Gli undici giocatori portati in campo dal neonato Bari, nell’anno 1928
La squadra “in ascensore”
Undici giovanotti che sembrano capitati lì per caso, con questo fare tra lo sciatto e il goliardico poco affine al professionismo sportivo. Eppure, il Bari come oggi lo conosciamo, appena sconfitto dal Cagliari al termine di una drammatica finale di play off per la Serie A, si presenta più o meno con questa foto, scattata in occasione del campionato nazionale 1928-1929. La società del capoluogo pugliese vi si iscrive a ridosso della fusione con cui, il 28 marzo 1928, due club cittadini, il Liberty e L’Ideale, danno vita all’Unione Sportiva Bari.
Al termine di quel campionato inaugurale, una tale somma di capitali e talenti non evita al Bari di retrocedere nella neonata Serie B, ma intanto una nuova stella è nata nel panorama del calcio nazionale, destinata a un intreccio di splendori ed eclissi che forse nessun’altra formazione italiana è stata finora in grado di emulare. Al punto che, tra i nomignoli affibbiati ai biancorossi, oltre a “Galletti”, ispirato all’animale simbolo della città, spicca quello di “squadra ascensore”, scelto per indicare un club in continua altalena tra le categorie professionistiche, pur avendo fino a oggi collezionato la bellezza di trenta stagioni giocate in Serie A.
Allenatore debuttante
Gli esordi della stagione 1928 – ‘29 sono movimentati, anche perché lo stadio casalingo, il “Campo degli Sports”, resta a lungo inagibile a causa di considerevoli lavori di ristrutturazione. Così i “Galletti”, affidati a un allenatore debuttante destinato a fare la storia del Grande Torino, l’ungherese Egri Erbstein, si adattano al più rudimentale formato del campo di San Lorenzo, dove comunque rifulgono le doti realizzative del bomber di casa Raffaele Costantino, i cui diciotto gol stagionali significano convocazione in Nazionale, e successiva cessione alla Roma.
Una foto… molte storie
Ma altre storie scorrono dietro i volti sorridenti di questa foto di squadra. Una è quella di Antonio Lella, detto Totò, all’epoca difensore affidabile e tecnico, sul cui futuro scommette più di qualcuno, non fosse per la lesione polmonare che si procura durante una partita contro il Fiume, con i postumi fatali da cui deriva la morte, avvenuta a Novara nel 1932. In modi diversi lasciano il segno un altro difensore, Giuseppe Ronca, decorato con medaglia d’oro dai tifosi baresi al momento del ritiro, il centrocampista Guglielmo Gajani con trascorsi in Milan e Inter, e infine il portiere Libero Lodolo, famoso per avere “certificato”, da estremo difensore dell’Udinese, il buco nella propria rete causato dal bomber del Vado Felice Levratto alla fine di una leggendaria finale di Coppa Italia.
Riguardando la foto alla luce di queste e altre storie, gli undici giocatori del Bari sembrano un po’ meno capitati lì per caso. Perché, forse, è un comune Destino che li chiama.