Non solo calcio... Federico Pellegrino (sci di fondo)

Scritto il 08/07/2023
da Pino Lazzaro


“Ho cominciato che avevo 3-4 anni, principalmente per emulazione: un fratello più grande di me e un papà appassionato. In un luogo poi che negli anni 60-70 ne ha avuti diversi di fondisti che sono pure andati alle Olimpiadi, c’è una forte tradizione. Realtà in cui c’è poi giusto un piccolo impiantino per lo sci alpino ma per quel che riguarda il fondo una delle più belle piste delle Alpi: 30 km immersi nella natura, spazi aperti e tanto sole, anche questo un dato in genere poco presente nel fondo. Per forza di cose tutto per me è partito da lì, con mio fratello e i miei amici, divertimento e passione”.



Io e il calcio
“Ho giocato pure a calcio, sino ai 16 anni, ero entrato pure nella rappresentativa valdostana, non che ci fosse chissà quale concorrenza, è l’unica regione – la Valle d’Aosta – che ha più tesserati con gli sport invernali che col calcio. Attaccante, piedi così così, tanta corsa. Ho portato avanti assieme le due cose, studiavo pure musica e sono stati i miei a mettermi davanti a una scelta e ho scelto il fondo, quel che mi piaceva di più. Ora no, il calcio è troppo pericoloso per noi, ma a fine carriera ci tornerò a giocare, sì”.

Poterci stare
“Uno sport il nostro in cui al tempo si diceva che al top si arriva oltre i 30 anni, però già a 20 anni io scalpitavo per trovare un mio di posto e già da junior, sia in Coppa del Mondo che alle Olimpiadi di Vancouver del 2010, ero andato a punti. Il momento chiave è coinciso da una parte quando sono entrato nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro, assieme alla passione c’era così pure il lavoro, potendo dedicarmici a tempo pieno; dall’altra i due undicesimi posti, sprint e sprint a squadre, che ho ottenuto alle Olimpiadi di Soči nel 2014, con la domanda che lì mi sono fatto: ti basteranno? La risposta fu ovviamente un no, ecco così la motivazione per un impegno ancor più concentrato, più metodico, più totale”.

Lavoro con le virgolette?
“Sì, si chiama lavoro perché c’è una retribuzione fissa, certo che il motore di tutto, specie negli sport di fatica, non può essere di sicuro lo stipendio, non è questo che ti fa andare oltre e dunque al termine lavoro di certo io metterei le virgolette. Il che non significa da parte mia il non applicarmi con la massima professionalità possibile per arrivare davvero a competere, a cercare di vincere, provando pure a essere un punto di riferimento e non solo in pista”.



Pure privilegiato?
“La mia di fortuna è stata quella d’essere cresciuto in una famiglia con determinati valori: mio padre elettricista, mai un lamento, praticamente mai “in malattia”; mia madre assistente sociale, quella sua spinta verso gli altri. Loro, con quei due lavori comuni, a metterci tanta passione… pensa così a qual è il mio di lavoro, quanto ancor più privilegio pensando alla passione che ho. Da loro, dai miei genitori, ho imparato a vivere appieno quello che faccio ed è così da me che dipende il tutto, con l’umiltà di accettare quel che viene e l’ambizione di ottenere dei risultati”.

Ora il sacrificio c’è
“È una parola, sacrificio, che fino a poco tempo fa non faceva parte del mio vocabolario, l’ho pur scelta io questa mia strada. Però ci è nato da poco un figlio (Alexis, 6 mesi; la moglie, Greta Laurent, è un’ex fondista azzurra), quella scelta sempre condivisa di partire e stare via a lungo, ora è molto più difficile ed è chiaro che lo devo via via trovare un equilibrio nuovo”.



Riassunto /1
“La preparazione di un fondista non è unicamente legata alla neve, però ha la sua importanza: già ce n’è poca da noi, per questo andiamo a cercarla dov’è (al telefono dalla Svezia). Generalizzando, tra maggio e giugno si programma la preparazione, periodo questo in cui è importante soprattutto rigenerarsi di testa. Da giugno a ottobre siamo sulle 80-100 ore mensili di allenamento e da novembre iniziano le gare e s’arriva sino marzo-inizio aprile. Diciamo così che in undici mesi di attività, mettiamo assieme 900-950 ore di allenamento”.

Riassunto /2
“Molto varia è la preparazione estiva. Corsa, tanto skiroll, pure bici e palestra: quantità, forza e anche intensità. Poi d’inverno, circa tre weekend di gare al mese, si viaggia tanto e ci si allena meno, sempre dedicandosi totalmente per restare ad alto livello e cercare di arrivare agli obiettivi: l’alimentazione, il riposo, lo stile di vita e i viaggi, gli sponsor, i materiali, i giornalisti e tutto quello che sta attorno all’essere atleta”.



Consapevolezza
“Devo dire che di mio la pressione non la subisco, quella che ho è giusto la mia, il dare a me stesso i risultati a cui ambisco. Certo, da solo non andrei da nessuna parte, attorno a me ci sono le figure che aiutano, la scelta dei materiali, l’allenatore, il fisioterapista e così via. Grazie di tutto, è chiaro, però non la voglio sentire “quella” responsabilità. Sia in allenamento che in gara mi pongo così degli obiettivi che non mirano necessariamente al risultato in sé, quanto al dare il mio 100%: se ci arrivo e gli altri con il loro 100% sono stati più bravi di me, lo accetto. Ecco perché arrivo a gareggiare senza troppa ansia, proprio perché l’obiettivo primario è giusto quello di dare il meglio che posso”.

Un sogno c’è
“Il sogno che ho nel cassetto è quello di riuscire ad arrivare performante alle Olimpiadi del 2026, in Italia. Tenendo conto, come ho detto, che la mia è una realtà cambiata, sono diventato papà, sono nuovi gli equilibri da ricercare, lui sta crescendo e non ci deve essere solo la mamma, certo che no. L’obiettivo dichiarato anche dal nostro nuovo tecnico (Markus Cramer) è quello di arrivare a una medaglia olimpica a squadre, staffetta o sprint a coppie e si vedrà dunque se ci sarò, se sarò “dentro”, certo che in ogni caso il mio impegno sarà massimo, magari giusto per aiutare i miei compagni di squadra”.

Dopo
“Da grande non so quel che farò, intanto cerco di tener duro, faccio l’atleta e quando sarà, li attaccherò al chiodo gli sci e mi lancerò nel mondo vero. Forse, chissà, un ruolo dirigenziale: faccio parte ora della commissione atleti sia del Coni che della Fisi e sono il vice presidente per parte degli atleti dell’Olimpiade Milano-Cortina ‘26. Un aspetto che mi piace, non escludo così l’idea di rimettermi a studiare e sarà insomma tutto da vedere. Con la priorità, comunque, d’essere un marito e un papà felice”.



Classe 1990, valdostano di Nus, atleta del G.S. Fiamme Oro, nel proprio palmares Federico Pellegrino ha le due medaglie d’argento olimpiche vinte nello sprint a Pyeongchang 2018 e Pechino 2022; a livello di Mondiali, ecco l’oro nello sprint a Lahti 2017, i tre argenti (sprint a squadre a Lahti 2017, sprint a Seefeld in Tirol 2019 e sprint a squadre a Planica 2023) e i due bronzi (sprint a squadre sia a Falun 2015 che a Seefeld in Tirol nel 2019). Vincitore della Coppa del Mondo di sprint nel 2016 e 2021, si è piazzato terzo nella Coppa del Mondo generale del 2023.