L’eleganza del medico sportivo Renato Acanfora quando nel 1976 debuttava come centrocampista dell’Inter
Attore esistenzialista
Renato Acanfora, di ruolo centrocampista, salernitano di Scafati, ha 18 anni quando a San Siro debutta in Serie A con la maglia dell’Inter. È il 2 maggio 1976, partita finita 1-1 contro il Perugia, allenatore che lo manda in campo Giuseppe Chiappella.
Nell’occasione, documentata da questa istantanea, qualcuno fra i presenti non manca di notare la sua figura longilinea, il suo portamento elegante, ma anche quella sua aria da attore esistenzialista che preferisce un’area di rigore al palcoscenico. È la stessa immagine con cui il pubblico impara a conoscerlo meglio nelle stagioni successive, quando alla maglia dell’Inter, dove ha fatto tutta la trafila delle giovanili, si sostituiscono quelle di squadre di B e C come Monza, Prato, Bari, Rende, Martina.
Ovunque vada, si fa apprezzare per la capacità di visione e i tempi con cui detta il gioco, a dimostrazione di un’intelligenza che sortirà i suoi effetti anche al di fuori dei campi da calcio.
Dal calcio al basket
Laureatosi in medicina, il fisiatra Renato Acanfora diventa il medico sociale di Salernitana e Avellino prima di esercitare lo stesso ruolo nella gloriosa società di basket della sua città. Attualmente fa parte dello staff tecnico che si prende cura dello Scafati Basket, tornato in Serie A lo scorso anno dopo quattordici stagioni di assenza, e deciso a rimanerci grazie al roster di giocatori guidato da un coach di lungo corso come l’intramontabile Stefano Sacripanti.
Indole curiosa e creativa
Nel frattempo, fra una battaglia e l’altra vissuta dentro l’incandescente catino del “Palamangano”, chissà se Renato Acanfora veste ancora i panni dello scrittore che ha già mandato in libreria due romanzi di discreto successo: l’avvincente e profetico “Il virus nascosto nel ghiaccio”, edito da Kairos nel 2011, e il più intimista e drammatico “L’uomo senza chiave”, pubblicato nel 2017 da Albatros.
Difficile escludere in futuro una terza prova letteraria, conoscendo l’indole curiosa e creativa di questo sessantacinquenne che da ragazzo già disegnava “trame” di gioco con il suo piede educato e il suo passo elegante, da attore prestato al calcio.