, formata dalle riserve del club bianconero, e il Lanerossi Vicenza. Alle due squadre appartengono rispettivamente il fanciullesco ed esterrefatto Martin Palumbo, ventunenne centrocampista di origini italo-norvegesi, e il grifagno e smaliziato Ronaldo Pompeu da Silva, in arte Ronaldo, trentatreenne trequartista brasiliano dotato di cittadinanza italiana.



Superstar in C
A posteriori, l’immagine si lascia leggere come emblematica della partita, vinta 2-1 dal Vicenza grazie a una maggiore capacità di esprimere giocate di genio, imprevedibili e penetranti come il talento dello stesso Ronaldo, adattatosi a giocare da superstar in Serie C nonostante una classe forse degna di superiori palcoscenici. Se non è approdato più in alto, ciò potrebbe essere dovuto anche a quel carattere polemico e incline alla rissa che a Torino gli ha procurato l’ennesima ammonizione, con conseguente esclusione dalla finale di ritorno, in programma allo stadio Menti di Vicenza il prossimo 11 aprile. Quando, mancando Ronaldo, capiremo se Martin Palumbo e gli altri juventini saranno capaci almeno di prendersi la palla.