Marco Simone, “Peter Pan” per i tifosi del Milan, vincitore in rossonero di 14 titoli, fra cui due Coppe dei Campioni e quattro Scudetti. Campione di Francia con il Monaco, ora allena in Medio Oriente.
Problema attaccanti in Italia
“Sì, esiste. L’evoluzione del calcio, e dei relativi sistemi e moduli di gioco, ha portato alla carenza in tutto il mondo di veri centravanti. Adesso ci sono molti più attaccanti di movimento, trequartisti, mezze punte, e non punte come le conoscevamo prima. È un momento, come quando mancavano i numeri dieci, sempre per un problema di filosofia. Attualmente scarseggiano i numeri nove, soprattutto in Italia, questo è palese”.
Vittoria Europei 2021
“Non si vince e non si perde per caso. C’è stata una serie di fattori positivi, col supporto di un bel calcio che l’Italia ha fatto vedere negli Europei. In quel torneo, forse, non era la più forte, ma ha dimostrato nel periodo di essere migliore delle altre nazionali. I Mondiali e gli Europei sono competizioni talmente corte, che se nel dato momento esprimi il miglior calcio, vinci. Non è stata fortuna, l’ha meritato”.
L’Italia all’estero
“Il calcio italiano è sempre considerato un riferimento, per la mentalità, in qualsiasi Paese estero. La storia non si cancella, se poi negli ultimi anni ci sono difficoltà strutturali e di risultati, questo è un altro aspetto. Però la maniera di lavorare di tutti i protagonisti del calcio italiano, fuori dai nostri confini, è sempre vista positivamente. È un periodo difficile, ma la nostra reputazione altrove resiste”.
Da una Domenica Sportiva del gennaio 1992, dicono di Marco Simone dopo un gol all’Ascoli: “Ah, se giocasse di più?!”.
“Me la sono sempre posta come domanda. Feci la scelta di stare nella squadra più importante del mondo, accettando una concorrenza feroce. La persona con cui dovevo combattere per avere la maglietta da titolare era o Marco Van Basten o Ruud Gullit. Avrei potuto vivere una carriera diversa, forse vincendo di meno, ma giocando molto di più, in altre squadre anche blasonate. Io però scelsi di rimanere con i più forti. Quando decidi di restare in una squadra così, devi accettare che non è sempre facile giocare tutte le partite”.
Il tuo presente è il club emiratino Al Thaid Sports Club
“Sono un allenatore che ha un sacco di proposte, a volte indecenti, e comunque sempre all’estero. Ho un mercato asiatico pazzesco, mi chiamano dall’Indonesia, dalla Corea del Sud, dalla Thailandia, anche nel Maghreb ho considerazione. Adesso c’è una mezza chiacchierata in Francia, poi ho sul tavolo un paio di progetti negli USA, non in MLS, bensì in categorie inferiori, che sto valutando solo per un discorso di esperienza. Stiamo parlando di UPSL o NPSL. Ho fatto Europa, Africa, Asia, mi manca l’America dal punto di vista della panchina. Ho, inoltre, business personali in vari settori extra calcio, condivisi con dei partner in diverse società”.
Preferenza per l’area tecnica
“Non gioco più a pallone, perché non allenandomi ogni volta che rimetto gli scarpini faccio una fatica pazzesca, è frustrante e sono spesso in difficoltà. Partecipo a degli appuntamenti benefici, come la partita del Principe Alberto II di Monaco contro i piloti di Formula 1. Quando capita che mi chiami il Milan per qualche evento delle Glorie vado, anche se è da un po’ che non se ne fanno. Padel? Provato, ma non mi è piaciuto sotto tutti i punti di vista, quindi solo golf. È l’unico sport che mi attrae. Dopo il calcio, ovviamente”.