A suo tempo lui era già arrivato sulle pagine de il Calciatore, quello cartaceo; ora arriva a marcare la sua presenza pure sul nostro magazine online. Il motivo? I libri che è andato via via pubblicando: dapprima Vanessa Atalanta (il nome di una farfalla), poi Demoni sconfitti (entrambi con Robin Edizioni); ora eccolo qui online con Adesso lo saprai, 12 racconti – come recita il sottotitolo – tra le stelle… e la speranza. E dato che ci siamo, val la pena riportare un suo passaggio di allora, un qualcosa per l’appunto di suo, che qualcosa rivela: “Di arte sono sempre stato appassionato e la fortuna è stata che le scuole le ho fatte a Roma e dunque spesso s’andava a vedere dal vivo quel che si studiava e questo mi è servito per fissare ancor più le cose, per goderle ancora di più. Specialmente il Rinascimento, sono opere quelle che mi fanno star bene, non so come spiegarlo”.
Giovanni Paolo De Matteis, ancora una volta a suo tempo, tra Sambenedettese, Avezzano, Frosinone, Chieti (“per tre anni con Fabio Grosso come compagno”) e Latina, ne aveva messa assieme parecchia di Serie C e aveva avuto modo (per l’appunto su il Calciatore) di confidare che di rimpianti non ne aveva, che era stato uno “serio”, riconoscendosi come un calciatore generoso, altruista, uno che nello spogliatoio ci sapeva fare. Con di suo la laurea in Sociologia e il successivo Master in Economia e Diritto dello Sport, De Matteis ha continuato a stare dentro il mondo del calcio, da dirigente, quale team manager, con le esperienze di Ascoli e Napoli e proprio a quella partenopea è legata quella che ora sta sperimentando, inserito com’è nello staff di Francesco Calzona, attuale c.t. della Slovacchia.
Avanti, cominciamo intanto dal libro
“Fermo per due anni, di tempo ne ho avuto così molto e mi ha aiutato la natura, sì, il passeggiare, il mare… ho letto pure molta poesia, in particolare Emily Dickinson, quel suo riflettere sul senso della vita, il rapporto tra morte e immortalità. In tutto ci ho messo un anno e mezzo, come le altre volte ho subito scritto l’inizio e la fine, il resto un po’ alla volta”.
Quel titolo
“Beh, in italiano proprio corretto non sarebbe, però l’ho fatto intenzionalmente, di cose ne capitano tutti i giorni ed è in seguito che verrai a saperne il perché, tutto ha un senso”.
Ora la Slovacchia
“La base dello staff è qui in Italia, lì ci andiamo per le finestre internazionali del calendario (inserita nel gruppo J assieme a Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Liechtenstein, Lussemburgo e Portogallo, la Slovacchia è attualmente al secondo posto del gruppo grazie a tre vittorie e un pareggio; alla fase finale di Euro 2024 che si terrà in Germania dal 14 giugno al 14 luglio, si qualificheranno le prime due di ciascun gruppo, altre tre tramite playoff e la Germania come “padrona di casa”: in tutto 24 nazionali). La loro federazione cercava un allenatore ed è stato Hamsik, che di stima ne gode proprio parecchia anche dalle sue parti, a fare il nome di Calzona, storico secondo di Sarri”.
Staff “italiano”
“Calzona ha così messo assieme il proprio staff, con un preparatore atletico e un match analyst, cercando poi, specie per quel che riguarda le lingue, un altro appoggio e così eccomi qui, diciamo che sono il team manager dello staff tecnico, non quello della loro Nazionale”.
Spogliatoio e dintorni
“Lì dentro e pure sul campo si fa riferimento all’inglese, però spesso ci troviamo a poter usare pure l’italiano, sono parecchi i calciatori che giocano o hanno giocato da noi, a cominciare da Kucka, Škriniar, Lobotka, Vavro, Strelec, Gyömbér, Duda e altri ancora”.
Loro, sempre gli stessi?
“Diciamo che sì, i calciatori in fondo sono sempre gli stessi, slovacchi compresi, certo che con l’avvento dei social la tendenza è quella d’essere più concentrati su sé stessi, quella che è la loro immagine, col rischio insomma di essere più “egoisti”: poco da fare, più si cresce, più ci si orienta a diventare… un’azienda”.
Come vedi l’Italia da laggiù?
“Si capisce che sta facendo sforzi per tornare quello che prima è sempre stata, anche se in generale vedo ancora una tendenza rivolta in primis al proprio recinto, non tanto a una generale socialità. Non posso non pensare agli stadi e ai centri sportivi che ho modo di vedere in giro per l’Europa, strutture che noi ci sogniamo, che ritardo che abbiamo. Strutture a cui dovremo per forza pensare, anche per tornare ad avere giovani campioni, come un tempo, senza dover ricorrere – come ora si fa – alla strada dei doppi passaporti”.
Giovanni Paolo De Matteis
ADESSO LO SAPRAI
12 racconti tra le stelle… e la speranza
Edizioni Sanpino
In quarta di copertina
“Prima di andartene me la prometti una cosa?”
“Cosa?”
“Giurami che entrando in una chiesa sbircerai le immagini nascoste negli angoli, in alto, dove nessuno guarda mai”
“Le dirò una cosa che non ho mai detto a nessuno, perché nessuno mi avrebbe creduto”
“Cosa?”
“Da sempre nella mia vita, nei momenti di sconforto, di dubbio o di profonda solitudine, vengo soccorso da una margherita gialla che spunta tutta sola, dal niente, in posti impossibili per un fiore, dove nessuno guarda mai”
“È quello il tuo Dio?”
“Tra pochi giorni è di nuovo domenica per tutti”