Biblioteca AIC
Non ho mai avuto un’alternativa, io.
E non lo dico per ipocrisia o per qualsiasi altro, futile motivo: lo affermo perché è la pura verità. O il calcio, o il calcio. Sarei potuto diventare un operaio, un meccanico, ma la mia strada era un’altra. Spesso la gente si trova a un bivio: destra o sinistra. E prova un senso di smarrimento. Resta ferma lì a pensare, a studiare un futuro mentre il presente sta già sfuggendo via di mano. Prendere decisioni non è mai facile, ne sono consapevole. È per questo che mi reputo molto fortunato.
Ecco Gianluca
“Il libro è nato grazie a Calabrese, lui mi aveva intervistato per un sito bolognese ed è stato così lui che poi mi ha proposto che si poteva mettere assieme un libro. Ci ho pensato un po’ su e poi ho detto sì, facciamolo, con l’intenzione da parte mia, com’è stato, di non limitarmi esclusivamente al calcio”.
Al “lavoro”
“Un paio di volte la settimana, in tutto una trentina di incontri. Io a raccontare (per fortuna ne ho molta di memoria), lui a registrare. A volte capitava magari che qualcosa l’avessi dimenticata e gli mandavo così dei messaggi, anche dei vocali e lui inseriva: è stato un bel viaggio”.
Copertina e titolo
“La foto che c’è in copertina l’abbiamo decisa insieme, credo ci stia proprio: io come sono adesso, in borghese, lì con i guanti da portiere. Di titoli ne abbiamo esaminati diversi, anche l’editore a proporne, finché siamo arrivati a “Volare libero””.
Tante presentazioni
“Ne ho fatte una quarantina, sia a Genova che a Milano e Bologna ma non solo. Di anni ne sono ormai passati tanti da quando ho smesso, eppure mi ha colpito il fatto che dappertutto di persone ce ne siano state sempre tante, è stato bello”.
Tennis e basket
“No, basta calcio, ora gioco a tennis e a basket, cerco di non stare mai fermo e così farò sinché il fisico regge. In fondo non ho mai smesso di allenarmi, anche perché è un qualcosa che tuttora mi dà gioia”.
Sfogliando
(pag. 15) Era una persona unica (la madre). È mancata cinque anni fa, ogni settimana la vado a trovare. Resta sempre con me, è in ogni odore e in ogni sensazione…
(pag. 40) Lo spogliatoio mi accolse bene (alla Sampdoria). Mi prendevano in giro perché loro arrivavano agli allenamenti con auto di lusso, mentre io avevo il Pandino…
(pag. 63) Lo spettacolo sulle tribune era assurdo (19 maggio 1991, Sampdoria-Lecce, lo scudetto diventa “ufficiale”), mi veniva da piangere: restai così scioccato che dalla bocca mi cadde la gomma che stavo masticando…
(pag. 86) C’eravamo tutti, non poteva mancare qualcuno (al funerale del presidente Paolo Mantovani). Era presente anche il Genoa e tutta la società, al completo. Fu un funerale pesante da vivere, ci fu anche una sfilata infinita tra le vie di Genova. Un giorno devastante…
(pag. 87) Fu durissima ricominciare, avevo perso la prima persona che ha creduto in me (sempre il presidente Mantovani). Diceva che ero l’assicurazione per il suo cuore, purtroppo se n’è andato non per il cuore…
(pag. 106) … impazzivo per queste trasferte: ammiravo stadi nuovi e culture diverse. Le partite europee avevano un sapore speciale, quando giocavo in Coppa ero felice…
(pag. 167) Ho perso una finale del Mondiale, una di Coppa dei Campioni e una di Coppa Uefa, ma la sconfitta nello spareggio per non retrocedere contro il Parma (col Bologna) è stata la delusione più grande della mia carriera. Ho un dolore fisico quando ci penso…
(pag. 180) È stata dura abbandonare il calcio ma sono stato bravo perché mi sono preparato in anticipo: quando arrivi a una certa età sai che prima o poi la lancetta si fermerà…
(pag. 226) … tante volte ci penso ancora prima di addormentarmi; penso a quei maledetti rigori, mi immagino di pararne uno e vincere i Mondiali (1994, finale col Brasile)…
(pag. 233) Se avessi fatto l’allenatore avrei sbagliato, perché non avrei avuto quella fame che avevo da calciatore. Da calciatore avevo fame, sì, perché non avevo un soldo…
(pag. 235) Potessi tornare indietro sarei più disponibile con i miei compagni, soprattutto con chi stava per cominciare la carriera. Sono sempre stato uno che si faceva i fatti suoi, forse troppo: tornassi indietro sarei più aperto, più disponibile e comprensivo…
Gianluca Pagliuca con Federico Calabrese
VOLARE LIBERO
Prefazione di Roberto Mancini
Minerva