Da lontano: Lorenzo Paramatti (Fotbal Club U Craiova)

Scritto il 21/07/2023
da Pino Lazzaro


Classe 1995, dopo le giovanili con Inter e Bologna ha via via giocato con Robur Siena (C), Santarcangelo (C), Gubbio (C), Pro Piacenza (C), ancora Gubbio (C), Poli Timişoara (Liga II romena) e Rimini (C); da settembre 2020 è con il FC U Craiova con cui, subito alla sua prima stagione, è salito in Liga I.

 

“La prima volta in Romania, quando ho deciso di andare al Timişoara, è stato dopo Gubbio, lì non mi trovavo bene e ho deciso di rescindere. Un’esperienza all’estero comunque mi attirava, magari un modo per aprirmi altri mercati, peccato che poi lì la società è fallita, pure mi mancava un po’ l’Italia…”.



Bis
“La voglia di altre esperienze m’è rimasta, anche perché in Italia ste regole del minutaggio, dell’età eccetera ne condizionano proprio tanti di calciatori. Ero comunque a Rimini, poi il Covid, campionato bloccato, retrocessi per vari coefficienti quando col Fano eravamo pari in tutto, peccato perché avevo l’opzione del rinnovo in caso di salvezza e così, ancora Romania”.

Fotografia
“Qui adesso vivo solo, abbiamo appena ricominciato, inizia in luglio il campionato. Ogni tanto viene qui la mia ragazza e in Italia ci torno durante le soste della Nazionale, tre-quattro giorni. È una città universitaria Craiova, 300.000 abitanti, parecchi studenti stranieri ed è una bella città, certo che la forbice sociale con quello che sta fuori dal centro è davvero ampia. Vita che non è cara, almeno per quelle che sono le nostre abitudini: non hanno ancora l’euro, è il Leu la loro moneta”.

Settimana tipo
“Proprio uguale a quelle nostre in Italia, qui il doppio lo facciamo una volta la settimana e si va in ritiro, tutto uguale. In casa il giorno prima mentre per le trasferte non è che qui ci siano chissà che autostrade, sono così viaggi lunghi, anche 5-6 ore, si parte due giorni prima e si spezza il viaggio”.



Piazza ambiziosa
“Ci sono sì realtà belle e importanti, molto attrezzate, ma pure quelle che fanno fatica a pagare, ritardi su ritardi. Questo dove gioco è un club che ha un grande potenziale, un centro sportivo con cinque campi in erba e ne stanno allestendo uno sintetico, mai un problema economico e lo stadio è da 30.000 posti, siamo arrivati a 25.000 nel derby con l’Universitatea”.

Buon livello
“Un campionato questo in cui c’è tecnica e fisicità, un po’ meno tattica che da noi, con allenatori preparati che vengono da altre parti del mondo e che portano le loro conoscenze. Magari da noi è un campionato sottovalutato ma certo, siamo pur sempre in “Serie A”, dà più opportunità della nostra Serie C. Più difficile arrivare, che so, alla Liga spagnola o in Premier League, però vedi il portiere Popa che ora è andato al Torino, Man e Mihaila che giocano nel Parma, ce ne sono parecchi che giocano nelle loro Nazionali e puoi insomma confrontarti con giocatori buoni”.

Multilingue
“Nello spogliatoio ce ne sono parecchi di stranieri, sudamericani, francesi, belgi. Lo spagnolo lo so perché l’ho studiato a scuola, con l’inglese me la cavo e poi c’è il rumeno, che deriva dal latino e non mi è stato poi così difficile da imparare, mi faccio capire e capisco. Lì dentro penso d’essermi ritagliato un bel ruolo, un luogo che mi piace vivere e sono uno a cui piace che le cose vengano fatte sempre bene”.



Incidenti che incidono
“Chiaro, tutti all’inizio sognano la A e la Nazionale, come no, poi si sa che ne capitano tante di cose, alcune le scegli, altre no, non dipendono da te e penso a quando avevo 19 anni, dall’Inter al Bologna e giusto il primo giorno di allenamento, il primo, quel grave infortunio al ginocchio che con le successive conseguenze mi ha fatto star fermo un’intera stagione e il Bologna quell’anno dalla B è salito in A…”.

Riflettendo
“Sì, serve uscire dalla tua comfort zone, provare a giocarsela, però non è che sia tutto facile e scontato, quando ci sei te ne accorgi: la partita, il campo eccetera ma non c’è solo la domenica, ci sono tutti gli altri 364 giorni che ti aspettano. Sono qui da tre anni, in quello che è in effetti un Paese dell’Est, ce ne sono proprio tante di differenze con noi. “Purtroppo” ho ancora un altro anno di contratto, non è che vogliano proprio liberarmi, ma non mi dispiacerebbe andarmene. Soprattutto una questione di stimoli, ora come ora sono loro che contano, certamente più degli aspetti economici”.